Chapter One: Death

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Tum

Un fremito, una voce.

Tum

L'ignoto, la paura.

Tum

Il freddo, l'eburneo della sua pelle.

E più nulla.

Era questa la nebbia costante che circondava la mente di Aprilia, senza permetterle di scorgere un filo di luce. Una domanda, un pensiero:
come si era sentita Ofelia un attimo prima di morire? Lo sentiva? Aveva avuto paura? O aveva accettato tutto con assertività, come era solita fare? Aveva mantenuto il suo sangue freddo fino alla fine? Aveva pianto? Aveva implorato?

Mosse la lingua nella sua bocca impastata dall'immobilità, mentre assottigliava gli occhi nella curiosa speranza di trovare l'anima di Ofelia nascosta tra quelle nuvole di cotone.
Il cielo era terso, ed alcune pennellate biancastre suggerivano un posto ideale per nascondersi. Purtroppo aveva fissato per ore quelle nuvole, ma della sua amica nemmeno l'ombra.
Sistemò le mani dietro la nuca, per attutire il dolore della testa stesa sulla paglia della scopa. Era ad una ventina di metri da terra, stesa di schiena sulla sua fidata Betty, la scopa che l'aveva accompagnata in un lungo viaggio fatto di perfezione ed accuratezza nel volo, dote indispensabile per poter frequentare al meglio Ilvermorny.
Scuola che avrebbe dovuto abbandonare quel giorno stesso, insieme allo Stato. I suoi genitori l'erano venuta a prendere due settimane prima, quando gli studi erano appena cominciati, alla scuola di magia e stregoneria del Massachusetts.
Le avevano comunicato che si sarebbe dovuta trasferire, e solo dopo le era stata riferita la morte di Ofelia, la sua amica No-Mag.

La sua migliore amica.

Morta per mano di un Mangiamorte.

A quanto pare stava camminando per strada, e si era ritrovata sulla via di passaggio di un servitore del Signore Oscuro.
Ed era morta sul colpo.
Nessun dettaglio le era stato comunicato, data la sua estrema sensibilità, anche se lei avrebbe tanto voluto sapere. A tutte le sue domande i suoi genitori scuotevano la testa, in una cantilena che variava dal "Mi dispiace" al "Adesso è in un posto migliore" al "Noi ci siamo sempre per te" al "Passerà".

Passerà.

Davvero? Ne erano sicuri? Era una congettura o avevano i dati per garantirlo? Potevano garantire che la felicità della loro unica amata figlia sarebbe ritornata?
Dopo due settimane la risposta che Aprilia si era data era negativa. Come ogni cosa, anche la felicità andava guadagnata, in questo caso ritrovata, dato che l'aveva persa insieme ad Ofelia.

Improvvisamente una voce la chiamò, e la ragazza non tardò a mettersi seduta, sporgendo la testa verso il basso.
Un'acconciatura ordinata insieme ad uno sguardo preoccupato segnava il volto di Diana, sua madre. Una donna slanciata, con un viso d'altri tempi, Aprilia lo definiva antico: naso dritto, bocca disegnata, viso squadrato. La sua austerità era però spezzata dagli occhi verde acqua, che in giornate come quelle prendevano quasi vita come le onde di un mare invernale: lente, costanti.

Diana osservò la figlia planare lentamente in una posa composta. Quando raggiunse la sua altezza, però, non poggiò i piedi sul terreno, ma rimase seduta sulla sua Betty ad un metro da terra, aspettando che le dicesse ciò che in fondo al cuore, voleva sentire.

-La macchina è davanti al maniero, Jude ti sta aspettando, ma prima dovresti darti una sistemata ai capelli; a forza di stare a contatto con la paglia si sono tutti scompigliati.-

Reflected shadow (Draco Malfoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora