I suoi occhi erano pieni di furia e fece un passo indietro, "Non voglio a-avere niente a che fare c-con te," mormorò.

Serrai la mascella e assottigliai lo sguardo avvicinandomi a lei. "So che non è quello che vuoi davvero."

"Invece si."

"No, invece no." Scossi la testa e feci un ulteriore passo in avanti. "Perché nonostante provi a starmi lontano, troviamo sempre un modo per ritrovarci. Ovviamente." Ci indicai. "E la cosa mi porta a chiederti che cazzo ci fai nei dormitori dei ragazzi?"

"Non è nulla che ti ri-riguardi," sussurrò, imponendosi di non guardarmi.

"Invece sì. Perché quando la ragazza, che è terrificata dal stare in mezzo alla gente, e il suo peggiore incubo è stare da sola con un ragazzo, è in un fottuto dormitorio per ragazzi, diventa un mio problema," ringhiai. Per qualche ragione, mi stavo incazzando sempre di più pensando a dove ci trovavamo. Se era lì per vedere un altro ragazzo, l'avrei trovato e gli avrei presentato il mio pugno.

"Beh è stra-strano perché ri-ricordo che tu abbia detto qualcosa lunedì che ri-riguardasse il fatto che non te ne fregasse nulla di me," rispose arrabbiata e io serrai gli occhi chiudendo le mani in due pugni.

Presi un respiro profondo, cercando di non mettermi ad urlarle in faccia. "Ti ho già detto che non era ciò che intendevo." Buttai fuori e cercai di stare calmo.

"Non mi interessa," Scrollò le spalle, con la voce che le si incrinò alla fine della frase, mostrando che in realtà le interessasse eccome. "Comunque, devo a-andare."

"Dove? Perché sei qui?" La risposta avrebbe determinato se avessi dovuto rompere la faccia a qualcuno oppure no. Incrociai le braccia aspettando che parlasse.

"Io ..." Spostò lo sguardo dal pavimento, al muro per poi posarlo sul soffitto. "Uno dei miei compagni di corso che vive qui ha dei m-miei a-appunti. Devo riprendermeli per un progetto p-per lunedì," disse debolmente sollevando poi la testa per mantenere il mio sguardo.

Osservai i suoi occhi e vidi come avesse paura della mia risposta. Il suo labbro inferiore tremanava leggermente, le sue sopracciglia si muovevano quasi in modo impercettibile. Il suo corpo mi stava mostrando tutte le prove possibili. "Mi stai mentendo."

"No, non è vero." Rispose senza espressione in volto, io scossi la testa. Se voleva giocare, l'avrei lasciata fare. Avrei ottenuto le mie risposte dopo.

"Bene. Puoi non dirmelo, ma voglio parlarti più tardi."

"No grazie." Si voltò con l'intento di andarsene, facendomi spalancare gli occhi. Col cazzo.

"Che cazzo ti ho detto riguardo a non andartene quando ti parlo?" la avvisai con tono roco e lei si voltò verso di me.

"Non so, probabilmente me ne stavo andando mentre lo dicevi," rispose a tono e si voltò, riprendendo a camminare lungo il corridoio.

La mia mascella toccò terra mentre il mio sguardo era puntato su di lei.

Aveva appena ... aveva preso e se ne era andata.

Digrignai i denti e serrai le mani in due pugni, con le unghie che scavavano i miei palmi. Il mio petto si alzò mentre cercavo di inspirare più aria possibile, che però sembrava non raggiungere i miei polmoni.

Si era allontanata da me. Di nuovo.

Avrei dovuto rincorrerla e fermarla, ma la mia rabbia stava aumentando a dismisura quindi non sarebbe stato furbo da parte mia se avessi fatto altro, così mi voltai e mi avvicinai all'ascensore.

Mend the Broken [Italian Translation]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin