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Solitamente, sono una persona che riesce benissimo a fregarsene della vita degli altri.

Se loro sbagliano, se fanno giusto, se mi odiano, se mi amano: a me non interessa, perché tanto, la loro, non è la mia vita.

Non amo intromettermi, e penso che sia una scelta saggia, perché, una volta che inizi ad infilarti nel mondo degli altri, questo va ad influenzare il tuo, e io non ho la minima intenzione di farmi rovinare da persone che nemmeno conosco.

Eppure, questa volta ho fallito, e la cosa non mi piace per niente, perché non riesco a darmi una spiegazione.

Osservo le punte dei miei piedi, fermi contro la parete e coperti dalle calze verdi, e continuo a pensare allo strano ragazzo dell'ospedale.

Quel biondino irritante, che non mi ha concesso il piacere di conoscere il suo nome, facendomi fare una figuraccia sia con mio padre che con Rachel.

Gli costava così tanto venirmi incontro, facendomi un favore? Lui non conosce la regola dell'essere gentili con il prossimo?

A quanto pare no, e questo spiegherebbe le guardie.

Deve esserci una spiegazione al fatto che loro fossero lì, al perché lo tenessero d'occhio così attentamente: forse è un criminale? O un qualche malavitoso?

Questo spiegherebbe anche la reazione insolita di mio padre che, solitamente, è la persona più calma e pacata al mondo.

Ho così tanta confusione nella mia mente.

Afferro il telefono dalla tasca dei jeans, iniziando a dare un'occhiata alla bacheca del primo social a tiro, non aspettandomi di trovare chissà che cosa.

Ma poi lo vedo, ed è una cosa terribile.

Louis ha postato una foto, una bella foto, dove è riuscito a prendere il suo lato migliore e lo splendore dei suoi occhi.

Al suo fianco, poi, c'è lei, l'altra.

Non so il suo nome, ma so che è bella, molto più di me, e mi sembra quasi stupido continuare a chiedermi come mai, alla fine, deve averla preferita.

Sono così insignificante.

Blocco il telefono, gettandolo sul letto e spalancando le braccia, lasciandomi andare in un profondo respiro.

Rachel ha ragione: sono un disastro, e lo resterò fino a quando non mi darò una mossa e lo dimenticherò, concedendomi il lusso di rifarmi una vita.

Solo che, al momento, sembra così impossibile, perché lui era davvero tutto per me.

Chiudo gli occhi, passandomi le mani sul viso, cercando di calmarmi e di non pensare troppo, per quanto questo sembri impossibile.

Devo darmi una mossa.

Sbuffo, rimettendomi in piedi ed iniziando ad infilarmi le scarpe, esausta: Rachel ha sempre ragione ma, questa volta, voglio dimostrarle quanto valgo.

Lo devo fare per me stessa.

***

Il Saint Mary è affollato come al solito, e la cosa non mi sorprende, dato che non ricordo un singolo momento in cui io l'abbia trovato tranquillo.

E' una cosa brutta, in realtà, perché questo significa che ci sono sempre più persone che stanno male, che si perdono, che soffrono, e non c'è nulla di cui esserne felici.

Mi guardo intorno, passando lo sguardo fra i volti delle persone sedute ai vari tavolini del bar, cercando il viso pallido a cui non riesco a non pensare da questa mattina.

On the edge / Bill SkarsgårdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora