"Cindy..." Jason sentiva il cuore sempre più stretto, ma per la prima volta vedeva come la sorda sofferenza della scomparsa di Jack non apparteneva solo a lui. Era di Cindy, e di Marshall...

"Jason... Mi dispiace così tanto non essere stata abbastanza per Jack, per trattenerlo" dichiarò di colpo lei con le labbra tremanti, sconvolta. L'attore spalancò gli occhi.

"Non... Non avrei dovuto dirti quelle parole! Jack era una persona malata, tu non l'avresti potuto rendere più felice di quanto hai fatto, quello che è successo non è colpa di nessuno..." Si bloccò di colpo. Cindy e Jason si guardarono negli occhi. Lui si rese conto che era la prima volta che riusciva a pronunciare quelle parole ad alta voce e crederci davvero: non era stata colpa di nessuno. Incrociò le braccia e continuò: "Aveva cambiato terapia farmacologica più volte, ma non c'era stato nessun miglioramento: quando era sotto medicine diceva di non riuscire più a recitare. E lui non poteva vivere senza quello, l'hai visto, era un tutt'uno col palcoscenico..."

"Come te" rispose Cindy, pronta.

"Eh? No, io non sarò mai bravo come lui..." replicò Jason rassegnato.

"Sai che lui diceva lo stesso di te, quando era vivo? Ne sembrava fermamente convinto. Diceva che eri un talento naturale e che per quanto lui riuscisse a immedesimarsi in un personaggio, tu facevi di più coi tuoi, gli davi più livelli, sfumature, li rendevi contraddittori e... umani."

"Ma... No... Lui non mi ha mai detto niente del genere..." balbettò Jason. Era per forza una menzogna.

Cindy si strinse nelle spalle: "Lo diceva a me. Ed era vero. Ti ho visto recitare: aveva ragione. Da quando lui non c'è più, poi, è evidente come sia presente in ogni tuo lavoro. Io lo vedo. Ed è come se dei frammenti di Jack sopravvivessero, in me, in Marshall, in tutti i tuoi ruoli..."

"Hai visto Marshall negli ultimi giorni? Sta bene?" chiese Jason col cuore in gola.

Lei intrecciò le mani sul tavolo. Le unghie brillavano grazie allo smalto trasparente. "Meglio. Ha cominciato ad accettare la situazione, anche se è molto difficile per lui."

"Il... tizio di nome Adam gli sta vicino?" dovette chiedere. Per quanto facesse male, voleva anche che fosse così.

Lei spalancò gli occhi sorpresa per la domanda. Marshall non gli aveva mai spiegato bene la situazione. "Lo sapevi?"

"So che con lui sembra felice" rispose Jason. "Ma spero che non sia successa qualche mattana nel frattempo. Se piantasse Marshall proprio in questo momento delicato non me lo perdonerei, e andrei a cercarlo per spaccargli la faccia una volta per tutte. Anche se è abbastanza grosso da mandarmi all'ospedale" osservò. "Non mi importa."

Lei sorrise triste. "No, loro... Continuano a vedersi, a quanto ne so. Questo... Adam sembra molto preso da Marshall."

"Lo immaginavo" rispose Jason con un nodo al cuore, ma anche sollievo che nulla fosse mutato.

"E tu?" chiese Cindy circospetta. "C'è... Qualcuno, nella tua vita? Anche Marshall è preoccupato."

Il nodo immediatamente si sciolse per crearne un altro, più vicino allo stomaco. Provò una sorta di nausea: "Io... Non lo so, a dire il vero." Non volle dire altro, così virò: "Ma devo farcela da solo, senza appoggiarmi a nessuno stavolta, credo sia meglio così."

Cindy annuì e stette per un po' in silenzio. Jason con la coda dell'occhio notò l'anello di fidanzamento al suo dito e tornò a invaderlo la tristezza. La vita continuava, senza Jack. Ma non aveva più intenzione di farne una colpa alla ragazza – continuava senza Jack per tutti: anche per Marshall. Ora conoscevano e amavano persone di cui neanche sapevano l'esistenza quando Jack era in vita. E così lui... Anche Jason aveva finito per aprirsi alla vita, per accettarvi qualcuno all'interno – anche se forse era qualcuno che non voleva entrarvi.

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora