CAPITOLO III

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Mi siedo in macchina e metto in moto. Nella mia testa frullano tanti di quei pensieri, ma cerco di non pensarci.

Lasciare mia madre sarà stata la scelta giusta

Da quando mio padre è andato via ci sono sempre stato io per lei e lei per me. Infatti la reazione che ha avuto è stata solo per non farmi stare male.

Forse ha capito che sarei dovuto andare via anche per l'accaduto di Zac.

Per arrivare a Vancouver ci vogliono solo un'ora e qualche minuto, visto che sicuramente non ci sarà traffico.

Prima di prendere l'autostrada penso che dovrei chiamare il proprietario di casa per avvisarlo che questa sera dormo nell'appartamento, sperando che non ci siano problemi.

Dopo vari squilli risponde:

-Pronto?-

-Salve, buonasera, sono il ragazzo per l'affitto dell'appartamento.-

-Ah buonasera, sono Mason, il proprietario, come posso aiutarti?- risponde con voce molto gentile.

-Io sono Aiden Hudson, in questo momento sono in partenza per venire a Vancouver per il trasferimento e vorrei sapere se è possibile al mio arrivo avere le chiavi di casa.-

-Certo! Bene, allora, io sono per la città appena arrivi chiamami. Tra quanto tempo più o meno sei qui?

-Sono appena partito, tra circa un'ora. Senza intoppi-

-Va benissimo a tra poco.-

-A tra poco, grazie mille.-

Chiudo la chiamata e imbocco l'autostrada.

Nel corso della chiamata, non mi ero accorto che il cielo è cambiato totalmente. È diventato di un grigio scuro, quasi nero e in lontananza si intravedono nuvole colme di acqua. Si sentono le scariche dei tuoni che man mano diventano sempre più forti. Nell'arco di due minuti, inizia a piovere molto forte, tanto che la pesantezza e la velocità con cui cadevano le gocce di pioggia, sembravano perforare il tettuccio della macchina.

La strada era larga e lunghissima quasi da non vedere la fine. Era da tempo che non prendevo l'autostrada per viaggiare, anche perché non viaggio spesso.

L'ultima volta partii con mamma, Zac e sua madre per andare nella casa a mare del papà di Zac.

Partimmo dopo la fine della scuola e passammo li due settimane. Dopo una settimana ci raggiunse anche George il papà di Zac che ci insegnò a selfare. Ma non ho amato quello sport, anzi ci ero negato.

Non c'erano macchine in strada. Ne passava qualcuna a distanza di pochi minuti. Forse non è stata una buona idea partire con il maltempo, anche perché non ricordo quand' è stata l'ultima volta che ho fatto cambiare le ruote, ma ormai è troppo tardi.

Durante il tragitto ho sempre attivati i tergicristalli, per evitare di andare a sbattere contro qualcosa e vado a velocità ridotta per impedire che le ruote della macchina slittino sull'acqua.

Il telefono emana la suoneria di un messaggio e con molta cautela, tenendo sempre gli occhi sulla strada, lo prendo e trovo un messaggio di mia mamma:

"Ho sentito al meteo, che è in arrivo una tempesta di lampi e tuoni non previsti. Stai attento e appena arrivi, chiamami. Ti voglio bene!"

Evidentemente lo ha inviato a metà del viaggio prima del temporale, ma forse ero troppo impegnato a guidare. Così poso il telefono e continuo il tragitto.

Accendo la radio per farmi tenere compagnia, girando e rigirando le stazioni per trovare qualcosa di carino, niente da fare. Spengo la radio.

Ad un certo punto, sento un boato provenire dalla ruota destra posteriore, i miei occhi si spalancano immediatamente. Piano piano rallento...cavolo sono sicuro che si sia bucata.

Accosto nella corsia di emergenza e scendo dalla macchina, mentre esco mi inzuppo i vestiti, i capelli, tutto. Faccio il giro della macchina correndo e vedo che si è completamente squarciata.

Corro al riparo nella macchina. Chiudendo la portiera con forza e accendendo velocemente l'aria calda, di sicuro prenderò un raffreddore.

Ora cosa faccio? La prossima stazione di servizio sta a 500 km.

Mentre l'uscita per il prossimo centro abitato è tra 250 km.

L'unica cosa che posso fare è chiamare il carro attrezzi. Vorrei controllare se nel cofano c'è qualcosa che possa aiutarmi, ma non posso muovermi perché fuori c'è il finimondo.

A entrambi i lati della strada si estendono boschi con alberi dai fusti molto alti.

Mentre escogito un piano, un fulmine si scaglia a pochi metri dalla mia macchina e provoca una luce talmente forte che i miei occhi non riescono a rimanere aperti.

Quando li riapro vedo un albero lacerato a metà e il mio olfatto percepisce un forte odore di bruciato. Entrato dal condotto dell'aria condizionata.

Devo trovare una soluzione. Prendo il giubbino e lo poggio sulla mia testa, fortunatamente piove di meno, cosi decido di camminare verso il cartello per vedere di che città si tratta nel caso in cui dovessi chiamare il carro attrezzi.

Ma certo a Surrey, c'è Marc che si è trasferito un anno fa. Credo che se lo chiamassi verrebbe ad aiutarmi. Felicissimo di aver trovato, spero, un riparo mi giro per vedere se la mia macchina fosse ancora nel posto in cui l'ho lasciata, devo andare a pendere il cellulare.

Quando torno a girarmi verso il cartello noto che davanti a esso c'è una sagoma, che improvvisamente crolla e si accascia sul marciapiede bagnato, facendo volare i sui capelli per aria. Inizio a correre il più veloce che posso, ignorando i miei vestiti bagnati e le scarpe che sembrano pozzanghere.

Arrivato vicino a questa sagoma capisco che è una ragazza ed è svenuta, l'acqua gli picchietta il corpo. Mi inginocchio accanto a lei e le poggio l'indice e il medio sul collo per sentire il suo battito. Respira anche se affannosamente.

È bagnata fradicia. Ha indosso solo una lunga maglia bianca molto sottile che riesce a farmi vedere i suoi lineamenti e il suo corpo molto esile. È tutta sporca di fango.

Ma chi camminerebbe per strada con un tempo del genere? Credo sia anche ferita.

Ha sul viso un'espressione terrorizzata, cerco di coprirla con il mio giubbotto per ripararla dalla pioggia, poi la prendo in braccio. Appena la tocco mi accorgo che è fredda come il ghiaccio.

Mi affretto ad arrivare in macchina e la adagio sul sedile passeggero; corro dal lato del guidatore ed entro anche io in macchina, subito alzo il riscaldamento al massimo per farle prendere calore, poi le tolgo il giubbotto bagnato da dosso.

Sembra sfinita, forse in effetti lo è dopo aver camminato chissà per quanto tempo sotto un temporale del genere. Ha i capelli lunghi fino al fondo schiena di un colore biondo dorato, ed ha una strana ciocca blu che al momento le ricade sulle grandi labbra carnose. Ha una corporatura molto esile e dalla maglia bagnata si intravede un segno nero sulla sua schiena, ma è indefinibile.

Ad un certo punto arriva una scarica di fulmini tutto intorno all' auto, che mi fa sobbalzare. Sembra che siano stati attirati verso la macchina. Il cuore mi batte all'impazzata, come se volesse fuoriuscirmi dal petto.

Spaventatissimo volto lo sguardo verso la ragazza che cambia espressione del volto, sembra rilassarsi.

Dopo questa forte scarica tutto si calma, la pioggia, il vento, i tuoni e i fulmini mentre lei lentamente, apre i suoi splendidi occhi.

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