-Capitolo 6-

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<<Vi do il benvenuto all'ingresso per il Naraku, giovani demoni>>, il mio mentore fece un cenno con la mano sinistra e le fiamme nere del suo mantello si espansero: con movenze serpentine andarono ad avvinghiarsi alle colonne di legno vicine. <<Siate onorati che a guidarvi a destinazione ci penserò io, il re demone del sesto cielo Oda Nobunaga!>> Il Naraku era riferito agli inferi giapponesi in pratica.
<<Avevo intuito sentendo i nomi dei tuoi sottoposti, ma è comunque un onore inaspettato incontrare il grande conquistatore di Owari>>. Masamune sembrava teso per la prima volta da quando lo avevo conosciuto.
<<Sapevo che nel nord stava crescendo un cucciolo di drago... sembri un tipo interessante, e quindi potrei concederti di bere insieme prima di ucciderti>>, fece Naga dopo aver osservato bene l'altro.
<<Una proposta interessante, ma il finale non è altrettanto allettante>>.
<<Rispetto il grande condottiero che è davanti a me, ma una domanda: siete sopravvissuto dopo il tradimento del nobile Akechi ritrovandovi qui o...>>
Da quel che mi avevano raccontato i due, parlando degli eventi più famosi del loro tempo, il famoso capo del clan Oda, conosciuto anche come Nobunaga il folle, era morto in un incendio al tempio Honnouji, appiccato per suo stesso ordine quando si era ritrovato circondato dal suo vassallo traditore, Akechi Mitsuhide. Dopo il tumulto della sua morte, il potere era stato preso dall'altro suo sottoposto, Hashiba Hideyoshi.
Nobunaga si lisciò quindi il barba con una mano squadrando bene Yukimura. <<Mi ricordo di te, sei il cucciolo di Tigre dei Sanada. Visto che sei venuto a riassaporare la sconfitta, ti concedo  la risposta: nel fuoco della guerra sono diventato cenere, e dalla cenere sono risorto per continuare a combattere il caos in questo luogo maledetto>>.
<<Non andrà come l'ultima volta. Anche se il mio signore è nuovamente assente, colgo questa occasione per mostrarvi meglio il mio fervore di guerriero>>.
Da quel che sapevo, Nobushige aveva combattuto sotto a Takeda Shingen, il signore della regione di Kai, ma questi era morto proprio prima della battaglia contro le forze di Oda per cause poco chiare; era un argomento dolente e non avevo potuto sapere altro.
Naga emise un cachinno gelido. <<Allora non dovrai farti ammazzare facilmente come la grande Tigre del Kai; troppo concentrato sulla preda, da non rendersi conto di avere un predatore alle spalle>>.
<<Cos.. allora...>>
Yukimura balzò con ira esplosiva verso Naga ed in quell'attimo percepito lentamente potei scorgere la sua espressione spensierata e gioiosa tramutarsi in quella di una fiera demoniaca. La lancia divenne interamente incandescente e la lama come una fiamma ossidrica. Oda alzò un angolo della bocca e non provò a schivare o a impugnare un'arma; la cosa influenzò evidentemente il mio amico, dato che notai pure io i suoi movimenti irrigidirsi a metà attacco.
<<Sei uno stolto cucciolo>>, con quella affermazione il re demoniaco si riparò col mantello, che contrastò, col solo impeto delle proprie fiamme, l'arma di Nobushige; quindi spostando quella pelliccia fece perdere la stabilità di posizione all'avversario e, con la mano dominante, generò una spada, che sciabolò nell'apertura creata andando a colpire verso il petto. Il mio collega riuscì all'ultimo a coprirsi con la parte di bastone, ma venne comunque sbalzato via.
Date si mise in guardia e, nonostante il mio strazio interno, feci lo stesso io: una pistola arcaica era puntata verso il mio amico.
<<Pensi di prendermi alla sprovvista una seconda volta?>>, Masamune aveva perso la calma per il fatto di sentirsi sottovalutato.
<<Sì, lo penso>>.
Un paio figure si buttarono di lato a noi due; io riuscii ad intercettare un colpo d'ascia con la mia katana, mentre il mio compare intercettò una lama con una spada ed un proiettile con l'altra. Tuttavia Nobunaga continuò con uno scatto, colpì l'arma libera e tirò un calcio pesante all'addome del dokuganryu, facendolo volare via .
