-Capitolo 7-

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L'energia demoniaca fluiva dalle mie mani all'impugnatura della katana, come se quel pezzo d'acciaio fosse una parte di me, ed il mio stesso sangue scorresse in essa tramite vasi sanguinei invisibili. Sentivo la mia volontà plasmare il metallo così come plasmava il mio spirito; ancora ricordavo con una certa malinconia l'ultimo sorriso del mio amico Naga. Dovevo plasmare un futuro degno di essere mostrato a lui. Alcuni corvi appollaiati su dei rami vicini cominciarono a gracchiare sempre più forte, per poi prendere il volo e sparire verso quel orizzonte illusorio.
"Ora!", gridai silenziosamente. La mia spada giapponese mutò quindi aspetto e si riplasmò nuovamente nella forma ottenuta al culmine del mio combattimento contro il re demoniaco; avvolta nella mia tipica aura venefica, lo spadone che avevo in mano sembrava davvero una di quelle armi presenti in opere di genere fantasy, che tuttavia non peccava tanto di incoerenza data la mia situazione.
<<E' molto bella, anche se leggermente inquietante>>, commentò una voce femminile alle mie spalle. Girandomi potei mirare il suo solito sorriso mentre congiungeva le mani con grazia. <<Sei migliorato a mutare la tua spada: ora sei più veloce>>, commentò contenta Kaguya.
<<Grazie, ma posso fare ancora meglio. Devo fare meglio>>, risposi mentre pensavo anche alle migliori capacità dei miei compagni, ma soprattutto alla poca praticità nel potenziare troppo lentamente la mia arma. Purtroppo mantenere la forma alterata della spada richiedeva ancora abbastanza concentrazione; mi serviva solo molta pratica per prenderci mano.
<<Faccio il tifo per te, Ren>>, mi incoraggiò lei facendomi l'occhiolino; chissà quando glielo avevo insegnato.
<<Allora, a maggior ragione, non posso rischiare di fare figuracce davanti ad una tanto graziosa fanciulla>>.
Fu in quel momento che percepii una presenza nuova intrufolarsi in quel luogo ormai a me quasi caro; tutta l'attenzione che riversavo sulla mia compagnia era eguale a quella che convogliavo costantemente per scandagliare i miei dintorni.
"Occhio o non occhio, è l'attenzione che fa la vera differenza tra un guerriero ed un soldato", mi aveva ammonito Masamune più di una volta; come mi aveva rassicurato poi Muneshige, era presto diventato un automatismo, anche perché altrimenti la morte diveniva un rischio ancora più concreto.
Kaguya rivolse uno sguardo interrogativo nella direzione percepita –ammirai la rilassatezza del suo gesto- mentre io portai le mani a fodero ed impugnatura. Un fruscio incerto tra i cespugli, e per prima cosa notammo delle penne nere come la notte: boccheggiando con un becco scuro, zampettò fuori un corvo umanoide vestito come uno yamabushi, cioè gli antichi monaci eremiti delle montagne. Osservai subito la corta spada che teneva al fianco, che rispetto a me poteva sembrare una wakizashi. <<Oh... nobile principessa, quale sollievo...>>, mormorando quelle parole la creatura cadde in ginocchio; a vedere bene era ferito, con rivoli di sangue violaceo che gocciolavano a terra ad ogni respiro. Ecco di chi era l'odore di sangue che avevo sentito.
Kaguya lo prese prontamente tra le braccia, macchiando il suo candido vestito, ed emanò un caldo bagliore dalle mani.
Diedi loro le spalle; non eravamo soli: sei kagemusha ci avevano raggiunto, aprendosi a ventaglio dinanzi a me. C'era qualcosa di insolito ma al contempo famigliare: questi avevano una lieve aura purpurea ed occhi con un po' di vita.
<<Levati, demone, non è affare che ti riguarda>>, ringhiò uno inaspettatamente; si stava riferendo a me.
<<Fino a poco fa non mi riguardava>>, affermai estraendo la katana, <<Ora invece sì>>. Chiunque fosse quel piccolo yokai, era chiaramente qualcuno legato alla mia amica; era quindi una ragione più che sufficiente per intervenire.
<<Noi eseguiamo la volontà del grande signore del clan Genji>>, dichiarò uno dei soldati. <<Preparati a morire, demone>>, disse un altro. Al che tutti loro estrassero le spade all'unisono; in sincrono fecero tutti un passo verso di me.
Tuttavia la mia mente era già connessa al mio acciaio; l'elsa era una parte di me, la guardia la mia armatura, la lama i miei artigli. Pregna di aura venefica, la mia arma cominciò a mutare forma. L'essermi allenato fino a poco prima aveva facilitato e velocizzato il processo. I nemici attaccarono con guardia alta per mulinare dei fendenti caricati. Mi abbassai e sciabolai orizzontalmente la mia spada. Nel momento esatto in cui cominciò a penetrare la prima corazza nemica, la tramutazione si era compiuta ed, ancora avvolta nel potere demoniaco, la lama scivolò attraverso ogni ostacolo.
"La vittoria non premia gli audaci ma aberra i codardi", era una frase che amava ripetere spesso Yukimura. I miei occhi si posarono su Kaguya, che mi ricambiò con un dolce sorriso, evidentemente contenta di aver curato in tempo l'inaspettato ospite. Più rischi per me, meno per loro comunque.
<<C'era qualcosa che non mi convinceva di loro, ma direi che per ora ci siamo tolti un problema. Il tuo amico dovrà spiegarci un po' di cose>>. Scesa la tensione, la mia arma era già tornata normale. Dovevo lavorare di più sul mantenimento della forma alternativa.
In un attimo la ragazza mi arrivò di fianco e posò le labbra sulla mia guancia prima che potessi reagire. <<Sei molto buono, Ren, ma non devi perdere la concentrazione dopo uno scontro>>.
<<Ma cos..>>
Lei si mise a ridacchiare coprendosi la bocca con la manica del suo kimono.
<<Beh, in questo caso non mi dispiace essermi distratto>>, ammisi. <<Comunque chi è il tuo amico?>>.
<<Lui è...>>. Prima che potesse continuare l'essere in questione balzò giù dalle sue braccia e fece un profondo inchino.
<<Io mi chiamo Souten, "sou" come blu e "ten" come cielo, e sono un Tengu del monte Kurama>>, fece piuttosto vivace. <<Sono in missione per conto del nostro re, Sojobou, e vi sono enormemente riconoscente per avermi salvato, nobile guerriero. Una misericordia davvero insolita per un demone di sicuramente alto rango>>. Stavo per ribattere di non essere tecnicamente un demone, ma non sapendo nemmeno io cosa fossi diventato ed avendo deciso coi miei colleghi di non sbandierare in giro il nostro essere umani giunti lì ancora vivi, rimasi zitto. Meglio non lasciare in giro troppe informazioni personali per i potenziali nemici in agguato.
<<E sono infinitamente riconoscente anche verso di voi, nobile principessa. E' davvero una gioia potervi rivedere; molte lune sono passate dalla vostra visita...>>. Pare che, prima di decidere di adottare il nome di "Kaguya", lei avesse ricevuto il soprannome di principessa.
<<Non mi dispiacciono i tipi loquaci ma apprezzerei sapere la dinamica degli eventi che hanno portato la mia spada a tranciare quei kagemusha potenziati>>.
<<Oh, esatto, erano potenziati dalla magia nera. E la vostra tecnica, seppur grezza, era spettacolare e degna di nota...>>.
<<Souten...>>, Kaguya lo interruppe.
<<Ah sì giusto>>, riordinando probabilmente le idee, il tengu si inginocchiò facendo un inchino da manuale.<<Una minaccia grava sul mio villaggio. La furia di un nuovo signore della guerra non morto vuole portare distruzione su queste terre partendo dal monte Kurama, ed io sono in viaggio per cercare spade valide che si uniscano alla nostra causa>>. Souten mi guardò dritto negli occhi. <<Vi chiedo umilmente di unire la vostra spada alle nostre, ed il mio re saprà ricompensarvi>>.
Incrociai gli occhi di Kaguya e poi tornai allo yokai; andava spedito ma aveva una fretta giustificata. <<Mi chiamo Nori Ren, e potrei essere interessato, ma direi di parlarne con calma bevendo una tazza di tè>>.
<<Ritengo sia un'ottima idea>>.
Kaguya invece disse di dover andare e sparì annunciando che ci saremmo rivisti a breve. Di conseguenza invitai Souten alla dimora condivisa coi miei amici. La mia decisione era dovuta alle informazioni ottenute dai due vassalli tanuki e volpe: mi avevano raccontato di come i loro clan fossero stati scelti da un essere misterioso per detenere un tesoro sacro, e mi avevano anche raccontato del prestigio del clan dei tengu, che però erano difficili da trovare per via di una potente barriera che rendeva arduo raggiungere il monte su cui risiedevano.
Evocai mentalmente la porta mistica, che aprendosi ci permise di raggiungere velocemente la meta. Non era saggio invitare uno sconosciuto, ma mi fidavo del mio intuito e del appoggio dei miei amici.
<<Oh... un karasu tengu>>, <<Non ne vedevo uno da davvero tanto>>, subito incontrammo Komaru e Rinosuke. Solitamente questa era l'ora del tè per loro, ma invece si stavano accingendo a servire da bere ai loro padroni. Karasu significa corvo.
<<Vi chiederei una tazza per me e per il nostro ospite>>.
<<Ben tornato, Ren. Vedo che hai portato un ospite interessante>>, mi accolse Sanada.
Date alzò un angolo della bocca ed annuì, <<Stavo giusto parlando dell'aria di tempesta che sentivo oggi. Immagino il piccoletto sia qui ad annunciarne l'inizio>>.
<<"Non serve un occhio draconico per osservare il mondo">>, citai il mio stesso amico>>.
L'altro ridacchiò sorseggiando del tè verde, <<Puoi dirlo forte>>.
<<Parla pure, Souten>>, fece gentilmente Nobushige.
Lo yokai rimase un attimo interdetto, ma si riprese quasi immediatamente. <<Porgo i miei saluti a voi demoni valorosi. Ho già osservato l'abilità del nobile Ren, ma noto con piacevole stupore la notevole tempra che vi accomuna>>.
Lo sguardo di Masamune si fece più serio ma anche divertito.
<<Io sono Souten, figlio di Sojobou, re dei tengu del clan Kurama>>, continuò il tengu. <<Sono stato mandato a cercare alleati per la nostra nobile causa, ed in particolare ero alla ricerca di due famosi guerrieri noti per aver fermato la Battaglia delle Illusioni>>. Così pare fosse stata soprannominata la battaglia in cui kitsune e tanuki si erano sfidati per ottenere la ciotola del Buddha.
<<Cosa vuoi da loro>>, domandò secco il Dokuganryu.
<<Un risvegliato ha ottenuto un potere oscuro, e sta marciando con un esercito di kagemusha e demoni verso il nostro monte>>.
<<Un risvegliato?>>, domandai dopo essere rimasto intrigato dalle parole "ottenuto potere oscuro".
<<Sono rari ma capita che dei kagemusha dallo spirito forte riacquistino la capacità di pensare insieme ai loro ricordi da vivi. A quel punto diventano capaci di assorbire l'essenza dei nemici sconfitti per rafforzarsi>>.
Mi tornò in mente Nobunaga.
<<L'avvento di un nuovo re demoniaco quindi>>, commentò sovrappensiero Yukimura.
<<e...>>. Masamune invitò Souten a continuare.
<<E nel caso vogliate unire le vostre lame alla nostra causa, potremmo accordarci su una giusta ricompensa... come ad esempio qualche tesoro in particolare... oltre al nostro supporto futuro in caso di necessità>>. Il tengu era stato anche fin troppo chiaro e probabilmente aveva fatto i suoi compiti prima di partire, oltre ad avere avuto fortuna.
Io scambiai un'occhiata con Date, e poi entrambi osservammo Yukimura annuire per essere sicuri di esserci capiti.
<<Io sono Date Masamune, detto il  Drago dal Occhio Solo>>.
<<Io sono Sanada Yukimura, detto il Demone Cremisi della Guerra>>.
<<Hai trovato le persone che cercavi>>.
<<Dovremo parlare prima col tuo signore, e prima ancora prepararci per la guerra, ma hai colto il nostro interesse, piccoletto>>.
<<E' profonda la gratitudine per le vostre parole>>.
"E' in gamba questo yokai", pensai. <<Rimani a mangiare?>>, domandai.
<<Vi ringrazio per l'offerta, ma non posso abusare troppo della vostra gentilezza, ed ho altri compiti che mi aspettano>>, disse con un profondo inchino. <<Per poter raggiungere il nostro villaggio, usate questa>>, aggiunse porgendomi una piuma nera, <<vi indicherà il cammino>>. Quindi fece degli inchini anche agli altri due e se ne andò.
Io e Masamune dirigemmo lo sguardo verso Yukimura per conferma; lui ci ricambiò annuendo: <<Sì, sa cosa cerchiamo e forse ha qualcosa che potrebbe interessarci. Non sono sicuro di cosa>>.
<<Un buon segno>>, commentai.
<<C'è solo da comprendere meglio la situazione e sapere poi cogliere il vento favorevole>>, aggiunse Date.
<<Si parte quindi?>>. Non dovevamo fare preparativi specifici per muoverci in quel labirinto, ma tuttavia la mia mente doveva ancora carburare prima di partire.
<<No, prima dobbiamo fare un bel banchetto e brindare all'arrivo della tempesta!>>. Nobushige sembrava piuttosto gioioso.
<<Ben detto, collega>>. Il Dokuganryu alzò un angolo della bocca mostrando i denti da predatore.
Passammo una piacevole serata, e personalmente dormii piuttosto sereno; i nervi cominciavano finalmente ad indurirsi.
La mattina seguente partimmo portandoci dietro giusto qualche borraccia  fatta con canne di bambù. Scoprimmo presto l'uso della piuma scura: non conoscendo la meta, diverse porte scorrevoli ci apparvero intorno, ma sempre su una appariva una piuma nera come decorazione dopo pochi secondi.
<<Come una bussola>>, borbottai tra me e me.
Boschi, pianure, spiagge, colline, sale di legno, sale di pietra; finimmo per passare da tanti luoghi, ma comodamente non dovemmo setacciare minuziosamente il tutto grazie all'occhio mistico del Dokuganryu. Giungemmo infine ad una larga cascata che sembrava partire dalla vetta di una montagna: Masamune comprese velocemente che avremmo dovuto attraversare quel muro d'acqua per raggiungere una grotta dalla quale avremmo potuto evocare la porta giusta per la meta successiva.
<<Un attimo>>, ci ammonì Nobushige.
<<Sì, ho notato dei canali dormienti di energia demoniaca dentro>>.  Il samurai indicò quattro statue di pietra raffiguranti tutte delle sorte di incrocio tra cane e leone; erano poste a coppie su entrambe le rive del fiume.
<<Quindi quei cosi sono vivi>>, mugugnai seccato.
<<Dei Komainu come guardiani... una gran bella vista>>, contemplò Yukimura. Ci avvicinammo sfruttando del ciottolato sparso sulla superficie liquida, che sembrava come una strada sospesa sopra il flusso d'acqua.
Di risposta, gli occhi di quelle statue si illuminarono di energia arcana; vene luminose si formarono su tutta la loro superficie e si ersero di conseguenza puntando il muso verso di noi.
<<Chi osa profanare il nostro sonno?>>, domandarono le creature in coro.
Innanzitutto la diplomazia. <<Siamo stati invitati sul monte Kurama per unirci alla causa dei tengu>>. Avevamo già incontrato come sempre i soliti kagemusha e yokai sul cammino, ma Yukimura li aveva definiti "guardiani" non a caso.
<<Bene. Mostrate il vostro valore allora>>. Senza troppi convenevoli ci ritrovammo attaccati da questi quadrupedi che balzarono come tigri fameliche.
<<Come al solito>>.
<<Puoi dirlo forte, Ren>>.
<<Mostriamogli dunque il nostro valore di guerrieri!>>
Gli avversari erano piuttosto rapidi nonostante la massa e la consistenza, ma soprattutto avevano un tale coordinamento e gioco di squadra che sembravano essere tutti manovrati dalla stessa mente.
Mi slanciai a spada sollevata, per poi sferzare la lama verso il basso con tutta la forza; l'essere di pietra schivò -come avevo previsto- e quindi attaccò con una zampata. Non portò a termine l'attacco che venne intercettato da un Yukimura alla carica, mentre io slittavo verso la creatura che stava andando alle spalle di Masamune, proprio mentre questi stava mulinando una lama verso il precedente avversario di Sanada, difendendosi contemporaneamente dal quarto nemico con l'altra arma. Era tutto molto caotico ma al tempo stesso armonioso, che a ripensarci col senno di poi saremmo potuti sembrare dei danzatori professionisti ad ipotetici spettatori. Questo modo di combattere non era certo pratico per noi, ma risultava un buon allenamento considerando l'inferiorità numerica ed il tipo di avversari.
Poteva bastare. La punta della lancia a croce esplose come un meteorite incandescente sul muso di un komainu, mentre due saette trapassarono i fianchi di un secondo. Loro due mi avevano dato l'occasione per concentrarmi; pure la mia arma mutò e, trasudando aura venefica, ghigliottinò un terzo.
Il quarto era già  balzato con le fauci rivolte a me: una strategia naturale l'attaccare prima il nemico più debole. Potevo intercettarlo, quasi potessi afferrarlo in qualsiasi momento.
Qualcosa di sinistro sferzò l'aria ed andò a schiantarsi contro la viva roccia proprio a mezz'aria; la mia vista dinamica mi permise di accorgermene subito e la rielaborazione cognitiva postuma mi permise di riconoscere un teschio dall'aura scura nel oggetto misterioso. Mi girai verso la fonte di quell'attacco.
<<Prodi guerrieri, un combattimento sublime ma lasciate che io, Minamoto no Yoritomo, vi assista>>, dichiarò l'uomo misterioso che scorsi. <<Arcieri!>>, gridò, ed una dozzina di kagemusha si misero a tendere degli archi per poi scoccare quasi subito delle frecce imbevute di tenebre. Quella pioggia letale si abbatté sulla creatura tramortita decretandone la fine.
Il nuovo arrivato avanzò solenne facendo un gesto verso i suoi soldati, come per indicargli di rimanere in attesa; intanto altri kagemusha e demoni armati apparvero da una larga porta scorrevole. L'uomo si fermò davanti a noi e sorrise annuendo. Era un uomo di mezza età dai lineamenti taglienti e l'espressione fiera. Capelli di media lunghezza  buttati all'indietro  insieme ad  una lungo codino, con baffi ben curati ed un pizzetto sul mento –in qualche modo mi ricordava un leone. Aveva un'armatura colore indaco sopra una veste bianca; rimasi colpito da uno specchio rotondo che teneva incastonato sulla cotta: era un oggetto strano poiché sembrava avere una superficie riflettente, ma era scuro come se fosse una finestra posta su un abisso; mi ricordava lo specchio nel quale avevo visto la dea Saya.
<<Una piacevole sorpresa trovare qui dei guerrieri risvegliati>>. Una strana scintilla dorata apparve per un attimo sul suo specchio. <<Ancora più rari: dei guerrieri vivi>>.
Lanciai un'occhiata ai miei amici, senza trascurare i nuovi arrivati. Sembravano entrambi meravigliati; Nobushige si capiva facilmente, ma riconobbi lo stato d'animo di Masamune dal sopracciglio sinistro alzato di un paio di millimetri. Ormai lo conoscevo abbastanza.
<<Ci stavamo semplicemente allenando, ma apprezziamo il pensiero>>.
<<E' una piacevole sorpresa pure per noi aver modo di incontrare dei guerrieri non non-morti>>.
Io rimasi in silenzio abbozzando un mezzo inchino. Non mi sembrava stessero usando modi a me sconosciuti, ma non volevo rischiare di fare errori di etichetta.
<<E ditemi, cosa vi porta in questo luogo dimenticato dagli dei? >>
<<Il nostro acciaio ed i nostri spiriti>>. Yukimura sapeva cosa voleva sentirsi dire l'altro; non che fosse probabilmente diverso da quello che provava sinceramente in quel caso.
<<Ottima risposta>>, commentò il probabile risvegliato. <<Allora permettetemi di omaggiare tali spiriti invitandovi a mangiare e bere nella mia tenda>>, aggiunse dopo una risata greve. <<Il grande clan Minamoto accoglie sempre i guerrieri più validi, ed io, Yoritomo, ne apprezzo sempre le storie e la compagnia>>.
Sanada annuì a Date come per confermargli un dubbio.
<<Vi siamo grati per la vostra ospitalità. Il mio nome è Masamune del clan Date, figlio di Date Terumune. Sono onorato di avere di fronte il primo Shogun e grande condottiero della guerra di Genpei>>.
<<Oh, quindi sei un discendente di un mio clan vassallo>>, disse Yoritomo dopo un'altra rapida occhiata allo specchio. <<Fiero di aver contribuito alla nascita di un clan tanto valido>>, quindi scrutò verso Nobushige.
<<Porgo i miei saluti. Io sono Sanada Yukimura, figlio di Sanada Masayuki>>
<<Ah notevole, colui che verrà nominato guerriero numero uno in Giappone>>, fece l'altro. <<Un secondo figlio, eh...>> Una quasi impercettibile smorfia apparve per un attimo sul suo volto; intendeva dire probabilmente che Nobushige era il secondo figlio di Masayuki. Non compresi la sua reazione, ma non ci diedi importanza.
<<Ed abbiamo pure un sangue misto qui>>, aggiunse posando gli occhi su di me>>.
<<Porgo i miei saluti. Io mi chiamo Ren Nori, e sì, mio padre viene da Occidente>>.
<<Per essere un civile e pure un non puro te la cavi bene a combattere. Il mondo è pieno di sorprese>>.
Doveva aver notato il mio volto pieno di interrogativi, quindi continuò: <<Un privilegio dei morti è quello di conoscere i vivi; anche se molto più probabilmente si tratta di una maledizione per chi non trasmigra>>.
Non fu molto chiaro, ma mi ricordai dei miti greci dove gli eroi scendevano negli Inferi per farsi condividere la conoscenza dei morti; magari si trattava di quello, ma anche quello specchio scuro era piuttosto sospetto.
<<Beh, direi che possiamo avanzare>>. L'uomo indicò la cascata, le cui acque si erano spostate lateralmente come se fossero tende. Quindi con cautela avanzammo: non ci trovammo in una caverna ma direttamente in un deserto.
<<Bene, ora possiamo andare>>, annunciò Yoritomo stendendo un braccio, oltre al quale apparì conseguentemente una enorme porta scorrevole.
<<Cosa facciamo?>>, sussurrai ai miei colleghi.
<<Non ha intenzioni malvagie per ora>>, mi rassicurò Yukimura.
<<Andiamo. Ora come ora ci servono informazioni>>. E quindi procedemmo adagio a seguire il gruppo. Solo una piccola porzione dell'esercito ci aveva seguiti nel deserto, quindi non avremmo messo molto ad attraversare il portale.
<<Ma è possibile che sia lui il...>>
<<Sì, è lui. Però non mi sembra abbia quello che cerchiamo>>.
<<Anche io non ho alcuna interferenza nel mio occhio, quindi ci sta davvero che quel pennuto abbia la giusta paga per i nostri servigi>>.
Attraversando la porta incantata ci ritrovammo in una vasta pianura ricca di capanne sparpagliate, tutte intorno ad un rettangolo di terra recintato da pali con stendardi di stoffa, ed al centro una capanna alta. Ovunque si poteva vedere l'emblema di una genziana stilizzata.
<<E' l'emblema del clan Minamoto>>, mi spiegò Nobushige.
<<Prego, venite>>, ci invitò lo storico primo Shogun del Giappone, facendoci entrare proprio in quella tenda centrale. In fondo c'era una specie di sgabello, ma fece mettere dei cuscinetti sul tappeto per terra, chiamando poi delle ancelle dal volto coperto, con maschere bianche e prive di dettagli, per servirci del sakè. Non sembrava esserci alcun veleno, quindi bevemmo con gusto; ascoltammo poi i racconti delle antiche gesta belliche del nostro ospite.
<<E' una necessità, per mantenere una società con dignità, che ci sia la casta guerriera a guidare le persone. Anche la classe sacerdotale e la classe regnante, dovrebbero mantenere l'equilibrio tra i loro ruoli e quello da guerriero, perche non solo devono essere capaci di combattere per la vita, ma anche per l'anima e lo spirito>>.
<<Sono le fondamenta su cui si basa il nostro mondo e l'essenza dei nostri destini come nobili guerrieri. Sono davvero lieto che voi abbiate contribuito enormemente a porre le fondamenta per tutto questo>>.
<<Tuttavia ora siamo in una piena tempesta di guerre>>, affermò Masamune sfiorandosi la tsuba sul suo occhio. <<Ricerchiamo la nobiltà, ma in definitiva veniamo spinti dalle nostre ambizioni... non che mi dispiaccia, ma alla fine dovremo conquistare l'armonia per essere coerenti con i nostri principi>>.
<<Hai colto il punto, giovane drago. L'ambizione è una fonte di energia necessaria, ma deve essere controbilanciata dalla rettitudine>>.
<<E' un'etica che richiede un equilibrio sottile>>.
<<Esattamente>>, fece Yoritomo con un angolo della bocca alzato. <<Mi leggi nel pensiero, ragazzo. Il punto fondamentale sta nella rettitudine, che trasforma l'eccessiva durezza in freddezza; abbandonarsi alla benevolenza oltre misura tuttavia tramuta il lasciarsi andare in debolezza>>.
<<Questa sarebbe la rettitudine... non posso che contemplarla con convinzione. Se ci fosse qui il mio fidato Kojuro sarebbe estasiato di parlare con voi>>.
<<E' giusto e piacevole che il guerriero sia anche filosofo, altrimenti non saremmo altro che solo uomini di guerra>>.
Io mi limitavo ad annuire.
<<Vedo che c'è anche un kenshi, fra di voi>>, fece il risvegliato dirigendo lo sguardo su di me. Kenshi era un modo per definire i mercenari privi del rango di samurai.
<<Ho la benevolenza e gli insegnamenti di due grandi samurai, per tenermi in vita. Il minimo che possa fare è servirli al meglio con la mia spada>>. Cercai di essere il più diplomatico possibile.
<<E fai bene. Fintanto che sei conscio del tuo ruolo e della tua posizione, sono più che bendisposto a trattarti come un guerriero>>. La sua risposta non mi convinse del tutto, ma la mia era stata quella corretta.
<<Beh, senza tergiversare altro, direi di passare all'argomento principale per cui vi ho invitato, oltre alla compagnia per bere>>, richiamò la nostra attenzione l'ospite battendo la mano libera dal piattino sul pavimento. <<Voglio le vostre lame al mio servizio>>.

I Guerrieri PerdutiWhere stories live. Discover now