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«Ehi»
«Oh, ciao» dico.
«Che stai facendo?»
«Non avevo sonno»
«Pensieroso?»
«si, un po'»
Mi sdraio accanto a lui, sul divano.
«A che pensavi?»
«A un po' di cose. Che devo trovarmi un lavoretto prima di finire gli studi, che sono stanchino di avere relazioni che durano due settimane e un quarto...»
«Perché, ti ha lasciato?»
«No, infatti spero sia la volta buona»
«Ma allora, ti piace o no questa Maya?»
«Si ma... possiamo parlare di altro?»
«Penso che nelle relazioni non debbano esserci "ma". Non credi anche tu?»
«Fede, non ci sono "ma" nella mia relazione con Maya.»
«Ah ah, spiritoso. Come mai così tanta voglia di scherzare, alle otto di mattina?»
«Mh, vediamo... probabilmente perché sono otto anni esatti che siamo migliori amici?»
«Li hai contati?»
«Fede, una dodicenne che diventa la migliore amica del suo vicino di casa diciassettenne... credi non sia un evento da ricordare?»
«Si, è stato un bel giorno. Ma non ricordavo fosse proprio... oggi »
«Beh, per una volta è il ragazzo che si ricorda e la ragazza che si dimentica!»
«Continui ad essere poco divertente»
«Ti voglio bene Paper»
«Anche io Riko»
Mi dà un bacio sulla guancia e ne dà due sulla pancia.
E, come sempre, mi arrivano due calci.
«Buongiorno, piccolino mie» sussurra, e io sorrido.

«Buongiorno El! Vuoi qualcosa per colazione?» chiedo, mentre preparo il the a Riki.
«No, esco»
«Esci? Di già?»
«Si. Mi sto vedendo con un ragazzo»
«Bene!» dico, porgendo la tazza a Riki.
«Scusate, tornerò dopo pranzo. Ciao Fede, ciao Riccardo» ed esce.
Quando El parla, anche solo con Riki, mi sento bene. Forse perché lo chiama "Riccardo", cioè che non è ancora nella soglia di confidenza per chiamarlo "Riki", quindi non può... innamorarsi. Cioè, le fitte di gelosia che provo quando parla Maya, o quando parlava Alice, con lei non le provo. È strano, ma mi fa stare bene.
Bevo il latte e sgranocchio un biscotto al cioccolato.
«A cos'altro pensavi stamattina?»
«Che sono fortunato»
Provo ad interromperlo, ma lui continua ugualmente.
«Sono fortunato ad averti conosciuto. Sai, quando a sedici anni, "ti venivo dietro", non perché mi piacessi, ma perché mi interessavi. Eri... intrigante. Eri quasi sempre silenziosa, ma quando sorridevi eri fantastica. Volevo scoprire chi e cosa c'era dietro il sorriso di quella bambina innocente. Volevo essere la ragione del tuo sorriso. Trasferirmi è stato il passo che mi ha spinto a conoscerti. Eri più grande, e meno sorridente.
Gli scambi di lettere, i regali, i miei pensieri sempre rivolti a te e raramente a una delle tante ragazze della mia scuola. Ero diventato il motivo del tuo sorriso, e stavo bene. Poi a quindici anni, io ne avevo venti. Già maggiorenne, già esperto.
È stato un 12 marzo, la prima volta in cui mi hai parlato di Lucas. 18 marzo quando l'ho visto per la prima volta. E ho capito che, pian piano, ti avrebbe portato via. E forse, infondo, immaginavo anche che avrebbe portato via da me il tuo fantastico sorriso, restato sempre lo stesso.»
«E per questo che hai iniziato ad allontanarti?»
«Si»
Sta in silenzio per un po', e mi rendo conto della quantità industriale di errori che ho commesso nella mia vita, sin da quando l'ho conosciuto. Come ad esempio tenere nascosta la nostra storia in un angolo del cervello, appartato, per non tirarla più fuori. Tutti quei ricordi, tutte le emozioni che uscivano fuori.
«13 aprile di quello stesso anno. Mi hai presentato la tua prima ragazza, Mia, se non sbaglio»
«Era la seconda. La prima era Francesca»
«Oh si, giusto. Era una brava ragazza, simpaticissima, e soprattutto che mi ha sempre rispettato, anche se ero una quindicenne. Poi è partita. Ricordo che era un giorno di giugno, e pioveva.»
«Si, 15 giugno»
Non so nemmeno come faccia a ricordare tutte queste cose, mi stupisco di me stessa.
«E poi è iniziata la fila delle "ragazze sbagliate"»
Ridiamo entrambi.
«Anche io sono stata fortunata ad incontrare uno come te. E rivivere questi bei ricordi, sapendo che non ti ho perso, beh... mi fa sorridere. Sei, ancora una volta, la ragione del mio sorriso.»
«Tu sei sempre la ragione del mio sorriso. E penso che lo sarai fino a quando non ti allontanerai da me, finché non sparirai del tutto. Ma spero che questo non succeda mai, o per lo meno, non succeda fra poco tempo»
Resto in silenzio, ma non in quel silenzio imbarazzante, in quel silenzio che parla. Quel silenzio che parla di noi, delle nostre avventure, dei baci sulla fronte, degli abbracci, dei pomeriggi a stare semplicemente insieme. Tutto un insieme di cose che inevitabilmente mi fa scendere una lacrima, ma di gioia.
Lui me la asciuga, poi bacia la guancia bagnata.
«Fede, è così bello tutto questo. Succede a pochi, e noi facciamo parte di quel 4% delle persone che restano insieme tutta la vita. O almeno spero»
«Penso che fin quando avrò senno non mi allontanerò da te»
«Bene, meglio, direi»
«Riki, non vorrei interrompere questo bellissimo momento, ma ti ricordo che fra due settimane hai il primo esami dei tanti di mese. Devi prepararti.»
«Giusto... oh Fede, perché mi metti ansia?»
«perché se non ti metto ansia ti culli troppo»
«Mi scusi madame»
Rido.
«Vuoi aiutato?»
«Si, forse è meglio»
«E va bene»
Prendiamo i libri e ci mettiamo a studiare.

Scusate il ritardo, ma ci tenevo a postare anche oggi. Ho poco tempo tra scuola e vari impegni, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso.
Baci!
-Sa

Piccola Anima||Rederica [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora