Cap 15

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La spinsi dolcemente in avanti, e la costrinsi a guardarmi. Lei alzó lo sguardo, ma riabbassó la testa. Non ce la faceva a guardarmi...perció le presi il mento e le alzai il viso. Le lessi gli occhi. C'era tanto dolore represso, e che ora stava uscendo, le si erano rotte le barriere che contenevano tutto questo. Nessuno poteva tenersi dentro qualcosa a lungo. E lei aveva ceduto.

Decise di guardarmi, sprezzante di cosa pensassi, e si limitó a dire:

-non preoccuparti-

-io mi preoccupo invece, che cosa è successo?-

Mi spiegó che i suoi si erano appena separati, e che i suoi amici se ne erano andati. Dopo una piccola pausa, riprese:

-sono rimasta sola, perché sono un disastro, scusami se ti appesantisco con i miei problemi...non immagini come io mi senta in colpa-

-ehy tranquilla, sfogarsi fa sempre bene, meglio che cercare di lenire il dolore facendosi del male-

-e tu come lo sai?-

-lo so e basta-

-ora me lo dici.-

Rimasi per qualche secondo in silenzio, poi risposi:

-no non te lo dico perché non importa-

-a me importa, come tu dici di preoccuparti per me, io mi preoccupo per te, quindi ora me lo dici.

-io...no-

-avanti, puoi fidarti di me.-

La sua voce era di una dolcezza inesprimibile, mi prese le mani e mi guardó intensamente, con una espressione come il suo tono di voce.

-okay...- dissi a fatica

Lei mi ascoltava attenta mentre parlavo.

-io bevo...a casa mia c'è un ripostiglio dove ci sono gli alcolici..un giorno svenni, e mi risvegliai a mezzanotte, uno dei miei incubi ricorrenti è quello di andare in coma etilico, ma per quanto io ne abbia paura, non smetto.-

Lei sgranó gli occhi, quando vide scorrermi una lacrima lungo la guancia. Lei me la levó, e mi si avvicinò per abbracciarmi. Io ci stetti, e la strinsi forte a me. Era bello sentirsi capiti. Dopo qualche minuto di silenzio, lei parló.

-anche io sto male. Anche io sono vittima di bullismo. Anche io mi faccio del male per lenire il dolore, ma tu ed io sappiamo che è meglio affrontare il dolore a occhi aperti che lenirlo con tutto ciò che abbiamo a disposizione: la vita può essere difficile, ma affrontare il dolore è sempre utile. È meglio provare emozioni dolorose che non avere sentimenti.-

Cit. Demi lovato, staying strong.

Siamo stati fino a tardi seduti su una panchina ad ascoltare musica, fino a quando lei cadde nel sonno. Perciò presi il suo telefono e chiamai la madre per farla venire a prendere. Arrivó subito, ci mise dieci minuti circa, e sorrise quando la vide addormentata. La posai dolcemente sui sedili posteriori, mentre lei ancora era persa nel sonno, e chiacchierai un pó con lei. Si chiamava Melinda, aveva su per giù 40 anni quindi era ancora giovane, e si vedevano, dietro i suoi occhiali da vista, due occhi stanchi e cerchiati dal sonno. Aveva dei capelli marroni, quasi sul rosso, che stonavano coi capelli castano chiaro di Connie. Spiegó che col tempo e la crescita i capelli della mia amica cambiarono di colore. Bah sembrava possibile. Mi congedai con la scusa che era tardi, e con la mia sorpresa, lei sembrava quasi che volesse chiacchierare ancora con me. Forse le stavo simpatico, o forse non parlava così apertamente da tanto tempo. La salutai con un : "arrivederci" e lei:

"A presto, caro".

Mi stava simpatica quella donna, così energica nonostante l'orario. Presi il pullman, e mi lasciai trasportare dai pensieri mentre tornavo a casa.

*spazio autore*

Ciao a tutti! Vi preeeeeego ditemi se qualcosa non va! Siete liberi di farlo, le critiche sono sempre accettate. Grazie per il sostegno, spero che vi piaccia la mia storia.

Il "musicista"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora