13.

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Il viaggio fino ad Aulide, per Achille, passò in un attimo.
Durante il giorno non aveva incarichi particolari: aiutava, sempre se ne aveva voglia, nell'organizzazione della barca, faceva il bagno a mare, si riposava sul ponte.
Le notti le passava con il suo Patroclo. Notti molto intense, che lo lasciavano puntualmente stanco e dolorante, ma soddisfatto.

Il Pelide si stiracchiò, sentendo i muscoli intorpiditi.
Quello era il giorno in cui sarebbero arrivati ad Aulide.
Si alzò controvoglia, notando che Patroclo non era accanto a lui.
Sul ponte c'era grande movimento.
Avanzando a fatica fra l'equipaggio che correva a destra e a manca preparandosi ad attraccare al porto, raggiunse la prua, e si guardò attorno.
Sulla terraferma c'era un drappello di uomini che immaginò stesse aspettando loro.
Tra di essi Achille distinse un uomo dai capelli rossicci, che identificò come Agamennone, e Nestore, che riconobbe solo perché anni prima era venuto a Ftia.

"Dormito bene?"
Achille si girò di scatto.
Ermogene gli sorrideva, sornione. Il ragazzo però, oramai, sapeva bene che in quei casi doveva rispondere a tono.
"E chi ha dormito?" replicò. "Tu, piuttosto: chi hai stuprato questa notte?"
"Oh, giusto un rematore" rispose lui, noncurante. "Però non c'è stata alcuna violenza: le sue urla parlavano chiaro quando ho..."
"Achille! Ermogene! Che coincidenza!"
Odisseo si unì a loro. "Achille, vedo che indossi di nuovo la mia tunica!" esclamò, con finto entusiasmo.
Il ragazzo abbassò lo sguardo sulla sua veste.
Dannazione, pensò. Nel buio queste cose sembrano tutte uguali.
"Già! La trovo veramente comoda" ribattè, mantenendo un'espressione neutra.
"Ne sono lieto" replicò ancora il re di Itaca. "Cerca però di non sporcarla di... non so... cibo... e sai, c'è una certa sostanza prodotta dal nostro corpo che macchia particolarmente, com'è che si chiama? Mmh, fammi pensare... oh, certo! Sp..."
"Buongiorno a tutti!"
I tre si voltarono all'unisono.
Patroclo sorrideva, a disagio. "Volete un po' di pane e formaggio?"
Odisseo lanciò un'ultima occhiataccia ad Achille. "No, grazie, mio caro Patroclo. Io devo andare"
Achille guardò l'uomo allontanarsi, rilassandosi.
Era da quando erano partiti che non perdeva occasione di lanciargli frecciatine di ogni tipo, ed era successo più di una volta che il ragazzo si fosse girato e lo avesse sorpreso a guardarlo male.

"Tutto bene?" gli chiese Patroclo, mettendogli un braccio attorno alla vita.
"Sì, certo" rispose. "Anche se credo che prima o poi finirò per buttare in mare Ermogene ed Odisseo"
"Non è molto carino da parte tua dirlo" protestò imbronciato Ermogene, che aveva assistito in silenzio a tutta la scena.
"Non è molto carino da parte tua immischiarti nella mia vita! In particolare, nella mia vita sessuale!" sbottò Achille.
Si pentì subito di ciò che aveva detto. Sul viso dell'uomo si formò un ghigno.
"E così il discepolo si ribella al maestro" ridacchiò. "Ben fatto. E tu, Patroclo: continua così. Hai colpito nel segno... letteralmente"
Ermogene si allontanò ondeggiando. Achille nascose il volto nella tunica di Patroclo, anzi, nella sua tunica.
Il compagno gli diede delle lievi pacche sulla spalla.

Arrivò poco dopo il momento di sbarcare.
Con cautela, Achille scese attraverso il sottile ponticello di legno, e si trovò faccia a faccia con due uomini: uno era quello con i capelli rossicci, e l'altro era più basso e tarchiato, bruno.
"Nobile Achille, principe di Ftia" esordì quest'ultimo. "Io sono Agamennone, re degli Achei. E questo", l'uomo indicò l'individuo alla sua destra, "È mio fratello Menelao"
Il ragazzo ne fu sopreso. E così quel tipo così insignificante, che addirittura si era confuso tra la folla, era Agamennone?
Intanto, intorno a loro si era creato un silenzio teso.
Il Pelide si guardò intorno, perplesso. Qual era il problema?
Notò che Agamennone lo guardava, infuriato.
Forse quelle persone si aspettavano che lui facesse un inchino, o qualcosa del genere?

"Agamennone, mio re" intervenne Odisseo, affabile. "Il principe Achille, dopo un lungo viaggio, è molto stanco. Ti prego di perdonarlo"
Perdonarmi per cosa?!, si chiese Achille, esasperato, ma stette in silenzio.
Agamennone strinse gli occhi.
"Certo, è comprensibile. Rimanderemo le presentazioni a stasera" acconsentì.
Il ragazzo fu scortato fino al palazzo reale, e non fece neanche in tempo a guardarsi attorno che venne catapultato in una stanza assieme ad Odisseo.
"Ma cosa ti salta in mente, ragazzo? Eh?" lo aggredì subito l'uomo.
"Ma cosa ho fatto di male?!" urlò Achille.
"Quello è il pezzo più grosso, qui! Non puoi inimicartelo!"
"Non me ne frega niente! Non mi inchinerò di certo!"
"Oh, invece lo farai, per amore della concordia!"
"Vedremo!"
Odisseo lo afferrò saldamente per le spalle e avvicinò il volto al suo.
"Non capisci che sono le lotte intestine ad indebolire un esercito? Non capisci che potresti compromettere l'intera guerra con questo tuo capriccio?"
Achille stette in silenzio, corrucciato.

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