10.

11.4K 586 519
                                    

Newt aveva preso una decisione: sarebbe rimasto chiuso in camera per il resto della permanenza di Thomas in quella casa.
Avrebbe fatto installare una fessura alla porta in modo tale che Minho o qualcun'altro potesse passargli del cibo.
Avrebbe detto a tutti di essere malato e che non  poteva ricevere visite perchè estremamente contagioso.

Gli sembrava un piano perfetto, confinarsi in un angolo della sua stanza fino al ritorno di Sonya, così da non essere costretto a rivedere Thomas dopo ciò che era successo la sera precedente, cui ricordo era ancora vivo sotto le sue palpebre.
Non riusciva a non pensare a Thomas che lo baciava e che gli diceva che era bellissimo, a Thomas che lo guardava carico di desiderio, le sue labbra sul suo collo, il braccio che lo sorreggeva, le mani che lo accarezzavano, l'acqua fredda sulla pelle e a Thomas, Thomas, Thomas, Thomas ed ancora Thomas...

Il biondo credette di star impazzendo. Cacciò un verso frustrato e si buttò sul letto con la testa sotto il cuscino, i capelli ancora leggermente umidi.

Quelle immagini gli stavano bruciando il cervello. Perché si era lasciato andare in quel modo? Perché non lo aveva semplicemente allontanato? Perché quegli occhi color cioccolato avevano il potere di ipnotizzarlo in quel modo?

Sbuffò, rigirandosi sul letto e mettendosi a pancia su, battendo i pugni sul materasso.
Avrebbe voluto addormentarsi in quell'istante e non risvegliarsi più.
Come avrebbe fatto a guardarlo in faccia? Sentiva le guance arrossarsi al solo pensiero.

Quel flusso di pensieri venne interrotto da qualcuno che bussava alla sua porta.

"Merda" pensò Newt.
Non poteva essere Thomas! Lo aveva sentito uscire per andare al lavoro un'ora prima.

"Newt! Apri questa porta, so che sei qui dentro. Si può sapere che fine hai fatto? Mi sono preoccupato, caspio!" Il biondo sospirò di sollievo.
Era solo Minho. Doveva seriamente riappropriasi della copia delle chiavi che gli aveva dato.

"Minho! Vattene, per favore! Non ho voglia di parlare con nessuno. Sono... ehm... malato." Urlò, fingendo pessimamente un colpo di tosse.

"Se non apri questa caspio di porta entro tre secondi giuro che la sfondo con un calcio alla Bruce Lee e non sono sicuro che la cosa ti piacerà!" Lo avvisò l'asiatico, dall'altro lato della porta.
Newt sbuffò "eh va bene, aspetta un secondo."
Rispose, alzandosi dal letto e raggiungendo la porta.
Quando la aprì si ritrovò davanti la faccia del suo migliore amico decisamente scocciata, le braccia incrociate.
Sospirò, spostandosi di lato per farlo passare, chiudendo nuovamente la porta e raggiungendo Minho, che si era seduto sul letto, senza abbandonare il suo cipiglio seccato.

"Prova di nuovo a sparire in questo modo senza  rispondere alle mie chiamate ed ai miei messaggi e giuro che ti farò rimpiangere di essere nato!" Lo avvertì Minho, puntandogli un dito sul petto e Newt alzò le mani in segno di resa, sorridendogli divertito. L'asiatico sbuffò, rivolgendogli un'occhiataccia e borbottando parole o, cosa più probabile, insulti in coreano.
Newt, suo malgrado, rise.

"Scusa Min, hai ragione... avrei dovuto scriverti che era tutto apposto." Sospirò, subito dopo.
"Si può sapere cosa è successo? Thomas è arrivato a lavoro che sembrava sconvolto e quando ho chiesto di te mi ha risposto che era probabile fossi stanco e che stessi ancora dormendo considerando "le tue acrobazie". Che caspio significa?"
Newt si strozzò con la sua stessa saliva. Minho gli diede una pacca sulla spalla, guardandolo in attesa.

"Ehm..." mormorò Newt del tutto incoerente, dopo essersi ripreso "noi... siamo andati a mh... nuotare."
Minho lo guardava con gli occhi ridotti a due fessure.
"A nuotare... a novembre... e perché sembri sconvolto e ti sei chiuso in camera?"
Newt sospirò, non poteva più nasconderlo, via il cerotto via il dolore, no?
"Abbiamo scopato" Disse tutto d'un fiato "nella piscina comunale, quella vicino casa tua. Non so come... è solo successo..."

Minho spalancò la bocca per poi richiuderla due, tre volte, come se volesse dire qualcosa ma non trovasse le parole. Poi improvvisamente gettò un urlo, alzandosi e cominciando a saltellare per la stanza.
"Mi stai dicendo che hai perso la verginità con Thomas?" Gridò, un sorriso che si faceva strada sul suo volto e stringendolo in un abbraccio "sono così orgoglioso di te amico, finalmente ce l'hai fatta! E come è stato?" Il suo migliore amico lo guardava gongolante, ansioso di sapere.

Newt era diventato rosso fino alla punta delle orecchie. Tossì leggermente, in imbarazzo e si porto una mano a grattarsi la nuca.
"È stato fantastico, Minho, da togliere il fiato. Ma lo conosci almeno un po', noi non stiamo insieme e per di più ancora non si è staccato da Teresa. Non avrei dovuto lasciarmi andare in quel modo... sono solo un altro della sua lista." Newt sospirò per l'ennesima volta, portando lo sguardo sui suoi piedi nudi, trovandoli d'un tratto interessanti.

"Ma che dici, Newt? Ti sei rincaspiato tutto ad un tratto? Innanzitutto è Teresa quella che gli sta appiccicata come una big bubble" rispose Minho, alzando un dito e poi un altro "e secondo, ogni volta che ci sei anche tu, come ti ho già detto, ti mangia con lo sguardo. Non credo proprio che tu sia solo un altro nome della "sua lista". Se così fosse ci penserò io a farlo ragionare. E adesso forza, esci da qui. Non puoi evitarlo per sempre. Magari vieni con me in palestra, così non dovrai affrontarlo da solo." Gli sorrise Minho, incoraggiante, alzandosi e porgendogli una mano.

Newt gli sorrise. L'amico aveva ragione, non poteva nascondersi per sempre.

***

Raggiunsero la palestra una decina di minuti dopo. Newt non aveva smesso un secondo di torturarsi le mani, l'ansia che lo divorava.
Fece un respiro profondo e seguì Minho all'interno dell'edificio, avviandosi sugli spalti e sedendosi.

Trovò Thomas con lo sguardo immediatamente. Il ragazzo era girato di spalle e stava mostrando alcuni esercizi ad un gruppo di bambini, aiutandoli con molto pazienza nei movimenti.
Newt si perse a guardarlo: sembrava rilassato, sorrideva e scherzava con i suoi piccoli allievi.
Indossava dei pantaloni di tuta grigi che gli fasciavano perfettamente le gambe e una maglietta bianca che lasciava scoperte le braccia e intravedere gli addominali. Era bello.
Immagini poco caste della sera precedente cominciarono a farsi largo nella mente di Newt ma il ragazzo le scacciò immediatamente, imponendosi di non pensarci.

Come se sentisse uno sguardo su di lui, Thomas si girò verso gli spalti e incrociò gli occhi di Newt, intenti a fissarlo.
Colto in fragrante.
Il biondo avrebbe voluto sprofondare.

Thomas gli rivolse un sorriso e con un movimento della testa gli fece cenno di seguirlo, avviandosi verso gli spogliatoi. Newt rimase a fissare il punto dove era sparito per alcuni secondi per poi andargli alle calcagna.
Raggiunse quasi di corsa gli spogliatoi e, quando entrò in quello maschile, trovò Thomas in piedi di fronte a lui, poggiato al muro, ad aspettarlo.

"Ciao." Mormorò il più grande, nervoso.
"Hey." Thomas gli rivolse un sorrisino "come stai, biondino? Mi aspettavo venissi a dormire da me stanotte."
"Sto bene." Rispose Newt.
Thomas fece un paio di passi avanti, avvicinandosi. Adesso li divideva un metro scarso.

"Ho detto di noi a Teresa. Noi ci... ci stavamo frequentando, credo tu lo sapessi già." Raccontò, non smettendo un solo istante di guardarlo. "Che ne pensi?"
Newt sentì il cuore fare una capriola nel petto.
Gli sfuggì un sorriso che subito nascose.
"Uhm..." mormorò, poco coerente "è.. uhm.. figo."
Figo? Ma sei serio, Newt?

"Si?" Rise Thomas, visibilmente divertito.
"Si... ma se sei triste, voglio dire, spero non sia tutta colpa mia..." Newt si schiarì la voce, portandosi una mano dietro la nuca, nervoso.
Thomas allargò il sorriso.
"Non sono assolutamente triste."
"No?"
"No." Rispose, avvicinandosi e poggiando le labbra su quelle del biondo.
Newt ci mise un paio di secondi prima di metabolizzare e ricambiare il bacio.
Era un tocco dolce, niente a che vedere con quello della sera precedente, tutto urgenza, lingua e denti.

Quella volta fu Newt a cercare di approfondire il bacio. Portò le braccia dietro la nuca del moro, stringendolo a sé picchiettando con la lingua sulle sue labbra come a chiedergli il permesso, che non gli fu negato.
Si baciarono con i cuori che battevano all'unisono e le lingue che si ricorrevano in una dolce danza, stringendosi l'uno al corpo all'altro.

"Quella di ieri, è stata la notte più bella della mia vita." Gli sussurrò Thomas qualche istante dopo, baciandolo nuovamente.
Newt sentì il cuore perdere un battito e le gambe tremargli.

Roommates. || Newtmas ||Where stories live. Discover now