Capitolo 3

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Era arrivata l'ora del pranzo e ci eravamo diretti in uno di quei localini lungomare per mangiare qualcosa al volo.

Eravamo seduti al tavolo ad aspettare l'arrivo delle ordinazioni quando Jonathan si alzò per andare in bagno, lo seguii a mia volta per non lasciarmi sfuggire l'opportunità di rimanere da soli e parlare.

"Perché non mi hai detto di Melanie?" lui fece una smorfia.

"Da chi l'hai saputo?"

"Non ha importanza, e anche fosse dava per scontato che io lo sapessi. Volevo soltanto sapere perché me l'hai tenuto nascosto. Siamo come fratelli, mi ha ferito il fatto che tu non me l'abbia detto."

"Mi aveva chiesto di scegliere: le condizioni erano che se avessi voluto continuare la storia con lei allora avrei dovuto lasciare perdere te. Contenta?" non ci potevo credere, mi sentivo terribilmente in colpa, Jonathan era veramente preso da Melanie, ed io ero la causa della loro rottura.

"Mi spiace" sussurrai, non sapevo che altro dire, mi aveva completamente lasciato senza parole, lui in compenso mi abbracciò.

"Quando ami veramente una persona non le chiederesti mai di scegliere, tu sei troppo speciale per me e lei lo sapeva, se veramente ci teneva avrebbe accettato tutta la situazione. Non mi pento della mia scelta, anzi, mi ha fatto capire molte cose; quindi, non sentirti in colpa Arizona!" e si mise a ridere. Essendone Phoenix la capitale, Arizona era il nomignolo che mi avevano affibbiato quando avevano voglia di prendermi in giro.

"Ehi!" lo spintonai amichevolmente.

"Ma Phoenix è così strano come nome" mi rispose ridendo, e ci avviammo per ritornare al tavolo.

Stavo mangiando la mia insalata, pomodorini olive e tofu, quando sentii la voce di Carlos:

"Tutto ok Arizona?"

"Solo un po' di mal di testa, non ho dormito molto bene questa notte...E smettetela di chiamarmi Arizona!" mi finsi indispettita, e si misero a ridere.

"Phoenix, per caso li conosci?" Justin se ne saltò fuori dal nulla.

"Chi?" domandai guardandomi intorno per cercare di individuare volti familiari.

"Quel gruppo di ragazzi seduti al tavolo in fondo, continuano a girarsi e fissarti" Carlos li individuò prima di me.

"Ehi, carine quelle tipe!" e sentii Shona mollargli un ceffone "Ahi, ma io scherzavo" disse cercando di farsi perdonare tra le risate degli altri.

Cercando di non farmi notare, mi voltai in direzione del tavolo indicato da Justin, erano quattro ragazzi e due ragazzi, Carlos non aveva affatto torto, erano tutti quanti bellissimi, dai lineamenti perfetti, Photoshop non avrebbe potuto fare di meglio. In quel momento il mal di testi si acutì, accompagnato da forti dolori di stomaco, l'aria cominciava a mancarmi.

"Vi prego, possiamo andarcene? Ho bisogno di uscire all'aria aperta" gli altri probabilmente videro il mio volto pallido, si alzarono in fretta ed uscimmo dal locale.

"Tutto ok Phoenix?" mi chiese Zoey preoccupata.

"Si, non ti preoccupare, avevo solo bisogno di uscire da quel posto. E vidi di sfuggita il gruppo di ragazzi uscire dal locale.

Passammo il resto della giornata in spiaggia a divertirci tra uno scherzo e un altro, dato che era il mio compleanno mi obbligarono ad andare in giro con una coroncina ed una fascia di raso rosa dallo stile concorso di bellezza. Finalmente mi sentivo meglio, e quei pensieri fastidiosi se ne erano andati. Come aveva detto la saggia Ella, dovevo vivere il presente.

Erano ormai arrivate le sei di sera, quando Shona propose di fare un giro per la cittadina di Cannon Beach. Era una meta turistica molto apprezzata, il che voleva dire che finite le scuole era sempre affollata di turisti e ragazzi che si divertivano in quel paesaggio mozzafiato reso famosi dal film "I Goonies".

Cannon Beach era la mia cittadina preferita, dove le multinazionali non erano ancora riuscite a mettere piede. Molto pittoresca, fiori e piante abbondavano nel decorarla, con quei negozietti tipici che non si potevano trovare da nessun'altra parte.

Come al solito mi ero scottata naso e guance, che ora non differenziavano di molto da un semaforo rosso, il mio difetto, pelle bianca, bianchissima e delicata come la porcellana. Vidi il mio riflesso nell'acqua della fontana, nei pressi della quale ci eravamo fermati per scattare un altro dei numerosi selfie di Shona. Stranamente i capelli erano rimasti vaporosi e ben ondulati, allo stremo del riccio. Erano ti un marrone scuro, ma che probabilmente durante l'estate sarebbe diventato più chiaro, labbra carnose che risaltavano grazie ad un rosa intenso e degli occhi di un lucente verde smeraldo che mi indagavano con uno sguardo scrutatore attraverso il riflesso.

Era strano, mi vedevo diversa, come se compiere quell'anno di età in più mi avesse potuto cambiare. Lì, riflessa nell'acqua, cominciavo a vedere una donna sia nell'aspetto che nel portamento. La ragazzina dall'aria spensierata e sempre con la testa sulle nuvole se ne stava andando, lasciando il posto ad una più matura Phoenix.

I miei pensieri furono interrotti da un altro improvviso mal di testa ed un senso di nausea tremendo.

"Tutto bene?" Jonathan aveva notato la smorfia sul mio volto, ma non feci in tempo a rispondere.

"Ancora loro?! Ma ci seguono?!" un'infastidita Shona urlava rivolta al resto del gruppo.

"Cannon Beach è piccola Shona, è normale vedere le stesse persone per più di una volta durante l'arco della giornata." affermò Lucas.

"Sarà, ma non mi sembra che questo sia il caso di una coincidenza! Ci hanno seguito per tutto il giorno cercando di non dare nell'occhio. E adesso eccoli lì, intenti ancora a spiarci e seguire le nostre mosse. Phoenix sei sicura di non conoscerli? Fissano te per la maggior parte del tempo!" voltai lo sguardo nella direzione indicatami, ed incrociai degli occhi neri come la pece: mi osservavano intensamente velati da un'aurea di mistero oscuro, sembrava avessero il potere di entrare nella mia mente e controllarla, sentivo un forte bisogno di andare incontro a quelle persone, nonostante fossero dei completi estranei.

Eppure quello sguardo l'avevo già visto.

Il mal di testa nel frattempo si stava acutendo insieme al senso di nausea, ma continuavo a fissare quegli occhi.

Volevo sapere chi fossero.

"Phoenix dove vai? Ritorna indietro!" era Jonathan che mi chiamava: senza rendermene conto, il mio corpo si stava incamminando verso quel gruppo di ragazzi, non riuscivo a frenarmi, quasi avessi perso il controllo. Li raggiunsi, mentre mi osservavano tutti molto intensamente, sentivo i loro sguardi bruciare sulla mia pelle.

"Chi siete?" riuscii a sussurrare; ma il malessere si fece più acuto, le tempie pulsavano, e mi accasciai a terra sotto i loro sguardi. Sentivo flebilmente Jonathan in lontananza che urlava il mio nome.

"Phoenix? Sei Phoenix Damharal ?!" sentii molto flebilmente il ragazzo dagli occhi neri parlare. Il dolore si era fatto insopportabile, rendendomi difficile anche il solo respirare. La vista si era offuscata, sentivo il cuore battere sempre più velocemente, nonostante le temperature prettamente estive mi sentivo pervadere da tremitii di freddo, l'udito non era più chiaro e definito, riuscivo solamente a percepire voci in lontananza.

"Che le avete fatto?!" disse un Jonathan furioso.

Sentii un urlo straziante nella mia testa, e percepii il mio corpo come prosciugato di ogni energia.

Poi il buio totale.

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⏰ Last updated: Feb 24, 2018 ⏰

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