Rabbrividii e il Demone davanti a me presagì immediatamente che nessuno là fosse dalla sua parte, così nemmeno uno dei suoi fratelli più vicini. Se aveva sperato che fossi venuta in suo soccorso si era sbagliato. La mia mente e il mio corpo erano ancora miei.

In un agghiacciante urlo rabbioso, il Demone si scatenò davanti a noi. Perse totalmente il controllo e le mie ultime speranze, quelle di trovare la parte di Korey ancora viva e riportarlo alla luce, sparirono definitivamente e assunse le sue vere sembianze: non era più legato al maleficio che lo collegava alla sua vecchia arma, tanto meno al corpo del soldato che aveva acquisito. Era un nuovo essere a sé.

I suoi occhi si infuocarono e i bulbi bianchi diventarono rossi, le vene si ingrossarono e le gengive si svuotarono dei denti, saltati via come inutili molle. Al loro posto fuoriuscirono dei nuovi denti, lunghi, duri e affilati come tanti canini. Non avevano spaziature, bensì erano un unico elemento cresciuto direttamente dal prolungamento della mascella. Un fitto pelo arancio gli ricoprì l'intero corpo mentre la divisa si strappò del tutto, il pene saltellò tra le sue gambe come il pendolo di un vecchio orologio. Le sue dita si allungarono, così come le falangi, più sottili. Il braccio destro mozzato si rigenerò, ricoperto da uno strato viscido di muco bianco.

Aveva assunto la sua vera forma.

Partì all'attacco. Senza un Demone non avrei mai avuto i riflessi necessari per vederlo arrivare, tuttavia avvertii le mani di mio fratello agguantarmi forte le spalle e quasi persi la falce. Piantai i piedi a terra e, invece di saltare in avanti come credeva Andy, mi diedi la spinta all'indietro e, per il poco preavviso, riuscii a tirarlo indietro con me e scivolammo illesi dal colpo.

Lanciai il braccio che avevo tagliato verso la creatura, provando a rallentarla, ma quella senza porsi il minimo problema l'afferrò con i denti e lo squarciò in due. Fu intercettata da delle pallottole e da alcune frecce.

Andy mi acchiappò per la collottola della divisa prima che potessi sfuggire via.

«Direi che non l'ha presa bene essere rifiutato» borbottai.

«Ma che cazzo fai?» sputò Andy.

Il Demone ci attaccò, così alzai l'arma per difendermi, ma a mio fratello venne la stessa idea e le due lame si incrociarono, urtandosi l'una all'altra e fermandosi a mezz'aria. Il colpo venne da sinistra e mi colpì sulla spalla, esattamente all'attaccatura dell'osso. Provai un fortissimo dolore, dopodiché ero a terra ancor prima di riuscire a formulare un pensiero finito.

Andy era accanto a me, aveva il labbro spaccato a metà, ma non vacillò. Mi rialzai un secondo dopo, mettendomi in mezzo al Demone. Evitai un suo colpo alla vola vacillando all'indietro e, nei suoi attimi di ripresa, gli storsi il polso e gli conficcai le sue stesse unghie nello stomaco, entrando fino alle nocche.

Non urlò, non mise nemmeno un vagito debole, si ricompose e usando una zampa posteriore mi bloccò e mi scaraventò a terra usando tutta la sua forza.

Gli uomini combattevano in maniera diversa le donne, avevo praticato vari corsi e in tutti riscontravo questo persistente dettaglio. Molti di loro attaccavano alle spalle e per via della diversità di mole in pochi secondi la gran parte degli scontri finiva con la vincita dell'uomo, perciò in quei casi era utile sapere dove e come attaccare.

Allacciai le gambe al suo braccio e sferrai un colpo al braccio, sul gomito, riuscendo a liberarmi. Poi mi capovolsi, piantai le mani a terra e gli diedi un calcio sotto il mento. Un pezzo di lingua gli saltò via, però riuscì a fermarmi e alzarmi senza peso, appendendomi come un pesce.

«Penny!» urlò Andy.

«È la tua femmina?» domandò il Demone.

Alzai la lama per colpirlo, ma la bloccò facilmente per via della mia scarsa visibilità. Mi fece saltare in aria e mi ghermì saldamente. Avevo un'enorme zampa sulla faccia e cinque artigli quasi dentro la nuca.

«Dovevi dare retta a me, fratello.»

