XX Capitolo

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Spazio autrice:



Mi dispiace per questo immenso ritardo, ma sono pienissima d'esami da qui a Luglio e quindi trovare il tempo per scrivere è davvero impossibile! Ne ho avuti 2 in una settimana e ho detto tutto e me ne mancano ancora altri! Perdonatemi per questi periodi incostanti.



Amo tutti voi che, nonostante tutto,continuate a seguire la storia e mi dite che aspettereste tanto per un capitolo! Mi rendete così fiera di voi *-*


Vi amo, a presto, Noemi :*







*Christopher's Pov*



Central Hospital.






Mi ritrovai, la sera dopo, alla solita panchina e al solito posto. Terminato il lavoro, non me la sentivo di andare da nessun altra parte e volevo dare un'altra opportunità a Nathan. Con James non ero riuscito proprio a cavare un ragno dal buco. Dopo quel fatidico "non lo so", lui mi aveva guardato, poi aveva abbassato lo sguardo e si era chiuso in bagno per farsi una doccia. Io mi ero rivestito ed ero andato via.

La mia vita, in quel periodo, era un casino totale. L'attimo prima credevo di star facendo la scelta giusta e di provare una determinata sensazione. L'attimo dopo no, tutto l'inverso. Mentre facevo sesso con James pensavo che fosse amore. Dopo averlo fatto non riuscivo a chiamarlo in altri modi se non "sesso" perchè lo paragonavo a quello con Eddie e non riuscivo totalmente a dargli lo stesso peso. In alcune cose, uno dei due, vinceva mentre l'altro perdeva. Poi credevo fosse la mia droga, ma quando la bolla era scoppiata mi sentivo in colpa, sbagliato. Anzi, sentivo di aver sbagliato ma nei confronti di James. Non avrei dovuto avere dubbi. Non avrei dovuto usare lui per cancellare un po' di schifo dalla mia vita, perchè lui era lì, con le braccia aperte ad aspettarmi sempre e io non potevo pensarmela e presentarmi lì solo perchè Eddie mi aveva trattato di merda. Perchè, avevo riflettuto su quella panchina, se non avessi litigato e rotto con Eddie -rotto si fa per dire - non sarei mai andato da James e questo mi fece capire che quindi sentivo che fosse solo un "chiodo schiaccia chiodo" e non una droga.

Sospirai ancora quella sera e mi passai, frustrato, le mani sul viso. Per un pugno di volte ripetei "cazzo, cazzo, cazzo" solo per un preciso sfogo personale.

- Prova a ripeterlo qualche altra volta, che funziona - sobbalzai a quella voce strascicata ma familiare. Mi alzai in piedi come se mi avessero punto e mi voltai verso Nathan. Il sorriso che mi aveva deformato bellamente il viso, però, impiegò pochi secondi a scomparire.

Nathan, apparentemente ubriaco marcio, zoppicava malamente col piede destro e teneva tra le mani una bottiglia di Vodka vuota. Barcollava e strizzava gli occhi, mentre non riusciva a camminare lungo una linea dritta ma quasi inciampava prima di rialzarsi.

- Che cazzo ti è successo? - lo zigomo malandato lo notai solo quando fu vicino a me. Respirava rapidamente, come se fosse venuto correndo e la bottiglia gli scivolò dalle mani mentre sussurrò un lieve - Ops -

- Perchè zoppichi? Sei caduto? - chiesi ancora, ma Nathan mi ignorava, strizzando gli occhi, cercando di rimanere fermo e passandosi la mano sul viso contratto in una smorfia di dolore.

- I-ieri... I-io... - scosse il capo, infelice di non aver espresso una frase sensata. Nel compiere quel movimento frenetico, però, perse l'equilibrio e mi cadde tra le braccia.

- Santo cielo, Nathan! - arrancai fino a farlo sedere sulla panchina e lui nel frattempo voltava gli occhi verso l'alto, facendomi vedere soltanto la sclera e spaventandomi a morte.

- Hai bevuto troppo? Rispondimi o non riesco ad aiutarti! Stai male perchè hai bevuto troppo o altro? -

I suoi respiri frequenti mi fecero istintivamente allungare una mano sul suo viso accaldato. Bolliva. Avrei potuto cucinare sul suo viso.

- Hai la febbre, credo - sussurrai.

- M-mi sento m-malissimo - riuscì a biascicare, portandosi una mano alla gamba e l'altra allo stomaco. Cercò di chiudersi a riccio, su un piccolo quadrato di sedile ma subito andai a controllare perchè si tenesse tanto la gamba. Il jeans chiaro aveva una macchia più scura all'altezza del polpaccio.

- Ti sei ferito qui? - indicai la zona ma la sua mente era chissà dove. Ciondolava il capo come se stesse per svenire da un momento all'altro.

- Nathan devi rimanere con me. Cerca di rimanere con me! - tirai fuori il cellulare dalla tasca e composi il numero di Harry. Una manata mi fece quasi perdere dalle mani il cellulare. Lo riafferrai al volo, fissando interrogativo il volto del ragazzo davanti a me. Aveva gli occhi socchiusi e tremava visibilmente.

- Non H-Harry... non loro, ti p-prego -

Mi chiesi mille volte nella testa chi fosse giusto chiamare e provai prima con Cloris che solitamente aveva sempre casa libera ma non rispose. Nel frattempo costatai che nel polpaccio, Nathan aveva una ferita non indifferente e sicuramente infetta. Sembrava non curata. Forse, a mala pena, era stata sciacquata solo con acqua.

Inghiottii un groppo amaro e composi il numero di James. Non avrei voluto chiamarlo, ma studiava Medicina, qualcosa doveva pur saperla!

Inoltrai la chiamata e un movimento brusco mi fece notare che Nathan era appena collassato sulla panchina.

- Cazzo! Nathan! Ehi! Rispondimi ti prego, ti prego! - lo schiaffeggiai sulle guance e il rombo del motore di un'auto mi fece voltare verso la strada.

- Christopher? - spalancai gli occhi di fronte alla presenza di Eddie.

- Chris? - James rispose alla chiamata proprio in quel momento e feci l'unica cosa che mi passò per la testa.

- Eddie, ho bisogno di te! - urlai, staccando la chiamata al ragazzo e ponendo il cellulare in tasca. Eddie mi raggiunse correndo e scrutò il corpo di Nathan.

- Chiamo un'ambulanza -

- No! E' evaso dal rifugio, non può farlo, nessuno lo sa, lo metterà nei casini! -

- E' grave, Chris. Quella ferita alla gamba è troppo sporca -

- Potresti occupartene tu, no? Quando facevi il militare ci pensavate voi a queste cose in guerra. Ti prego! - notando il mio effettivo panico, non ci mise più di cinque secondi a prendere in braccio il corpo di Nathan e riporlo nei sedili posteriori della sua auto. Salii dietro anche io, per monitorare meglio il biondo e cercare di svegliarlo ed Eddie guidò dritto fino a casa sua.

- Se le cose non dovessero mettersi bene, lo porterò in ospedale con o senza il tuo consenso -

Annuii semplicemente ma Eddie mi stava guardando dallo specchietto e notò il mio consenso. Sospirò e si concentrò sulla strada.

- Spero di avere tutto nel kit di pronto soccorso a casa -

Accarezzai la fronte e i capelli di Nathan. La temperatura non sembrava essere calata, nemmeno un po'.

Il resto del tragitto fu confusionario. Più che altro fu confusionaria la parte in cui, di tutta fretta, Eddie parcheggiò e poi portò Nathan fino al suo appartamento, lasciando a me le chiavi di casa per aprire ogni porta presente.

Quando lo adagiò sul divano, mi accorsi di essere teso come la corda di un violino e che anche una minima carezza mi avrebbe potuto spezzare a metà. Se gli fosse successo qualsiasi cosa, mi sarei sentito in colpa per non averlo fatto portare subito in ospedale.

Osservai Eddie mentre spariva velocemente in bagno e ritornava con una valigetta rossa e bianca. La aprì a terra e tirò fuori garze e disinfettanti.

- Vieni vicino a me, passami le cose che ti chiedo -

Lo affiancai, imitandolo nella posizione e poggiando le ginocchia a terra che già mi chiedevano di essere poggiate su qualcosa di morbido, ma subito quel pensiero passò in secondo piano.

- Imbevi la garza di disinfettante - ordinò, mentre sfilava totalmente i jeans per notare la gravità della ferita. Feci come mi aveva detto e gli passai la garza. Nathan sembrò muoversi leggermente così lo fissai. Aveva aperto gli occhi e sembrava vederci male per come li socchiudeva e apriva velocemente. - M-mi sono tagliato... - mormorò, delirando anche parole senza senso.

- Con cosa? - chiese Eddie, pulendo la ferita. La garza si colorò presto di sangue e sporco.

- F-filo... s-spinato -

Eddie sgranò gli occhi. - Ha bisogno di un'iniezione per il tetano. Quella io non posso mica trovarla e fargliela- mi guardò dritto in faccia e capì cosa significava tutto quello: ospedale.

Annuii - Vado a chiamare un'ambulanza -

Eddie mi fermò - Ci penso io, o potrei finire nei casini con il lavoro. Dirò di averlo trovato qui fuori, reggi la storia -

- Certo... - mi istruì velocemente su come pulire la ferita e continuai il lavoro che stava facendo lui. Era un taglio netto che però non sembrava fortunatamente troppo profondo. Forse non sarebbero serviti nemmeno dei punti.


- A-Alec... - mi girai di nuovo vero Nathan. Aveva richiuso gli occhi e delirava quel nome come se non conoscesse altre parole.

- Chi è Alec? - chiesi, ma lui non rispose alla domanda, piuttosto continuò a ripetere il nome consecutivamente.

- Pochi minuti e sono qui - mi aggiornò Eddie, avvicinandosi a me.

- Lascia perdere quella, se ne occuperanno direttamente loro. Potrebbe esserci qualcosa dentro, non facciamo danno -

- Va bene - posai la garza sporca insieme alle altre e andai a buttare tutto dentro il sacchetto della spazzatura.

- Ripete "Alec" da quando sono seduto qui. Lo conosci? -

Scossi il capo - Lo ripeteva anche prima. Pronuncia solo il nome -

Eddie annuì e schizzò in piedi quando sentì le sirene dell'ambulanza. Si precipitò fuori casa e in poco tempo i paramedici si occuparono del biondo, issandolo sulla barella e trasportandolo fin dentro il mezzo.

- Ci vediamo al Central Hospital, lo stiamo portando lì -

- Vi seguiamo con la macchina - aggiunse Eddie e come un'automa lo seguii. Non appena chiusi lo sportello della macchina, lasciai uscire un sospiro. Se non ci fosse stato Eddie e tutto il suo sangue freddo e la sua esperienza, non so cosa avrei fatto in quell'istante. Forse lo avrei portato da qualche parte invece che in ospedale e gli sarebbe pure venuto qualcosa per colpa mia.

- Andrà tutto bene - affermò il ragazzo accanto a me, quasi come se mi avesse letto in mente. Non aggiunsi altro perchè non sapevo nemmeno che cosa dire, quali parole fossero migliori da pronunciare o come fossero i nostri rapporti dopo l'ultimo episodio, quando ero scappato via. Mi mancava però sentire il suo calore accanto a me. Sospirai di nuovo. Mi mancava Eddie.

- Dovresti avvisare almeno Harry e Louis -

Uscii fuori dal mio stato di Trance e annuii, uscendo il cellulare dalla tasca. C'erano dei messaggi da parte di James e solo in quel momento mi ricordai di avergli chiuso il cellulare in faccia e di non avergli detto nulla. Feci però scomparire subito quel pensiero dalla mia testa e selezionai il contatto di Harry, Gli sarebbe venuto un colpo alle due del mattino, ma se non l'avessi avvertito il colpo lo avrebbe fatto venire a me. Possibilmente un colpo alla testa o al cuore, direttamente.