Usai l'aura corrosiva per tagliare un braccio al mio nemico, ma mi bloccai; qualcosa era strano: davanti a me c'era Yasuke con la ferita al petto cauterizzata, ma aveva gli occhi completamente bianchi e mormorava con voce pregna di fedeltà ed insana disperazione.
<<Non vi lascerò morire di nuovo, mio signore... siete il mio benefattore... mi avete reso un guerriero... sono il vostro scudo...>>
Istintivamente feci qualche passo indietro, ma Naga ed il suo servo Ranmaru non ne approfittarono. Quest'ultimo era in uno stato simile al guerriero d'ossidiana.
<<Combattete come una belva, piuttosto che un samurai>>.
<<Preferisco perseguire la grazia in combattimento, ma devo contemplare comunque il forte>>.
Yukimura e Masamune si erano rialzati e riavvicinati velocemente. I due servitori del re demone ci piombarono subito addosso come bestie rabbiose. Lanciai uno sguardo a Oda e mi accorsi che del fumo nero si era mescolato a quello prodotto dai muri in fiamme, e si era accumulato fra i palmi delle sue mani; il fumo si unì al fuoco scuro e venne rilasciato a getto verso di noi. Venimmo sbalzati tutti e cinque, contro il muro in fondo, che cedendo ci fece finire sul tetto del piano di sotto.
<<Sono spariti gli altri due Nue catturati>>, annunciò Date.
<<Preparatevi>>, ci ammonì Nobushige, nonostante lo fossimo già da tempo.
L'essenza dei due Nue avvolse i corpi di Yasuke e Ranmaru, formando un alto e rovente vortice unico. Quando questo si dissolse una nuova creatura venne generata: un orco muscoloso dalla pelle d'ossidiana, alto sui quattro metri; quattro braccia e due teste dai lunghi capelli sciolti,con un corno argentato ciascuno. Teneva due imponenti asce bipenne  con ogni paio laterale di braccia.
<<Io sono  Ryomen Sukuna, la furia e la compassione del mio signore. Generato dalle fiamme e dai cuori sinceri di due guerrieri leali>>, la voce dell'essere riecheggiava da quanto possente e si sentiva chiaramente che era generata da due voci diverse sincronizzate - le voci dei due che erano serviti da materiale per la nascita di questo nuovo nemico. <<Mi occuperò di darvi degna sepoltura dopo avervi frantumato le ossa e tranciato le carni>>. Si scagliò verso di noi con una velocità impensabile per la sua mole, ma ci disperdemmo subito; immediatamente lo attaccammo da tre lati diversi. Avevamo ormai la nostra esperienza nel gestire mostri più grandi e forti di noi.
Il Ryomen Sukuna roteò su sé stesso senza esitazione alcuna e mulinò le due asce con impeto; noi evocammo gli incantamenti spirituali per le nostre armi, ma il nostro nemico a sua volta permeò le sue: una con fulmini neri e l'altra con fiamme nere. Le energie demoniache si scontrarono e noi umani più leggeri venimmo spinti via dall'esplosione spirituale.
<<E' forte, abile e veloce. Una sfida interessante>>, commentò Nobushige.
<<E' un bene per le nostre truppe che duecento kagemusha non possano essere potenziati, ma qui la situazione può farsi noiosa se il re demoniaco si unisce alla sua creatura>>, ammise Masamune.
Era quello il momento che mi riguardava - il momento per agire per il nostro fine ma anche per me stesso.
<<Ren...>>, Yukimura aveva capito ovviamente.
<<Amici, mi occupo io di Naga, voi pensate a questo qua>>.
<<Cosa dici Ren? Non è a parole che puoi comunicare con un re demone>>, pure Date aveva capito senza potermi leggere nel pensiero.
<<Allora comunicheremo con le spade!>>, dichiarai. <<Lo so di essere il più debole ed il meno abile, ma è qualcosa che devo fare io ed ho la determinazione per farla>>.
<<Mi affido a te allora, Ren>>, fece Nobushige tirando su il pollice con la mano sinistra, come gli avevo insegnato io tempo addietro.
<<Fa come ti pare...>>, disse Masamune. <<Ma vedi di non morire>>.
<<Avete finito? Possiamo continuare?>>, Ryomen Sukuna era educatamente rimasto in attesa. Non me lo aspettavo, ma apprezzai la cortesia.
<<Certamente>>, quindi mi girai e tornai dentro la stanza di prima ripassando dalla parete distrutta.
Naga era fermo dove lo avevamo lasciato, con la sua spada piantata al suolo - la sua arma non aveva niente di orientale, dato che era una spada a due mani, con la lama larga soprattutto vicino all'elsa ed andava poi a restringersi fino alla base della punta; squame argentate decoravano la parte centrale di questa lama e la guardia aveva  una forma a corona, con una croce ansata in fondo all'impugnatura.
Mi avvicinai lentamente e conficcai la mia katana al suolo dopo essermi fermato a quattro metri da lui.
<<Sapevi tutto ma invece di uccidermi mi hai aiutato; perché?>>
Naga tirò fuori la pipa con cui era solito rilassarsi durante le nostre chiacchiere. <<Sei un tipo interessante, ragazzo. Ero curioso di vedere la follia che è in te>>.
<<Cosa c'è di folle nel voler sopravvivere e tornare dai propri cari?>>, la mia domanda scatenò ilarità inaspettata.
<<Io trovo folle il mondo a cui vuoi fare tanto ritorno. Folli e deboli gli uomini. Folli le ragioni per continuare le proprie esistenze. Tutti partono dal fango ma dovrebbe essere sensato ambire ad ergersi come fiori di loto, prima di bruciare nel fuoco della vita... vedo che il prezzo da pagare per la pace è stato alto>>.
Mi guardai intorno disorientato da quelle parole.
<<Io... non ti capisco... non vedo nessun fiore di loto ma solo un uomo che vuole bruciare tutto nelle fiamme della propria pazzia>>.
<<Se è la pazzia il prezzo da pagare per la mia ambizione, che così sia! Né Buddha né gli Dei potranno fermarmi>>.
<<Te lo chiederò una sola volta: sei disposto a cederci la pelliccia del Hinezumi che hai sulle spalle? E' quello uno cinque tesori sacri, giusto?>> Lo Hinezumi dovrebbe essere un rarissimo demone superiore immune alle fiamme, da quello che so.
<<Sai come funziona, ragazzo: se ambisci a qualcosa, allunga il braccio ed afferrala>>.
<<E' proprio inevitabile?>>
<<Quando si è dentro ad una tempesta non si possono evitare le onde>>.
Impugnai la mia arma e lo stesse fece il re demoniaco con la sua, per poi metterci in guardia; la mia posizione era grezza e ne ero cosciente, ma pure quella di Nobunaga aveva qualcosa di singolare oltre a generare una forte pressione; era come se avessi di fronte un gigantesco cobra pronto ad azzannarmi. Mi venne in mente il sogno della mia prima notte in quel labirinto.
<<Avanti, ragazzo!>>
<<Naga!>>
Calciai il pavimento e sciabolai la spada diagonalmente; lo stesso fece il mio avversario e ci scontrammo tramite l'acciaio mistico. Le lame rimbalzarono l'una contro l'altra più e più volte. C'era qualcosa che non mi convinceva: Naga non usava più armi da fuoco; che mi stesse sottovalutando? No, non si trattava solo di quello: aveva una tecnica più semplice, più sincera, più diretta.
<<Potremmo insieme portare ordine in questa prigione caotica, potremmo portare la pace tramite la guerra, potremmo forgiarci un nuovo destino!>>
<<Il mio destino è altrove!>>, risposi con rabbia che a malapena contenevo. Non volevo più accettare quella situazione in cui mi ritrovavo.
<<Il tuo presente per cui mi sono sacrificato è un fallimento: un mondo senza valori e senza guerrieri. Un mondo da cui ti stai alienando sempre di più tu stesso>>
Digrignai i denti. Masamune mi aveva ammonito di non parlare mai oltre al minimo necessario in combattimento, ma non potevo starmene zitto; tuttavia percepivo un vuoto nel petto che mi attanagliava sempre di più. Stavo cominciando a percepire l'essenza delle parole di Naga.
<<Io... io combatto per i miei amici, per rivedere la mia famiglia, per ritornare alla mia casa. E' una mia scelta e la mia ambizione!>>, concentrai quindi tutto il mio potere demoniaco nella mia katana.
<<Bene, ragazzo. Afferrala, la tua ambizione. Ora!>>, al che pure Nobunaga si mise a convogliare un'aura oscura  alla sua spada. In mezzo a fiamme e fumo le nostre armi entrarono in risonanza vibrando ed emettendo leggere onde d'urto ritmiche, formate da particelle luminose. Scattai.
Come col nostro primissimo attacco ci scontrammo nel centro della sala con i nostri strumenti di morte che impattarono avvolti da aura venefica e da tenebra. Continuai a spingere: quello doveva essere l'attacco decisivo e l'impeto era tale che non vi era modo di schivare o deviare a quel punto; solo avanzare e sopraffare con bruta forza e forza di volontà.
<<E' tutta qui la tua determinazione? E' tutta qui la tua follia?>>, il re demoniaco aumentò la pressione. Le mie mani stavano perdendo sensibilità da quanto stavo stringendo forte e dalle violente vibrazioni. <<Solo fin qui arriva la tua presa?>>
<<No!>>, gridai con tutto il fiato che avevo in petto. <<La mia follia non ha limiti!>>
A ripensarci non so perché scelsi quelle parole, ma una volta dette la mia arma rispose alla mia volontà e cominciò a mutare: la lama scura divenne larga, con squame di serpente viola al centro, ed a doppio filo, un anello sotto all'impugnatura, una guardia con sopra dei simboli arcaici chiamati "tomoe"; a differenza della spada del mio avversario, la lama della mia si allargava partendo dalla guardia fino alla base della grossa punta. Dovevo cogliere il momento; convogliai tutto me stesso in quell'ultimo sforzo e l'energia mistica che si era accumulata in mezzo e noi duellanti esplose dal lato di Oda. Il suo corpo venne sbalzato via, ma egli riuscì a riprendere l'equilibrio ed a fermare l'inerzia del movimento conficcando di nuovo a terra la sua arma.
<<Ben fatto, Ren>>.
<<Stai diventando un guerriero niente male>>.
Masamune e Yukimura mi erano arrivati dietro, dandomi una pacca ciascuno sulle spalle.
Ricominciai a respirare: mi accorsi solo allora che stavo trattenendo il respiro.
<<Lode al vincitore>>, mi fece Naga raddrizzandosi. La sua spada si spezzò di netto e divenne cenere. <<Avanti, poni fine a questo capitolo della tua storia>>.
Strinsi forte la presa dell'elsa e mi morsi il labbro. Sapevo di doverlo fare - era una mia responsabilità.
<<Forza, in battaglia non c'è posto per la pietà; ce n'è già di spazio nel cuore del guerriero>>.
Volevo cercare una soluzione alternativa, ma in fondo capivo che era quello ciò che dovevo fare e non potevo permettermi di fuggire.
Osservandomi, l'espressione di Naga si addolcì tornando a quella a cui mi aveva abituato in veste di amico e mentore. <<Ricordati, ragazzo, non fare i miei stessi errori: io avevo l'ambizione di creare un futuro migliore per il Giappone ed il suo popolo, ma per conseguire ciò sono dovuto diventare un feroce demone. Il confine che separa il desiderio dalla ossessione è davvero effimero, ed ho pagato caro ciò che erroneamente consideravo come una forza; mi sono creato un'armatura con la paura, mentre la mia lama perdeva il filo necessario ad afferrare il futuro tanto agognato. Mi sono lasciato divorare dalla follia, affidandomi alla promessa che feci fare al mio amico Mitsuhide>>. Alzò lo sguardo verso l'orizzonte, come per ricordare qualcosa del suo passato. <<L'ambizione di un folle è come un sogno dentro ad un sogno...>>
Cominciai ad avvicinarmi, passo dopo passo, col corpo che mi sembrava sempre più pesante.
<<Continua ad affilare la tua lama col tuo cuore ed afferra il tuo futuro!>>.
<<Lo farò, amico mio>>. Mi misi in guardia e tirai un affondo con l'arma, trafiggendo il suo petto.
<<Permettimi di vedere questo futuro tramite i tuoi occhi, Ren>>.
Afferrai il messaggio; lo morsi alla gola. Percepii tutta la sua linfa vitale, tutta la sua energia spirituale, tutta la sua anima. Divorai tutto.
Lacrime di sangue rigarono le mie guance. Anche se diventato ormai una sorta di demone, potevo ancora piangere.
<<Andiamo, Ren. Abbiamo vinto>>. Il dokuganryu aveva un insolito tono gentile, ma apprezzai la cosa.
Le fiamme stavano divorando tutto il castello, quindi scendemmo velocemente e senza danni, grazie alle nostre capacità fisiche sovrumane ed i polmoni migliorati. Komaru e Rinosuke erano tornati a combattere con i loro simili; erano riusciti a sconfiggere con molta pazienza i soldati che avevamo affidato ai due clan, mentre molti kagemusha non alterati con l'essenza di Nue erano stati intrappolati, dopo che i nostri alleati avevano fatto crollare parte della struttura di contenimento sopra di loro. Considerando del centinaio che eravamo riusciti a sconfiggere subito all'inizio anche con la nostra strategia, alla fine eravamo riusciti a contenere le nostre perdite: una dozzina in tutto. La mancanza di un leader tra i kagemusha aveva giocato parecchio a nostro favore.
<<Sei caduti tra i miei prodi, proprio come quei kitsune>>
<<Sei caduti tra i miei valorosi, proprio come quei tanuki>>
I due capi clan sembravano contare i morti per dimostrare qual clan fosse superiore all'altro, ma si ritrovarono in parità - cosa che succedeva spesso da quello che seppi dai due nostri vassalli.
<<Siete stati ottimi soldati, molto meglio di quanto immaginassi>>, Date elogiò i nostri alleati animali.
<<Vedo che siete migliorati dall'ultima volta, ne sono molto lieto>>, fece tutto contento Sanada.
Avevo già sentito i loro racconti su come avevano affrontato le volpi ed i procioni nella loro prima settimana, ottenendo i due vassalli e la ciotola del Buddha, ma dopo la battaglia di quel giorno capii che per quanto fossero potenti le illusioni dei due clan, risultavano del tutto inutili contro l'occhio del drago e le orecchie della tigre. Considerando il vantaggio del intromettersi quando ormai le due fazioni erano già indebolite dalla lotta, potevo capire come avessero fatto quei due a riuscire nella loro impresa fin da subito senza avere la possibilità di usufruire del enorme rafforzamento fisico dato dalle ceneri e dai fumi dei kagemusha.
<<Quindi direi che è ora di festeggiare per la vittoria!>>, gridò Masamune alzando un braccio con una spada impugnata; al che le creature risposero con un boato di consensi e gioia febbrile.
Quindi tornammo nel campo con le due statue dove avevamo incontrato i due clan e ci trovammo diverse pietanze e grosse botti di quelle che ogni tanto si procuravano Komaru e Rinosuke: sakè - un sakè molto buono per giunta. Un gruppo di razza mista si era munita di strumenti musicali antichi per mettersi a suonare, mentre avvenenti ragazze dall'aspetto umano, ma con orecchie e code animali, che tradivano la loro vera natura, danzavano tenendo dei ventagli e con addosso kimono dai colori sgargianti e motivi floreali.
<<Adesso è ora di divertirci e vivere anche per i caduti>>, mi disse Nobushige prima di andare a ballare, anche lui con un ventaglio.
<<Ammira la mia danza della spada ed impara, Ren>>, mi fece Masamune, che con grazia andò ad unirsi agli altri a ballare mulinando con eleganza una singola katana.
Finalmente riuscii a sorridere; mi resi conto che quello era il loro modo di tirarmi su il morale e di mostrarmi la gioia del guerriero che ha conquistato la vita. Ero indubbiamente triste ma, come aveva detto Naga, questo era un capitolo della mia storia; ce ne sarebbero stati altri ed io li avrei accolti con serenità, per quanto possibile.
Accontentai i miei amici e facemmo baldoria. Ero davvero felice di avere incontrato loro in questo posto.
Dopo un'oretta sentii il forte bisogno di una tregua e mi allontanai evocando una porta; andai nel luogo dove ero solito incontrare Nobunaga quando mi faceva da mentore e quando ci raccontavamo diverse storie. A ripensarci era davvero avido di conoscenze, soprattutto del mio mondo, per quanto poi mi avesse rivelato di detestare qualcosa de mio presente tanto da sconsigliarmi di ritornarci. Forse un giorno avrei compreso meglio le sue parole.
Lo scrosciare ritmico della cascata mi rilassò gradualmente e mi appoggiai ad un albero vicino a contemplare le stelle – ancora mi domandavo se fossero illusioni o se semplicemente un'intersezione irraggiungibile tra la realtà e questo spazio mistico. C'era la luna piena; sembrava quasi vicina, che desiderai di poterla afferrare. Era un'idea insensata ed impossibile in tutti i sensi, ma era la mia ambizione più grande in quel attimo.
<<Vorrei tanto rivedere Kaguya>>, mormorai.
Alcune farfalle ametista colsero il mio interesse con la fievole luce che emanavano svolazzando.
Là, nel buio della notte, la vidi; vidi apparire una ninfa celeste, accarezzata dalla fredda luce lunare, tanto da farla risplendere di bagliori eterei. Le farfalle le diedero il benvenuto festose girandole intorno, mentre i suoi occhi miravano traslucidi verso il cielo; aveva un qualcosa di malinconico la sua espressione, ma presto si mutò in un sorriso forzato. Il mondo si fermò per me. Sono veramente felice di essere vivo... ancora, pensai. A ripensarci, era proprio chiaro quanto fossi poco abituato a mirare la grazia femminile, in quel mondo pieno di mostri ed in compagnia di due uomini fissati di guerra; lei era l'eccezione - una piacevole eccezione.
Come d'incanto Kaguya era apparsa lì. Mi notò e stavolta il suo viso si illuminò di calda luce con un sorriso; ricambiai contento. Con un balzo poco umano la raggiunsi sull'altra sponda.
<<Sono lieta di vederti>>.
<<Lo sono anch'io>>, e lo ero davvero. Ci sedemmo su alcune pietre lisce e rotonde li vicino; erano le stesse che ero solito usare insieme a Nobunaga.
<<Oggi con quali storie mi delizierai?>> Lei non aveva ricordi del suo passato ed io solitamente le racconto del mio di passato, anche se giustamente non potevano mancare le nostre avventure del presente, in questo labirinto magico.
<<Oggi... oggi ho rivisto quel mio amico Naga>>, mi bloccai un attimo poi alzai un angolo della bocca prima di ricominciare, <<Sai... ho scoperto che era un personaggio storico molto famoso e che si è fatto carico di tante cose... per portare la pace in Giappone. Ha fatto dei sacrifici e non riusciva più a fermarsi, perché non poteva fermarsi>>. Ero partito con un monologo, ma non riuscivo più a tenermi tutto dentro. <<Io non ho potuto fermarlo>>.
La ragazza al mio fianco mi afferrò e posò un orecchio sul mio petto.
<<Ma cosa...>>
<<Sento battere>>, disse laconica, poi staccò la testa prendendo quindi la mia di testa, avvicinandola al suo di petto. Non riuscivo ancora a credere quanta forza sovrumana avesse ancora lei rispetto a me, con quel esile ed aggraziato corpo.
<<Senti battere il mio cuore?>>
<<S-sì, lo sento, ma...>>. Mi invitò a fare silenzio sibilando con la lingua. <<Ascolta>>, sussurrò con dolcezza.
Sentivo il battito cardiaco che rimbombava ritmicamente nella mia testa, mentre un dolce profumo femminile mi pervadeva la mia mente; presto cominciai a sentire il mio stesso battito, che si sincronizzava con quello di Kaguya. Le tensioni lasciarono la loro morsa sul mio animo come l'acqua di un ruscello che scivola serenamente lungo la lama di una spada appesa per l'impugnatura.
<<E' perché siamo vivi, Ren. E' perché la spada che ha assaporato il sangue ha bisogno di essere rinfoderata e purificata. Forse il tuo amico voleva essere fermato, ed il fatto che tu sia qui con me, il fatto che tu mantieni ancora la luce nei tuoi occhi vuol dire che ci sei riuscito. Hai realizzato il suo sogno>>.
Sarà stato un notevole intuito femminile o molto più probabilmente qualche abilità mistica, ma ero come un libro aperto per quella donna.
<<Io gli volevo bene>>, non me ne accorsi subito, mi ritrovai il volto rigato da lacrime fuggiasche. Che figuraccia.
<<Lo so, Ren. Lo so>>.
Dopo un po' mi afferrò la schiena e mi fece mettere sdraiato di lato, con la testa appoggiata sulle sue cosce. Ero imbarazzato, ma la lasciai fare: anche perché non potevo comunque oppormi facilmente alla sua forza fisica ed a quella della sua volontà.
<<Sai, non ricordo bene dei miei genitori. Mi hai parlato di queste figure ed ho percepito sempre dentro di me una sorta di vuoto. Ora mi hai fatto tornare in mente un ricordo a me molto caro... anche se ancora molto sfuocato>>. Mi sentii accarezzare i capelli. <<Credo fosse mia madre. Mi diceva: "Quando sei triste, contempla la luna; ella è bellissima  e sfuggevole a volte, ma è sempre lassù ad illuminarci la strada proteggendoci dalle tenebre. Ringraziamola ammirando il suo splendore>>.
La mia Luna, però, era lei, Kaguya, ma - sarà stata la mia ingenuità - non avevo il coraggio di sfoderare i miei sentimenti.  Quanto ero goffo. Rimanemmo un po' così, ma mi sembrò una dolce eternità.

I Guerrieri PerdutiWhere stories live. Discover now