Mi gettò via come si butta la spazzatura fuori di casa, con noncuranza. Rimasi a terra, e non perché svenni o avevo troppa paura di rialzarmi, ma solo perché il mio corpo in generale non mi diede libertà di movimento. Ero ancorata al suolo, sveglia e di conto mio lucida, sentivo i forti rumori dello scontro ripreso e non capii cosa ci fosse di sbagliato.

Louis mi guardò allarmato, ma non poté avvicinarsi a me. Avrebbe dato le spalle al nemico.

Se non avessi stretto un Patto di fortuna poco prima mi sarei rotta facilmente delle ossa con quella rovinosa caduta. Mi faceva male da morire la testa. Me la toccai. Sanguinavo.

«Te l'ho detto» ringhiò il mio Demone con uno sbuffo, materializzandosi accanto a me. Mi toccò una spalla per assicurarsi fossi veramente viva. «Non tocco sangue umano da anni, sono debole e di certo non posso affrontare un mostro del genere. Non contare su di me, il nostro Patto non è nemmeno completo. Se vuoi così tanto morire, suicidati.»

Lo guardai storto. «Sei l'unico che lo può affrontare. Sei solo pigro. Le vostre forze si equivarrebbero se usassi la tua energia» obiettai, cercando di rialzarmi.

Non mi aiutò, volendo vedere quanto riuscissi a muovermi per tenacia. Una fitta mi pervase la giuntura degli arti principali, specialmente i gomiti e le ginocchia, come se qualcuno vi avesse legato un laccio emostatico troppo stretto.

«Saresti morta se non fosse stato per me» intervenì acerbo. «E non hai saputo tenere salda l'arma nella tua mano. Io non ho mai visto quel Demone, tanto meno riserbo un comportamento più gentile verso i tuoi compagni. Non mi interessa del tuo generale, del tuo amico o di tuo fratello, sei tu la mia Dominatrice e proteggerò solo te.»

Louis era entrato in prima linea, mio fratello non si era ancora ripreso del tutto dall'ultimo attacco e, benché dentro di me stessi piangendo e urlando, fuori non uscì nulla. Ero stranamente confusa. Andy era a terra, lo avevano tirato via dal pericolo imminente, ma lo avevo messo in grave pericolo.

«Se lasciamo tutti, Korey li ucciderà. Devo fermarlo.»

Lui mi scoccò un'occhiata lesta, ma non si avvicinò a me. Nessun altro notò la sua presenza. La falce non c'era. L'avevo persa davvero quanto ero piombata a terra.

«Tu non devi un bel niente a queste persone» corresse. «Scappa, o qui moriremo entrambi. Non sono uscito solo per eseguire i tuoi ordini. Non voglio combattere, non conosco queste persone. Preferisco starne fuori; tu non sei forte, qualcuno interverrà al posto tuo, non darti pene» soffiò e mi pare aggiunse qualcos'altro che non riuscii a capire affatto. I suoi occhi neri e d'oro stavano guardando con tedio assente la scena d'azione e non vidi nessun sentimento in essi: né preoccupazione né odio né stupore.

Era la prima volta che vedeva il mondo esterno, o così mi aveva detto, eppure non si guardò nemmeno per un momento intorno. Non si fece prendere da nessuna emozione e non cercò di possedermi per aiutare un suo fratello, anzi, lo aveva ignorato.

Avevo conosciuto centinaia di Demoni, ma lui, fra i tanti, era il più odioso. Avrei fatto bene ad informarmi meglio nell'archivio generale i Demoni neri presenti nel Settore F e cercarne un altro più collaborativo. Di sicuro se fosse stato umano sarebbe rientrato nella lista nera dei miei sorvegliati.

«Dicono tutti così» sputai con odio e fu quasi sentire Drogo. «Tutti scaricano le responsabilità sugli altri per non sporcarsi le mani, perché dicono che è più sicuro, che loro non riuscirebbero a farcela. Tutti aspettano questo famoso «qualcuno» che venga in loro soccorso, ma è grazie a quella singola persona che il mondo gira ancora e io adesso voglio diventarla» dissi ferma.

Lui roteò gli occhi. «Cosa vuoi ottenere con questo? Morire?»

Andy era diventato per me quel «qualcuno»: mi aveva salvata dalla strada, mi aveva dato un nome, una vita e un nuovo futuro tutto per me. Per nulla al mondo gli avrei voltato le spalle. Era giunto il mio turno per saldare il debito.

«Scappa da solo, allora» feci di netto e lui schiuse la bocca. «Vedrò di farcela anche da sola. Io non abbandono la mia famiglia. Ho fatto uno sbaglio a fidarmi di te.»

RyokkuOnde histórias criam vida. Descubra agora