A new birth

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Non aveva più cercato di contattare Carter per qualche giorno, voleva farlo sbollire e poi era spaventato dall'idea di un altro rifiuto. Dopo quello che era successo anche Jason era in alto mare, voleva solo ritrovare ordine. I punti di riferimento venivano a mancare uno dopo l'altro, aveva bisogno di certezze. Forse anche per questo trovò il coraggio di compiere il gesto che si riprometteva da settimane.

Bussò alla stanza del residence col cuore in gola. Quando avvertì un movimento provenire dall'interno, per qualche istante ogni buon proposito cadde e fu tentato di scappare via, come un ragazzino che fa uno scherzo. Ma, troppo presto, Cindy aprì la porta e lo fissò curiosa. Non tradiva un particolare disagio nel vederlo, appariva più che altro sbigottita.

"Jason..."

"Ciao, Cindy. Scusa la visita improvvisa. Volevo parlarti, ma non ci vorrà molto." Jason infilò le mani in tasca. Sembrava imbronciato, ma in realtà mostrava la solita difficoltà, maturata negli anni, di comunicare con lei.

"A proposito di cosa?" domandò lei, tranquilla. Quel giorno indossava solo jeans e maglietta, Jason si rese conto che era la prima volta che la vedeva senza una gonna. Era sempre stata così, Cindy, femminile in maniera semplice, primaverile.

Jason prese un lungo respiro e buttò fuori: "Volevo scusarmi con te. Per le parole che ti ho rivolto l'ultima volta che ci siamo incontrati e... Per tutto il resto. Per come mi sono comportato con te fin da quando ci siamo incontrati."

Lei ascoltò attentamente. Poi il suo viso si distese e gli fece largo. "Entra. Ti offro una tazza di tè."

Si sedettero in cucina. Jason si rigirava la tazza tra le mani, non sapendo bene come continuare, cos'altro dire. Temeva, a ogni passo, che tornasse a uscirgli per riflesso condizionato il tono ostile che con lei vestiva sempre.

"Mi è sempre dispiaciuto, non riuscire ad avere un dialogo con te" esordì allora Cindy seduta di fronte a lui. "Soprattutto all'inizio. Jack parlava spesso di te e desideravo conoscerti... Non potevo immaginare che..."

"Che io lo amassi in modo diverso da come si ama il proprio migliore amico?" sbottò di corsa Jason. Guardò fissa la superficie del tavolo. "Jack non ne aveva mai fatto accenno con te?"

Cindy schiuse la bocca, l'espressione si distorse in un moto di sofferenza. Disse solo: "Anch'io penso che avrebbe dovuto dirmelo."

"Lo sapeva, l'ha sempre saputo, ma non lo considerava un problema" aggiunse Jason caustico. "Aveva deciso che noi due eravamo amici e che i miei sentimenti per lui erano un'infatuazione passeggera, qualcosa cui avrei rinunciato presto o tardi. Non te ne ha parlato perché li riteneva ininfluenti."

"Mi arrabbiai, con lui, dopo averti incontrato" replicò lei seria. Era la prima volta che parlavano a cuore aperto, che gli raccontava quelle cose. "Gli feci presente che tu gli morivi dietro e Jack mi rispose che lo sapeva già. Mi mandò fuori dai gangheri."

"Tu sei in grado di andare fuori dai gangheri? Non riesco a immaginarti" commentò Jason divertito.

"Quella volta sì. Non... capivo come potesse fare finta di niente. Mi sembrava crudele."

"Jack non era crudele. Non era obbligato a ricambiarmi."

"Ti vedeva troppo giovane, come un fratellino. Io... Non sapevo come rapportarmi a te" ammise Cindy. "Si vedeva lontano un miglio come per te ero di troppo."

"Scusa" ripeté Jason pieno di vergogna.

"Non importa... Se ci ripenso ora, è stato comunque il periodo migliore della mia vita. Rivivrei tutto daccapo, compresi gli inciampi e le parti dolorose, solo per poter incontrare Jack ancora una volta e rivivere il nostro tempo insieme." I suoi occhi divennero umidi e nascose il volto.

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora