Capitolo 21

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A quanto ho capito, il mandarino ha accettato la mia proposta di vendetta solo lui e io senza nessun altro ma a quanto pare doveva mettere nel mezzo anche la persona che amo. Mi alzo da terra e vedo la signorina di cui in questo momento mi sfugge il nome, svenuta a terra mentre tutto il tetto inizia a creparsi e sta per cadermi addosso. Riesco a respirare a mala pena e sento che qualcosa mi stia per finire addosso ma la mia bellissima fidanzata si mette nel mezzo tra me e i detriti. 

-Ti ho salvato.- dice lei aprendo la visiera dell'armatura.

-L'ho fatto prima io. Come dicevo, non possiamo stare qui.- dico rimangiandomi le parole di poco prima e dando ragione a lei. Altri missili arrivano dentro la casa e mi fanno volare dietro un divano e non possiamo più davvero stare qui dentro. Dobbiamo uscire e devo sapere che lei si metterà al sicuro perché potrei morirne se le dovesse succedere qualcosa di molto brutto e grave.

-Muoversi! Ti seguo.- le dico scavalcando il divano e raggiungendola ma ovviamente il pavimento deve frantumarsi ai nostri piedi così che io sia da un lato e lei dall'altro della casa.- Prendi lei. Cerco di aggirarlo. Non stare impalata. Prendila e va fuori. Vai!- le grido e lei fa quello che le chiedo di fare. Altri missili iniziano ad arrivare e colpire la casa e molte parti del tetto iniziano a piovere da sopra di me bloccandomi il passaggio. La casa inizia a inclinarsi e cado per terra per la forza che mi tira giù con metà della casa. Mi pento di averla costruita su uno strapiombo. Scivolo giù e mi aggrappo a uno dei pilastri.

-La signorina Potts è fuori, signore.- mi avvisa JARVIS. Appena mi rendo conto di che cosa significa, allungo le mani e poco dopo le sbatto delicatamente contro il mio reattore e poco alla volta, ma molto velocemente, i pezzi dell'armatura si attaccano al mio corpo. Intanto da un fottuto elicottero, continuano a sparare nella mia direzione e li capisco che, forse, era meglio se stavo zitto e non sfidavo questo gran pagliaccio che non ha avuto le palle di venire qui e sfidarmi di persona.

-JARVIS, i propulsori di volo?

-Ci sto lavorando, signore.- mi avvisa la voce androide. Intanto, io cerco di non scivolare sempre di più insieme alla casa e di risalire in modo da cercare un vantaggio e magari ripararmi da questi odiosissimi proiettili che non la smettono di arrivarmi addosso. Mi aggrappo a un pezzo del pavimento rialzato ma poi noto il pianoforte che sta scivolando verso il basso. Bella pensata. Lascio il pavimento e scivolo verso il basso. Appena il pianoforte tocca il bordo della casa, lo colpisco con i propulsori delle mie mani e lo faccio schiantare contro uno degli elicotteri che smette di spararmi addosso. Meno uno, bastardi. Mi alzo e sto per attaccare ma JARVIS mi blocca.

-Signore, l'armatura non è pronta per un combattimento.

Cazzo! In qualche modo dov'ò difendermi, no? Inizio a correre per la casa in modo da schivare i colpi ma questi bastardi sono più testardi dei muli. Tolgo uno dei missili dal mio braccio e lo lancio contro un altro elicottero per poi colpirlo per farlo esplodere. Fuori due. Purtroppo però, non mi rendo conto della traiettoria della caduta. O meglio me ne accorgo ma troppo tardi perché lo vedo cadere sopra di me e molto vicino alla casa. Merda. Corro ma l'elicottero si schianta e l'esplosione riesce a prendermi. Cado in un buco nel pavimento ma mi aggrappo ai bordi e cerco di rimanere li e non cadere ma cado e arrivo al garage. Tutti i miei robot cercano di fare qualcosa e di "aiutarsi" tra loro mentre vedo le mie macchine sposarsi e cadere verso lo strapiombo. Altri missili continuano ad arrivare mentre io sono aggrappato a un pilatro e la cosa più orribile al mondo si manifesta davanti ai miei occhi: tutte le mie armature vengono fatte fuori. Pezzi che volano a destra e a sinistra. Orribile. La casa mi crolla sotto i piedi e l'unica cosa che non mi fa cadere di sotto è questo pilastro. Ma purtroppo metà della casa cade in mare e io con lei.

-Zio Tony!- sento urlare da sopra la mia testa e vedo una figura sopra di me che mi guarda con la paura negli occhi. Emma. La mia Emma è qui. Purtroppo, non riesco a razionalizzare più di tanto perché un filo, attaccato a non so cosa, mi porta sempre più in basso e devo cercare di togliermelo di dosso. Poi, un'altra voce mi giunge alle orecchie. Pepper, la mia Pepper. Sono qui, le donne della mia vita sono qui. Devo farcela. Devo farcela per loro e devo portare questi stronzi lontani da qui.

-Signore, faccia un respiro profondo.- mi avverte JARVIS prima di far staccare il braccio dell'armatura che mi prende per mano e mi tira fuori dalle macerie. Successivamente, si riattacca al mio braccio e faccio funzionare per bene i propulsori delle mie mani in modo da portarmi fuori dall'acqua prima che entri tutta dentro il casco dell'armatura. Volo via e non so neanche dove mi trovo. Solo solo che JARVIS prova a farmi reagire.

-Signore? Signore!

-Si, spegni la sveglia.- gli chiedo.- ci sono.

-L'allarme di emergenza innesca un'alimentazione al di sotto del cinque per cento.- dice e li mi inizio ad allarmare davvero tanto. Un forte rumore si inizia a sentire dentro l'armatura e tutto va come non dovrebbe proprio andare. Mi schianto contro la strada e faccio sbandare un automobilista. Continuo a volare in mezzo agli alberi cercando di non toccarne nessuno ma invece li tocco tutti. Arrivo al suolo di faccia e piano piano, con le ultime forze che mi restano, mi giro sulla schiena. Mi tolgo la visiera e noto una cosa: la neve.

-Sta nevicando. Dove siamo? A nord?

-Siamo a cinque miglia da Rosehill, in Tennessee.- mi avverte lui 

-Perché?- gli chiedo agitato.- JARVIS, non è una mia idea. Che ci facciamo qui? Siamo distanti migliaia di chilometri. Devo trovare Pepper, devo.. ho sentito mia nipote li.

-Avevo preparato un piano di volo, questa era la località.- mi informa lui.

-Chi te l'ha chiesto? Apri l'armatura.

-Io.. credo di avere un mal funzionamento.- dice lui.

-Apri, J.- chiedo più cortesemente e lui apre piano l'armatura. Non può finire di funzionare proprio adesso. Esco dall'armatura e inizio a respirare affannosamente e inizio a sentire molto freddo, anche perché a dicembre sto fuori con le maniche corte. Cerco di riscaldarmi e poi mi guardo il braccio. Sfrego sul braccio un pezzo di neve e forse è meglio che ritorno dentro l'armatura.

-Forse, è meglio che me ne ritorno la dentro.

-Penso di aver bisogno di dormire, ora, signore.- mi informa piano piano J.

-JARVIS.- ma niente.- JARVIS? Non lasciarmi, amico.

Ma niente. Inizio a trascinarlo per tutta la strada in mezzo alla neve finché non arrivo a un distributore di benzina con un indiano finto fuori. Prendo la sua coperta e mi copro da questo freddo polare. Entro in una cabina telefonica e lascio un messaggio al numero di lavoro di Pepper. Le dico che non ho tempo ma che devo farmi perdonare molte cose. Per prima cosa le chiedo scusa per averla messa in pericolo. Sono stato uno stupido e un egoista e certamente non accadrà più. Le chiedo anche scusa perché non posso tornare a casa perché devo trovare questo tipo ma lei deve rimanere al sicuro. Le chiedo anche di chiedere scusa a mia nipote e che le voglio bene. Quando finisco la telefonata, trascino l'armatura in un vecchio capannone adibito a garage. Ci sono varie attrezzi che mi potranno servire. Poso l'armatura su un vecchio divano e per poco mi siedo anch'io. Mi chiedo quando le cose andranno per il verso giusto.

Io sono Iron ManWhere stories live. Discover now