On the road - Parte Prima

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Mise piede negli studi quel giorno come racchiuso in una bolla di sapone. Cameron era come ancora addormentato, da due giorni fluttuava come in un sogno. Jason Grant l'aveva baciato. Nel momento più inappropriato, più stupido, senza ragione alcuna. Eppure l'aveva fatto davvero. Con le labbra tinte dal trucco, come racchiuso dentro un guscio che celava la sua vera persona. Da fuori era stato Ewan a baciarlo nelle sue vesti di scena. Ma nell'essenza era Jason, totalmente. E Cameron non capiva più nulla.

A peggiorare le cose, in quei due giorni non c'erano riprese con lui e lui non aveva avuto motivo di venire sul set. O forse era meglio così, Cameron non avrebbe saputo dirlo. Quei due giorni liberi in ogni caso creavano una sorta di camera stagna su quanto era accaduto e il loro primo confronto a freddo. Jason non l'aveva più contattato, non sapeva più niente di lui. Che doveva fare? Fare la prima mossa, cercarlo? Per dirgli cosa?

Lui è col suo compagno, adesso... Non mi parlerebbe nemmeno liberamente. Dio, perché l'ha fatto?

Tutti continuavano ad approfittarsi di lui. Eppure Jason era diverso da Ryan, Jason era... Non era solo per il fatto di essere gay e di viverlo alla luce del sole. Cameron non riusciva a colpevolizzarlo. Forse lui e il suo convivente erano semplicemente in crisi, prossimi alla rottura. Con il successo incombente di Jason e tutto il resto... Ma anche se fosse stato così, che cosa poteva nascere tra lui e Cameron? Nulla. Non era possibile. Tra pochi mesi, Jason non si sarebbe più ricordato nemmeno il suo nome e quella piccola bizzarria sarebbe stata archiviata per sempre, almeno dalla sua parte. Cameron doveva sforzarsi di fare altrettanto.

Arrivò sul set senza stupirsi dell'ennesimo ritardo di June Woods. Anche il resto dello staff attendeva con un certo relax. Mangiando la foglia, anche Jacobson, l'altro protagonista, non si faceva ancora vedere in giro. Cameron si innervosì.

Un branco di starlette indisciplinate. Non ne sopporto più neanche uno.

Si sedette in un angolo a prendere appunti sul copione del giorno, in attesa di venire chiamato al lavoro, ma trascorse più tempo del previsto. David Jacobson era arrivato sul set per la sue scene con June, ma di lei neanche l'ombra. L'atmosfera iniziava a irrigidirsi. In breve batté ogni record di ritardo raggiunto fino a quel momento.

"Il regista dice che non risponde al telefono" spiegò Hanna a una richiesta di chiarimento da parte di Cameron, che immerso nello studio non aveva ben capito che cosa stesse succedendo.

Lo sceneggiatore guardò il regista che era a un passo dallo strapparsi i capelli e sbraitava ordini: chiamare lei a qualunque numero, il fidanzato, i genitori se necessario. Più allarmato di prima, Cameron si alzò. Non biasimava quel pover'uomo. Se avessero saltato un giorno di riprese, la Gillian avrebbe come minimo dato fuoco a ognuno di loro.

Stupidamente, anche Cameron provò a fare il numero di June. Il cellulare non era raggiungibile.

E se le fosse successo qualcosa?

Cameron scacciò quell'idea. Sì, era molto più in ritardo del solito, ma era comunque una ragazza dedita a questo tipo di mancanze verso gli altri. Forse stava solo tendendo la corda ulteriormente.

Decise di prendere dell'iniziativa e farsi dare dalla donna delle pulizie le chiavi del camerino di June, nella speranza di trovare qualche contatto telefonico trascurato fino a quel momento. Lui e Hanna lasciarono il set con quello scopo ma nel corridoio si imbatterono nell'immagine di Ryan Kowalski che batteva sulla porta e chiamava June a gran voce, bussando con tutta la rabbia che aveva in corpo.

Cameron si bloccò dov'era, a disagio. Hanna andò avanti per entrambi.

"Signor Kowalski!" La ragazza richiamò la sua attenzione.

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