The anomalous fruit of the tree - Parte Seconda

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Dall'approccio fallito di Scott verso Cameron Bee erano passati un po' di giorni e l'artista aveva deliberato con se stesso di far sbollire un po' la faccenda prima di tentare incursioni di qualunque genere in quella casa; intanto aveva le sue lezioni e le pratiche economiche da sistemare. L'accademia nel frattempo aveva indetto un premio in denaro molto sostanzioso che faceva gola al ragazzo – per il denaro e anche per la pubblicità – ma la seccatura era che partecipavano anche artisti diplomati e che si erano già fatti un nome. Se voleva avere qualche chance, era necessario ingoiare il rospo di fare un po' di pubbliche relazioni e trovare qualcuno che credesse almeno un po' nel suo lavoro. Perciò in attesa che uscissero i nomi dei membri della giuria lavorava duro nel suo atelier e cercava di dare quanto di meglio avesse mai fatto.

A distrarre l'attenzione di Scott sempre più perniciosamente restavano i rumori provenienti dall'appartamento di sopra: sembrava che Cameron uscisse solo per andare al lavoro e passasse il resto del tempo a scrivere e camminare nervosamente per la casa in cerca di idee. Vuoi il loro recente incontro, vuoi che la sua sola presenza vicina stuzzicava le fantasie di Scott, quei rumori distraevano la sua concentrazione quantomeno creativa tanto da urtargli i nervi. Doveva inventarsi qualcosa, o sarebbe esploso – di rabbia, forse.

Prese la porta e si diresse al piano di sopra, dapprima con l'atteggiamento di chi vuole andare a protestare. La rabbia però scemò ben presto quando si rese conto che non si poteva biasimare qualcuno che cammina in casa sua a metà del pomeriggio e anche quando percepì con chiarezza ed eccitazione divertita che stava per rivedere Cameron, pensando alla faccia che avrebbe fatto. Erano passati quattro giorni dall'ultima volta.

Bussò senza annunciarsi e si ripeté la stessa familiare scena: Cameron fu costretto ad aprire e quando riconobbe il visitatore non benvenuto cercò di chiudergli la porta in faccia, stavolta senza nemmeno aprir bocca. Anche in questo caso i riflessi di Scott furono pronti e scherzò: "Eddai, sii un po' più ospitale con me..."

"Vai via."

"Che antipatico! Misantropo, morirai solo divorato dagli acari... E non sarò certo io a dare l'allarme, no no..."

"Piantala di parlare ad alta voce!" bisbigliò arrabbiato Cameron, guardandosi intorno. Indossava di nuovo una di quelle felpe da casa, stinte, che ormai Scott trovava per contrasto dannatamente erotiche. Di malavoglia, per non dare adito a spettacoli – in quel momento un'anziana vicina era uscita di casa – lo scrittore tirò dentro Scott e chiuse la porta. Questi sorrise come un bambino in un negozio di caramelle.

"Mi offri qualcosa da bere?"

"Se ti devi autoinvitare in casa mia, potresti almeno non arrivare a mani vuote..." sospirò, mettendosi le mani sui fianchi. "Ti va una bottiglia di vino?"

Scott osservò il padrone di casa, deliziato, soprattutto perché l'offerta non aveva alcun secondo fine: Cameron non sembrava nemmeno accorgersi che proporre dell'alcool spianava il campo a ogni genere di implicazioni.

"Non chiederei di meglio, Bee" assentì lui, aggiungendo con malizia: "Anche se tu forse non ci credi."

Cameron lo ignorò volutamente e si diresse verso la cucina, dove tante volte Scott era già stato ospite a scrocco. L'artista notò solo ora che la tv era accesa e che sullo schermo scorrevano i colori aggressivi degli spot. Lo scrittore prese una bottiglia di vino rosso e lo versò in due bicchieri di vetro. Sembrava che non aspettasse altro che un ospite qualunque per concedersi questo relax, era più teso del solito – per quanto fosse possibile – e Scott non poteva fare a meno di notare che non aveva nemmeno dovuto lottare molto perché lui cedesse ad ospitarlo.

I rovi della lunaWhere stories live. Discover now