- Pronto? Chris? Tutto bene? - la sua voce assonnata e preoccupata mi fece quasi sorridere. In sottofondo potei sentire Louis che si svegliava e chiedeva lo stesso.

- Sì, sto bene. Ma dovreste venire al Central Hospital. Non voglio che vi preoccupiate però o facciate la strada velocemente, non è nulla di grave, okay? Sono solo risultato positivo all'alcol test ma nemmeno guidavo - Eddie ridacchiò alla mia balla ma aveva capito la scusa che avevo usato.

- E non dovresti essere in centrale per questa cosa? - indagò Harry, mentre sentivo il fruscio di vestiti e lui che ordinava a Louis di darsi una mossa.

- Sono prima qui per dei controlli e degli accertamenti. Mi potete raggiungere? -

- Certo, arriviamo subito. La strigliata te la voglio fare in diretta -

Lo salutai velocemente e chiusi la chiamata. Osservai la schermata dove compariva la conversazione non aperta di James. Tra i tanti messaggi riuscii solo a leggere" Tutto bene? Che succede? Perchè mi hai chiamato? Perchè c'è Eddie? Cosa vuoi che faccia? Chris sono preoccupato? Sei con lui? Chris!". Tutti gli altri li ignorai e spensi di nuovo il cellulare. Gli avrei risposto quando la situazione si sarebbe calmata.

Parcheggiammo fuori dall'ospedale, non potendo ovviamente andare proprio dietro all'ambulanza e aspettammo nella sala d'attesa del reparto in cui era stato portato Nathan.

- Quando uscirà il medico, vi aggiornerà su tutto - ci spiegò un'infermiera prima di allontanarsi ed entrare in un'altra stanza.

- Chissà cosa gli è successo... ieri sera avremmo dovuto incontrarci ma non si è presentato... oggi si è presentato così... -

Eddie alzò le spalle - Aspettiamo che esca il medico con la diagnosi, non pensarci fino a star male per ora - fosse stato così semplice, lo avrei fatto.

Un quarto d'ora dopo, Harry e Louis arrivarono correndo fino al nostro corridoio. Possibilmente avevano preso le scale per arrivare prima, nonostante fossimo al terzo piano.

- Allora? Quanto sei ubriaco da uno a dieci? E perchè sei qui poi? -

- Non è per me che siete qui. Non ho bevuto nulla. Sedetevi, devo spiegarvi delle cose -

Harry mi fissò attentamente e poi si sedette. Louis, che cercava di non far notare la sua ansia, restò in piedi così da potersi muovere da un punto a un altro.

Spiegai tutto attentamente, per filo e per segno perchè non volevo proprio tralasciare qualche dettaglio anche perchè, lo sguardo parecchio incazzato di Louis e Harry non me lo consentivano perfettamente.

- Capisco che non potevi dirci nulla... ma ha fatto una cosa illegale. E' scappato due volte e chissà quante altre da un rifugio. Dircelo avrebbe potuto evitare che accadesse di nuovo... -

- Era l'unico modo che avevamo per parlare... -

Louis poggiò una mano sulla spalla di Harry - Sarebbe scappato comunque, anche se Chris ce l'avesse detto. Aspettiamo di capire come siano andate le cose e anche perchè sia scappato o come si è fatto male -

Haz annuì preoccupato e si alzò, abbracciando suo marito che gli passò una mano tra i corti ricci.

Esasperato per i primi minuti avevo tenuto il conto a mente, ma arrivato ai due minuti avevo già perso la pazienza e mi ero alzato, camminando da una parte all'altra e dando il cambio a Louis che invece si era appena seduto vicino ad Harry.

- Volete qualcosa da bere? Scendo alla macchinetta -

- Un caffè - dicemmo in coro io e Louis, sorridendo complici per averlo detto nello stesso momento.

- Io nulla, grazie Eddie - si aggregò Harry, tirando fuori il cellulare dalla tasca e notando una chiamata - Diamine... ho una chiamata persa dalla direttrice del rifugio... -

- Cazzo - si lasciò invece sfuggire Louis - Usciamo fuori, le parlo io - il riccio lo seguì a ruota, raccomandandomi di chiamarlo se ci fossero state novità.

Decisi di rispondere a James in quel frangente di tempo.

A James:
Mi dispiace averti chiuso il cellulare in faccia, ma avevo bisogno di una mano ed Eddie si trovava nei paraggi. Ti spiego domani, magari, per ora non posso.

Con stupore, James mi rispose subito ma con un semplice "okay". Se fosse incazzato o meno, non volevo che diventasse un problema in quel momento.

- Ecco a te... Louis? - l'odore del caffè mi fece voltare verso sinistra, dove trovai Eddie che mi porgeva un bicchiere fumante.

- Hanno ricevuto una chiamata dalla direttrice del rifugio. Penso che sappia tutto -

- Capito. Lo lascio qui nel caso in cui... niente, stanno tornando, come non detto - sorrisi al tempismo dei due e Louis afferrò il suo bicchiere, ringraziando il ragazzo accanto a me invece che insultarlo come al solito suo. Ovviamente non c'era il clima perfetto per le frecciatine di Louis.

Un medico uscì dalla stanza di Nathan e subito ci alzammo verso di lui - Come sta Nathan? - chiesi, anticipando tutti.

- Voi siete familiari? -

Harry avanzò di un passo - Genitori adottivi - evitai di lanciare un'occhiata indagatrice verso di loro, anche se avessi tanto voluto farlo.

- Il taglio sul polpaccio era infetto. E' stato disinfettato a dovere e non sono stati necessari dei punti ma dei cerotti con la stessa funzione. La febbre è uno stato indotto dell'infezione. Inoltre ha una distorsione alla caviglia destra che necessita una fasciatura di qualche giorno, massimo una settimana. Per il resto, abbiamo dovuto effettuare l'iniezione contro il tetano visto che c'erano schegge metalliche nella ferita. Adesso dorme, potrete entrare nella stanza domani mattina... - guardò il suo orologio e sorrise - Fra qualche ora, più che altro. Avete domande? -

- Nulla di grave, vero? -

- Assolutamente. Niente che non possa guarire con la giusta cura. Ci sono dei documenti da firmare, ma potrete benissimo farlo alla fine del ricovero -

- Si certo, nessun problema - rispose nuovamente Louis. Il medico si congedò e tornammo tutti a sederci - Sotto quale titolo firmerete adesso? Non è sotto la vostra custodia -

- Da adesso lo è di nuovo. Non lasceremo che ritorni in quel rifugio. La direttrice sembra d'accordo con noi. Dobbiamo solo sperare che lo sia anche Nathan -

- C'è qualche Alec in quel rifugio? - chiesi improvvisamente, ricordandomi quel nome.

- Alec... Alec... non era il ragazzo che era stato adottato? - Harry si rivolse a Louis - Quello che era nella sua stanza? -

- Si esatto, proprio lui. Si chiamava Alec, giusto? -

- Sì, se non sbaglio sì -

- Mentre delirava, Nathan non faceva che ripetere il suo nome... - affermai.

Harry sembrò rifletterci qualche istante prima di dire - Che fosse lui la ragione che lo spingeva a tornare lì? -








PS: Taantaaantaaantaaaan! Secondo voi è per Alec che Nathan non vedeva l'ora di tornare al rifugio? E pensate che deciderà di tornare o meno nella famiglia dei Larry? Chirs, l'eterno confuso, prenderà mai una decisione secondo voi? E infine... Chi è Alec? 


Scusate ancora per l'immenso ritardo, spero possiate capire che nel caos, trovare l'ispirazione non è sempre facile! A presto, guerrieri!

Come la prima voltaWhere stories live. Discover now