Capitolo 2

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Ero seduta come al solito sulle scale di casa aspettando che passasse a prendermi il mio migliore amico. Anche il penultimo anno di high school se n'era andato e ci preparavamo ad un'estate di feste e divertimento. Sarebbe stata l'ultima volta tutti insieme, prima che metà del gruppo partisse per la grande avventura del college.

Ero assorta nei miei pensieri amari, quando ad un certo punto mi ritrovai sotto al naso un cupcake con una candelina sopra.

"Tanti auguri Phoenix" due occhi azzurri mi sovrastavano, era lui.

"Te ne sei ricordato!" e lo abbracciai forte.

"Come potrei mai dimenticarmi il compleanno della più grande rompi scatole del mondo?"

Jonathan era il mio vicino di casa da sempre, cresciuti come fratello e sorella in due case divise da una staccionata di legno, sapeva tutto di me e io di lui. E si, avendo un anno in più, finita l'estate non l'avrei più rivisto tanto facilmente.

"Che hai?" Jonathan guidava, diretti a Cannon Beach dove avremo incontrato gli altri per passare una giornata in spiaggia.

"Dovevi proprio andare dall'altra parte degli Stati Uniti?"

"Ancora con la storia del college?" e si mise a ridere, ma io per una volta ero seria.

"Si! Cioè, in tutto l'Oregon e dintorni non c'era niente che poteva andarti bene?!" dissi con una voce forse un po' troppo alterata.

"Andiamo, lo sai che non potremmo mai perdere i contatti, ci sono le video-chiamate, tornerò sicuro per il giorno del ringraziamento...e poi tu potresti sempre venirmi a trovare!"

"Non lo so, ho come l'impressione che di qui a poco niente sarà più come prima." mugugnai, e mi rimisi in silenzio guardando fuori dal finestrino i paesaggi.

"Lo sai, per qualunque cosa io sarò sempre al tuo fianco" mi sussurrò serio.

"Lo so, ed io al tuo" risposi finalmente con un sorriso in volto.

Dopo qualche minuto, per smorzare il momento di silenzio velato da una leggera tristezza, decisi di portare l'attenzione al sogno che attanagliava le mie notti da ormai due settimane, lui era l'unico che sapeva il motivo delle mie occhiaie e della mia nuova dipendenza da caffeina.

"Credi che dovrei andare da uno psicologo?" Jonathan mi guardò stupito ed incredulo allo stesso tempo per la mia domanda.

"Perché dovresti andare da uno psicologo?!"

"Non è normale che io faccia sempre lo stesso angosciante sogno!"

"Come ti ho detto, è solo un sogno, niente di più e niente di meno; più ci pensi e più stai male. Non ha senso, non esiste niente di ciò che hai visto e sentito."

"Grazie per farmi sentire una persona più normale" dissi accennando un sorriso.

"Sei sempre la solita noiosa, non ti montare la testa" disse stringendomi la mano con la sua.

"Bene! Visto che siamo tutti insieme propongo un mega selfie di gruppo!" Shona era la ragazza social del gruppo, afro-americana, boxer braids, uno stile hip-hop anni '80, ed un carattere che ammaliava le persone. Una grande amica che fortunatamente sarebbe rimasta, come anche il suo ragazzo, Carlos, dai tratti tipici messicani, lui e suo fratello maggiore Lucas erano le persone più divertenti che conoscessi, era praticamente impossibile non ridere con loro nei dintorni.

Shona aveva appena finito di scattare il decimo selfie di gruppo con sfondo mare, quando improvvisamente sentii cantare da tutti la tipica canzone da compleanno.

E in men che non si dica mi ritrovai ad esprimere un desiderio e spegnere le 17 candeline sulla torna al cioccolato che mi era stata preparata. Adoravo il cioccolato!

Come regalo ricevetti un album fotografico personalizzato con tutte le nostre foto, a partire da quando il gruppo si era costituito.

Jonathan ed io, lui aveva i suoi amici ed io le mie amiche, poi con il passare del tempo si erano formate coppie, et voilà, l'unica single del gruppo!

Mi guardavo intorno cercando di godermi una delle ultime volte che saremmo rimasti tutti assieme: Shona e Carlos entrambi della mia stessa età, il fratello di quest'ultimo, Lucas, faceva coppia fissa da 2 anni con Zoey, una ragazza autoritaria dall'aria severa, ma che in realtà nascondeva una dolcezza infinita, lei e Lucas se ne sarebbero andati a San Francisco; poi c'erano il migliore amico di Jonathan, Justin e la mia migliore amica Ella, lei sarebbe rimasta per l'ultimo anno di college, lui invece aveva scelto di andarsene a Boston con Jonathan, almeno Ella ed io avremo potuto farci da sostegno morale a vicenda.

"Tu pensi troppo a settembre, goditi il momento!" Ella mi scostò dai pensieri.

"Non lo so è una strana sensazione che in quest'ultimi giorni mi ha reso le giornate un po' amare." eravamo sedute sulla spiaggia a guardare i ragazzi che cercavano di insegnare a Shona e Zoey come fare surf.

"Siamo sulla stessa barca, guarda il lato positivo, almeno possiamo andare in vacanza a Boston e obbligarli a farci fare un giro a New York!" e si mise a ridere, trovava sempre il lato positivo delle cose, inutile nascondere che mi fece sorridere.

"Sempre che Melanie mi dia il permesso di andare a trovarlo!" Melanie era la ragazza di Jonathan, era la tipica cheerleader da film sono-meglio-io-di-te, non mi capacitavo di come poteva essersi preso una sbandata per una come lei.

"Si sono lasciati! Non te l'aveva detto??"

"Cosa?! Ma quando?" era impossibile lui mi diceva sempre tutto.

"La sera del ballo" vale a dire due settimane fa', avevo un volto affranto "mi spiace Phoenix, io credevo lo sapessi".

The ButterflyWhere stories live. Discover now