21. Lacrime per un uomo (REV)

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La rievocazione del tremendo incubo era terminata.

Severus abbassò il capo e chiuse gli occhi brucianti.

Emise un lieve gemito e rimase in silenzio, accucciato a lato della vasca da bagno, tremando per la febbre e le ustioni, in attesa dell'inappellabile condanna che avrebbe annientato l'ultimo suo impossibile sogno: Crystal si sarebbe ritratta da lui fuggendo via, inorridita al pensiero di restare vicino al mostro che aveva dimostrato di saper essere.

Si sarebbe lasciato morire, se solo Silente glielo avesse mai permesso: aveva obbedito ai suoi ordini, ma aveva anche lui il diritto di morire, di smettere di soffrire e far soffrire. Era rimasto in vita solo il suo corpo, che era ben poca cosa: la sua anima se n'era già andata, bruciata in quelle fiamme, annientata nel terrore degli occhi di Jamie.

Ma Crystal non fuggiva, non lo insultava, non stava facendo nulla.

Severus sollevò piano il viso: Crystal stava piangendo, lo guardava con espressione stravolta dall'angoscia e piangeva in silenzio.

Grosse lacrime rotolavano come perle lungo le gote ambrate e gli occhi erano azzurri e luminosi come mai li aveva visti.

Crystal stava piangendo lacrime di dolore per lui.

Un lungo brivido gli percorse il corpo.

Non era fuggita via, non ancora.

Le labbra della maga tremavano, la bocca semiaperta nel tentativo di parlare, ma le parole non uscivano: suoni inarticolati lottavano e incespicavano per venire fuori e faticava a respirare.

Negli occhi di Crystal non c'era né orrore né terrore.

Qualcosa che il mago non aveva mai visto brillava tra le lacrime.

Non aveva il coraggio di dare un nome a quell'emozione. Non poteva essere, non per lui, non ora, non dopo quello che gli aveva visto fare.

All'improvviso le parole uscirono: accorate, struggenti e intense.

- Severus... oh Severus! Ti amo, ti amo, ti amo!

Singhiozzava disperata, come una bambina, tendendogli le mani, timorosa di toccarlo e fargli male, mentre ripeteva:

- Ti amo, Severus, ti amo, ti amo, ti amo!

Con la mano, tremante, gli carezzò piano la guancia, poi gli sfiorò appena le labbra riarse e, scuotendo lieve il capo, ancora sussurrò:

- Amore, amore mio, Severus!

La testa gli girava e sentiva le forze abbandonarlo: era un'allucinazione portata dalla febbre, non era possibile che la sua amata Crystal, proprio in quel terribile momento, avesse deciso di offrirgli il suo amore.

No, proprio lei che non riusciva ad abbandonarsi all'amore: no, non era possibile, non era amore ma solo pietà.

Certo, la pietà era meglio dell'odio, ma non voleva neppure la pietà.

Non sapeva cosa voleva, salvo morire, e smettere di soffrire.

- Ti prego, Crystal, t'imploro: non mentirmi, non prendermi in giro. Non... non riuscirei a sopportarlo. – sussurrò con voce roca, la gola secca che sembrava tagliarsi a ogni nuova parola. – Sono un mostro e nessuno può amare un mostro: tu meno di chiunque altro.

- Non sei un mostro, Severus, - rispose tra i singhiozzi – sei un uomo... meraviglioso!

Chinò il capo, solo per un istante, sopraffatta dalle lacrime, poi continuò:

Luci e ombre del Cristallo (Parte prima di Cristallo Nero)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora