Break from work

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La prima volta dopo tanto tempo in cui erano entrambi liberi dal lavoro e Marshall non sembrava quasi avvedersene; aveva usato quel tempo per riordinare casa e dedicarsi a qualche pulizia più approfondita. Jason si era svegliato tardi, aveva camminato per l'appartamento come un fantasma in osservazione, seguendo con lo sguardo e con le mani le tracce del passaggio del suo ragazzo, che era una sorta di vento che portava ordine, e calma.

Aveva avuto una piccola svista, che forse non era tale: sulla libreria del salotto era rimasta in bella vista una foto, grande, una bella stampa dei tempi della scuola di recitazione, in cui Jack era stato immortalato mentre interpretava il Riccardo II di Shakespeare nella piccola ma ben riuscita produzione dell'istituto. Jason prese quella foto tra le due dita, la sfilò per osservarla meglio: era da tanto tempo che non la vedeva. Forse non l'aveva mai vista da sola, perché quella foto faceva parte di un gruppo nutrito che era stato scattato in quell'occasione. Si chiese perché ora fosse isolata: forse Marshall aveva intenzione di incorniciarla?

Jack si era messo in luce, in quel ruolo, tutti avevano dovuto riconoscere il suo carisma sul palco. Ma poi nei mesi successivi si era perso, gli avevano offerto dei lavori nuovi ma li aveva praticamente sabotati uno per uno, non presentandosi ai provini oppure comportandosi in modo sconsiderato sul set. Era così, Jack, a volte il male di vivere che lo attanagliava lo faceva suo nei periodi in cui più chi gli stava attorno avrebbe considerato come positivi e innocui. Non reggeva bene, in generale, le aspettative degli altri. Gli veniva molto più facile essere straordinario quando le persone attorno gli lasciavano libertà totale.

In quei frangenti di difficoltà Jason non sapeva come aiutarlo se non assecondandolo in toto, mentre Marshall era una delle poche persone che riusciva in qualche modo a prenderlo, a strapazzarlo un poco, a ridargli nuova vita. All'epoca Jason lo trovava troppo severo con il cugino, ma poi doveva osservare che Jack dopo aver parlato con lui riusciva almeno in parte a risollevarsi, ad agire di nuovo. Marshall era il Portatore di Ordine, da sempre. Jason non aveva idea da dove traesse sempre tutta quella forza. A volte sembrava che fosse nato già centenario e saggio, con sempre in testa l'idea di come era più giusto agire. Era come un faro in una notte senza luna. Anche adesso, essere con lui, in casa da soli... teneva fuori tutte le recenti preoccupazioni, lo stomaco stretto, persino il giudizio duro di Carter, come se appartenessero a un altro uomo che non era lui.

Respirò a fondo l'odore di pulito e la quiete della casa. Ormai i giorni così erano rari. Lasciò la foto e cercò Marshall, lo trovò a sistemare alcuni libri dopo averli spolverati. La sua schiena era una certezza riconoscibile nel suo orizzonte da anni. Silenzioso come un serpente, Jason aspettò che si alzasse in piedi per abbracciarlo piano, le mani che gli scivolavano tutto intorno al torace fino a stringersi forte, fino ad assaporare il suo profumo sul collo.

"Jason!" esclamò sorpreso l'uomo, non aspettandoselo. Il suo ragazzo era molto stretto a lui adesso e c'era un'atmosfera particolare sospesa in quel silenzio.

"Che bravo padrone di casa" sospirò al suo orecchio, occhi chiusi, fermando quell'istante il più possibile. "Sono mesi che non abbiamo un'intera giornata per noi."

"Già, è vero" rispose Marshall appoggiando la nuca al suo petto, abbandonandosi. "Sei la mia star super-impegnata."

"Sai, è anche un sacco di tempo che non facciamo pure dell'altro..." insinuò Jason e una sua mano scivolò sotto la maglietta di Marshall. "I giorni volano e quasi non me ne rendo conto."

Più rigido, Marshall riaprì gli occhi e si umettò le labbra. Disse: "Vorresti rimediare oggi?"

"Assolutamente sì. Sei mio prigioniero, senza diritti. Voglio legarti al letto e farti godere. Voglio scoparti per tutte le volte che non ti ho scopato di recente. Non accetto obiezioni."

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora