The empty space theorem

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"Secondo voi che è successo ad Adam? È diventato quasi impossibile farlo arrabbiare. Metà delle cose che gli dico neanche le sente, e sono costretto a ripetergliele a pappagallo. È peggio del solito" bisbigliò Albert ai fratelli, mentre lo spiavano dall'altra stanza. Era seduto sul bancone della cucina, solo, gli occhi trasognati che fissavano il soffitto; l'avevano beccato tante volte così, di recente, con la testa tra le nuvole. Era diverso.

"Mi sembra che la situazione sia iniziata quando è stato trasferito da un supermercato all'altro. Evidentemente questo ultimo licenziamento è stato il colpo di grazia" mormorò Francis.

"Secondo me ha problemi di cuore" ipotizzò Oscar, divertito.

"Perché si ostina a non dirci mai niente?" protestò Albert, che era il più indignato dei tre fratelli per il suo comportamento. Fece il suo ingresso in cucina, incurante di disturbarlo. Gli andò vicino e gli passò violentemente una mano davanti agli occhi, per risvegliarlo alla realtà. "Ehi!"

Il fratello più piccolo, appollaiato sullo sgabello, trasalì. "Ehi. Mi hai spaventato."

"Lo vedo. Ti ho detto che la mamma torna solo tra un'ora. Che intenzioni hai, occuparmi la cucina per tutto il tempo?"

Di solito Adam avrebbe ribattuto subito, ma ancora una volta come spesso accadeva in quel periodo, si limitò a guardare Albert come se lo vedesse solo attraverso un grosso acquario per i pesci, in maniera non molto definita. "Ti... disturbo?"

"Non è che sei diventato miope? O scemo del tutto" lo schernì il maggiore, sempre più irritato.

"Dai, Al, lascialo in pace" disse Oscar, arrivando accanto a loro. "Se Adam ha dei pensieri per la testa è solo che un bene. Significa che, beh... Pensa. Davvero."

"Scusate" disse Adam; si era reso improvvisamente conto. "Avete ragione, sono un po' distratto in questo periodo."

"Problemi con la fidanzatina?" scherzò Francis, mentre appoggiava il gomito sulla spalla di Oscar.

La saliva sulla lingua di Adam si asciugò per quella domanda inattesa; guardò tutti e tre i fratelli, uno per uno, e considerò davvero per un attimo il vuotare il sacco.

In che modo mai avrebbe potuto spiegarlo a loro tre, però?

Il fatto è che sono completamente partito, innamorato perso di un uomo, e sto cercando faticosamente di uscirne. Ho per amici due ragazzi gay, adesso, che mi aiutano a capire se lo sono anch'io o no, ma per ora non ho cavato davvero un ragno dal buco. Allora, c'è un pezzo di arrosto avanzato nel frigo?

Tanto per cominciare, come minimo, l'avrebbero picchiato duro come neanche durante l'infanzia. In seguito, gli avrebbero detto che sì, era diventato scemo per intero. Adam avrebbe potuto scriverle in anticipo, le conversazioni coi suoi fratelli.

No: non erano certo il confidente ideale.

"Non ce lo vuole dire, pare" chiosò Francis di fronte a quella stasi evidente.

"Non ha alcun pensiero per la testa, ve lo dico io" commentò Albert come se il fratellino non fosse lì, ma non mancò di impartirgli un sonoro scappellotto sulla testa. "Solo un enorme criceto che, quando va bene, corre sulla ruota. Al momento evidentemente è deceduto del tutto."

"Ahio! Mi chiedo perché non vi facciate gli affaracci vostri!"

"Me li farei, se non passassi la mattina spalmato sul mio piano da lavoro!"

"Oh, il tuo preziosissimo piano da lavoro..."

Prima che cominciassero a tirarsi la farina, Francis si frappose per dividere il più piccolo e il più grande del gruppo: "Se fate un casino in cucina, mamma vi uccide. Adam, siamo i tuoi fratelloni. Se hai problemi, la nostra porta è sempre aperta."

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