I • Sorgere (4 di 4)

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«È bellissima

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«È bellissima...» disse Betelgeuse. «Come si chiamerà?»

«Celeno,» rispose la sovrana.

Betty le sorrise. «Guardate piccoline! Lui è il vostro nuovo fratellino Celeno!»

«Congratulazioni madama,» disse Sirio austero come sempre, ma con un sorriso. Luna assaporò quelle parole con un cenno del capo. Il suono dell'aria che si fendeva annunciò l'arrivo delle altre stelle del cielo che, veloci come saette, si schieravano ordinate lungo il confine.

«Capitano, in attesa di ordini,» disse Polaris a breve distanza. «Oh! Ehm... Congratulazioni madama! Felicitazioni tantissime!» aggiunse vedendo la piccola creatura tra le mani della sovrana.

Lei sorrise fiera. «Grazie, Polaris.»

«Avanti, non cincischiare! In formazione!» lo riprese Sirio. L'imbarazzato Polaris scattò sull'attenti e dopo un rigido inchino, scappò via al suo posto tra le fila.

«Non essere così duro con lui!» lo riprese Betty.

«Gli insegno solo a far bene il suo lavoro! Quel ragazzo ha già quasi le carte in regola per prendere il mio posto, devo metterlo alla prova!» si giustificò lui. Poi sguainò la spada e la puntò verso il confine di vetro davanti a loro.

«Tu sei maniacale, che è ben diverso... Tieni a mente al secondo quando scattano i cicli...» gli rispose Betty.

Sirio, che sottovoce stava già facendo il suo conto alla rovescia, si fermò squadrando indispettito la stella nutrice. Luna rise segretamente alla scena.

In cielo vibrò sonoro un profondo rintocco. Mentre il confine davanti a loro si allontanava, svelando le profondità nere della nuova notte, Luna pensò che proprio come il ciclo ormai concluso era stato un vero successo, anche il nuovo ciclo sarebbe cominciato nel più perfetto e splendente dei modi. Sussurrò alla neonata stella, «Guarda, Celeno! Sta iniziando una nuova notte! Volerai per la prima volta guardando il regno che sorge!»

Le stelle schierate iniziarono a prendere posizione in una cascata di scie di luce, e il trono della sovrana iniziò a muoversi. Luna si voltò sorridendo a Sirio e Betty, e poi alzò alto il delicato braccio che sorreggeva la neonata stella. Quella sbatté incerta le ali fino a rimanere sospesa sopra il suo palmo in maniera stabile. Luna la guardò divertirsi nell'aria per un attimo prima che schizzasse via a fare conoscenza con il resto del cielo, portando con la sua presenza la buona nuova di quel nuovo e perfetto inizio.

Lo sguardo di Luna tornò su Betty e Sirio e i loro volti gioiosi, ma le loro espressioni mutarono in un istante in inspiegabile orrore. Prima che Luna potesse chiedere loro cosa stesse rovinando quel momento, la sua attenzione fu attratta da una luce diversa da quella calda e gialla delle stelle, una luce argentea sopra di lei. Alzando lo sguardo si accorse che il suo braccio brillava di una luce di perla. Spaventata, lo avvicinò al volto, osservandosi la mano, e si rese conto che non era lei a brillare, bensì stava riflettendo la luce di qualcos'altro. Ma chi poteva avere quel potere su di lei senza il suo permesso? Di chi era quel caldo tepore che sentiva così estraneo? Lenta si voltò e...

Dimenticò ogni cosa.

Su in alto, nel regno del giorno che a poco a poco veniva sostituito dalla notte, un corpo di luce sfavillante sfrecciava rapido.

Incapaci di distogliersi, gli occhi di lei si riempirono di quella luce, di quella calda e forte figura, del suo corpo giallo e atletico che brillava emanando una luce calda, dei suoi grandi occhi d'ambra che la guardavano, forti e focosi sotto quella corona di cristalli splendidi e luminosi... di quel viso dall'espressione meravigliata e persa, quanto doveva essere la sua in quel momento...

Si arrese a quel caldo abbraccio di luce. Era come se quella figura che cadeva lontana e sempre più piccola fosse lì a un passo da lei, a carezzarla.

Mentre il cielo del giorno si tingeva di rosso sentì un tepore entrarle dagli occhi, lo sentì prendersi uno spazio dentro di sé. Se con la forza o con il suo consenso non avrebbe saputo dirlo, ma ne ebbe paura.

Vide il proprio corpo e il proprio trono d'argento brillare forte per la prima volta in tutti quei millenni... Se non poté o non volle impedirsi di risplendere non avrebbe saputo dirlo, ma ne ebbe paura.

La sua strada battuta, liscia e da sempre perfetta fu per la prima volta scardinata in favore di un luogo dove non c'era sentiero, né direzione... Se ci fu trascinata o ci andò volontariamente non avrebbe saputo dirlo, ma sentì di averne una paura folle.

Poi la calda e forte figura di lui fu lontana e alta fino a scomparire, tramontando dietro la maestosa Terra, e non rimase che lei. Sola. Nella prima notte che nacque illuminata di latte e perla.

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La canzone che ho scelto per questo capitolo è:
We Bought a Zoo di Jónsi


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