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Il vento leggero scombina i miei capelli, a cui ormai mi sono arresa, lasciandoli colpire il mio viso senza più curarmene, continuando a rimanere con la testa appoggiata all'uscio del finestrino dell'auto, perdendo lo sguardo nello sfondo di Sacramento.

Osservo lo scorrersi delle case, degli alberi, delle persone felici, e, più osservo la vita fiorire intorno a me, più sento la mia sprofondare nella disperazione.

Mi ha lasciato, mi ha abbandonato, scaricandomi come un sacco di immondizia al lato della strada.

Ecco qual è il valore che Louis Lowitt ha dato alla ragazza con cui ha passato tre anni della sua vita, con tanto di proposta e anello di diamanti.

E' andato con un'altra: una più carina, più bella, più simpatica, più tutto.

E la cosa bella è che ha detto che la colpa è mia, perché, da quando ho iniziato il college, sono diversa, distante, e lui non c'è la faceva più.

A quanto pare deve aver pensato che perdersi nelle gambe di un'altra per due mesi fosse il modo più corretto per risolvere i nostri problemi di coppia.

"Non starai ancora pensando a Louis, vero?"

Rachel si alza i suoi occhiali da sole dal viso, lanciandomi un'occhiataccia carica di odio, che so non essere indirizzato solo a Louis, ma anche verso di me.

"No, non è vero." Dico, rientrando col busto nell'auto, alzando il finestrino per poi osservare la mia gemella.

E' Rachel la maggiore, di ben sei minuti, ma questi sono solo particolari, dato che siamo, per quanto riguarda l'aspetto, al 99,9% identiche.

Ogni mio piccolo particolare si rifà sul suo corpo e viceversa, ad eccezione di un unico particolare, che è la salvezza di tutte le persone che ci frequentano: io ho ereditato le lentiggini di nostra madre, mentre Rachel no, cosa che la rende molto felice e che non fa altro che ricordarmi.

"Stai mentendo, Hel." Ribatte, seria, tornando a guardare la strada con i suoi occhi scuri, circondati dalle lunghe ciglia brune "Smettila di pensare a lui, sono passati tre mesi."

Potrebbero passare anche trent'anni, ma non cambierebbe nulla: io non riesco a non pensarlo, proprio non ci riesco.

Lui era tutto per me: tutto ciò di cui avevo bisogno, tutto ciò che avevo sempre sognato.

Louis era così bello, con quei suoi occhi verdi e sempre col sorriso sulle labbra; e poi era gentile, così dolce con me.

Era la cosa che amavo di più nella mia vita, e forse è ancora così, anche se mi sto convincendo del contrario, sperando che, sforzando la mia mente, io riesca a convincerla.

"E' che non riesco a crederci." Confesso, affranta, continuando a guardare Rachel che, da quando Louis mi ha abbandonato, è diventata il mio piccolo rifugio, la mia spalla su cui piangere.

"Devi farlo, Helena, non puoi perdere la tua vita dietro ad un ragazzo che non ti merita affatto."  Esclama, seria, mentre parcheggia nel suo posto riservato al Saint Mary Hospital.

Si toglie gli occhiali tondi con le lenti viola e poi si volta verso di me, smuovendo i capelli castani e assumendo la sua tipica aria da gemella seria e superiore che adora indossare quando è in mia presenza.

"Lui ti ha ferito, e penso che abbia fatto bene, perché avevi bisogno che qualcuno o qualcosa ti facesse aprire gli occhi su quel ragazzo, e il fatto che sia stato proprio lui a far traboccare il vaso dovrebbe farti capire che è meglio che sia andata così."

Scuoto il volto, ancora non troppo convinta "Non lo so."

"Beh, io sì, e sai una cosa? Ora dobbiamo andare da papà e tu devi sfoggiare un bel sorriso, perché altrimenti ti farà il terzo grado e io non ho intenzione di salvarti."

On the edge / Bill SkarsgårdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora