~17 dαγs αftεr~

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[Cιαrkε 2.12 α.m.]

Clarke si svegliò nel cuore della notte gridando.

Il sudore le aveva appiccicato i capelli chiari alla fronte e le coperte di fibra sintetica che aveva disteso sul pavimento a mo' di letto erano un enorme groviglio, come una grossa ragnatela.

La ragazza si alzò di scatto rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi, tremando.

Aveva fatto un incubo, come tutte le altre notti, e aveva a che fare con cadaveri sciolti dalle radiazioni, una navicella spaziale che esplodeva e mostri pieni di pustole che la uccidevano.

Clarke accese le luci del laboratorio e si sciacquò nella vasca piena di acqua dove Raven si era immersa per cancellare dalla sua testa A.L.I.E.; poi si avvicinò al computer per controllare la situazione.

Cliccò con l'indice sull'icona centrale che segnava i parametri vitali esterni e il suo cuore mancò un colpo: erano saliti al 4%.

-oh merda!- esclamò la ragazza sorridendo. Un'ondata di felicità le scosse le viscere e ci mancò poco che la sua milza si mettesse a ballare la macarena. Allora è vero: c'era speranza.

Clarke si appoggiò con la schiena alla sedia sospirando: ormai di tornare a dormire non se ne parlava, perciò tanto valeva cercare di far funzionare gli altri computer.

Si avvicinò a quello più vicino. Ricordò che era quello il monitor con cui sua madre aveva controllato i suoi parametri vitali dopo che ebbe fatto la trasfusione con il sangue di Luna. Questo significava che, se sua madre ci era riuscita, poteva farlo anche lei.

Provò a spingere con il dito sullo schermo diverse volte, ma quello rimase nero. Neanche battere a caso sulla tastiera servì a qualcosa, eppure sul bordo del monitor una spia verde segnalava che era in funzione.

Poi, finalmente, l'occhio le cadde su un cavo bianco che era attaccato al retro del monitor e scendeva sotto il tavolo.

La ragazza si alzò, spingendo con furia la sedia facendola cadere. Si inginocchiò sotto al tavolo con il cuore in gola e trovò un groviglio immenso di cavi di ogni forma e dimensione: ce n'erano neri, blu, rossi, grossi, sottili e chi più ne ha più ne metta, ma tutti confluivano in un unico grande impianto rettangolare con un grosso pulsante rosso al centro.

La cosa più logica che le venne in mente fu quella di schiacciarlo. Con un semplice clic il tasto scattò e, improvvisamente, tutto il laboratorio venne illuminato da luci azzurrine e bianche.

Il cuore di Clarke batteva all'impazzata: era così agitata che, pur di uscire da sotto il tavolo, sbatté la testa contro il bordo.

Quando riemerse vide il paradiso: tutti i monitor che occupavano i tavoli erano accesi e immobili alla schermata Home.

-cavolo, Raven sarebbe orgogliosa di me.

[08.28 α.m.]

Erano ore che Clarke passava davanti ai monitor, anche se non sapeva bene cosa stava cercando. Forse uno di loro avrebbe potuto metterla in qualche modo in contatto con lo spazio, o magari avrebbe trovato il centro di controllo di quei droni ammassati in un magazzino a qualche chilometro di distanza.

Certo avrebbe potuto andare lei direttamente, ma non si fidava ancora di lasciare quel posto.

Alla fine, trovò soltanto programmi di cui non capì neanche un quarto di quello che contenevano e decise di prendersi una pausa.

Salì al piano superiore e si sedette vicino alla radio, senza osare prenderla. Non aveva più fatto rumori strani e Clarke aveva capito che erano dovuti alle interferenze delle radiazioni.

Mαγ Wε Mεεt Δgαiη // The100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora