Capitolo 5

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Bryan's P.O.V

Odio tutti.
Ma adesso sto odiando profondamente il mio amico Brad.

Mi ha trascinato nuovamente a casa della sua ragazza perché ormai crede che siamo diventati un gruppo. Capirai.. solo perché sono uscito qualche volta con lui e la sua ragazza e quegli sfigati di Josh e Samara-Samantha o come si chiama.
'Dai vieni anche tu, Annabel ci vuole presentare la sua nuova coinquilina, magari è carina' mi disse.

Per quel che mi interessa poi.

Non voglio una ragazza fissa. Al solo pensiero di passare la maggior parte del mio tempo con essa mi asfissia.
Perché dovrei trovarmene una stabile? Cioè insomma, parliamoci chiaro, mi diverto con le ragazze,le facilone,quelle che come me hanno voglia di una botta e via. Senza illusioni. Una scopata e via.


Cosa c'è di meglio? 

E adesso mi trovo qui,in questo appartamento con due coppie che si limonano come non mai. Ma che si prendessero una stanza..
Si stanno praticamente scopando a secco.

Nessuno ha voglia di iniziare un discorso, niente di niente. Meglio così, non sono solito a parlare. Se mi chiedessero 'tu preferisci ascoltare o essere ascoltato,cosa sceglieresti?'
Credo nessuno dei due. Preferisco relazionarmi con le poche persone a me fidate,altrimenti fanculo tutti.

Un colpetto di tosse ci fa spostare l'attenzione, che viene rivolta a lei.
Quella dannata bisbetica pure qui devo trovarmela?

Flashback: Lezione di matematica.

Finito con il lavoretto di Angie in bagno, decido di recarmi a lezione, tanto l'anno è appena iniziato, che vuoi che sia qualche ritardo..
Cammino per i corridoi, spogli, silenziosi,quasi inquietanti.
Odio il silenzio. C'è chi lo ama, chi riesce a rilassarlo.. io lo odio.

Mi avvicino all'aula di matematica, sono appena le 9:20, dovrò subirmi quaranta minuti di lezione ma ahimè, non ci posso fare nulla, anche perché non saprei che fare in questo arco di tempo.O forse si..

Spalanco la porta e mi dirigo agli ultimi banchi, nel mio banco. Ormai il prof. non fa più nemmeno caso a me, mi conosce troppo bene, lo sento comunque imprecare, anche se silenziosamente per non farsi sentire dalla classe o da me, ma non me ne può fregar di meno.

Sposto lo sguardo, noto Louis e gli faccio un cenno. Lo conosco dal primo anno, è un ragazzo apposto, troppo estroverso ma è una buona compagnia, ci sfasciamo di canne insieme ed è un ottimo consigliere. Strano che non sia nel nostro, solitamente sediamo vicini quando troviamo corsi in comune, invece adesso sta accanto ad un ragazzo grassottello con un aria da nerd depresso.

Istintivamente sposto lo sguardo sul mio banco e realizzo che non è vuoto. E' occupato da quella ragazza che mi ha fatto sprecare un caffè. Maledetta.
Mi metto di fronte a lei con uno sguardo che intima a spostarsi, ma non ne vuole sapere di muovere il culo. Mi sta facendo innervosire, ed io non sono un tipo paziente, proprio per niente.

Prendo il suo zaino-che occupa la sedia accanto a lei- e lo butto a terra con molta poca delicatezza.

I tuoi modi così educati mi mancavano sai?

Oh zitto tu, mi è capitata la mestruata..

Con la cosa dell'occhio vedo mi sta guardando, direi di più fissando, allora le dico, con molta calma e pacatezza "Hai bisogno di qualcosa o hai finito con la radiografia?" la mia voce esce roca, graffiata. Sarà per il fumo di stamattina.
Le in tutta risposta arrossisce a tal punto di fare concorrenza ad un peperone. Sarebbe anche tenera se non fosse una stronza di prima categoria. Ma nonostante tutto si avvicina a me - posso concedermi il lusso di inspirare il suo profumo, fragola e vaniglia, ne sono sicuro.

Fragola e vaniglia? Profumo?  Che cazzo ti prende?

La sua voce, piccola, leggera e con una nota di imbarazzo risveglia i miei confusi pensieri "Ma si può sapere che diamine ti ho fatto?" mi guarda negli occhi. Azzurro contro verde. Il suo azzurro oceano nel mio verde edera.
Non le rispondo, le faccio una scrollata di spalle. Non mi va di parlare.
Ma lei persiste con vari 'dai'

"Non mi hai fatto un cazzo" sbotto. Forse un po' più del dovuto, la mia voce è uscita come veleno.
Lei si rigira e continua ad ignorarmi, 'stronzo' sento sussurrare, e sono fermamente convinto che non l'abbia detto di proposito, anche perchè dopo aver pronunciato la fatidica 'parolaccia' si tappa la bocca con le mani. Ma dove siamo all'asilo?

La lezione continua tranquillamente, mentre prende appunti- secchiona - le lancio qualche occhiata. Mi irrita la sua presenza. Ma non troppo.


In realtà a te irrita la presenza di tutti,quindi non me ne farei un problema

Touchè

Il prof. ci assegna degli esercizi da fare in questi ultimi 15 minuti di lezione. Come passa il tempo quando ci si diverte signori.

Mi fermo a fissarla un attimo. Non posso negare che sia una bella ragazza. Capelli neri, raccolti in una treccia strana, particolare, che le va a finire fin sotto la schiena, viso squadrato, e la parte migliore: gli occhi.
Mi piace il modo in cui è vestita. Una felpa - che non credo sia di sua appartenenza -  dei blue jeans skinny,e delle converse ai piedi. Tutt'altro stile delle ragazze di questo istituto. E parliamo di minigonne, mini top e tacchi di tutte le altezze. Ma come fanno a reggersi in piedi con quei trampoli?

La sua voce mi attira nuovamente la mia attenzione "Scusa hai bisogno di qualcosa o hai finito con la radiografia?" la sua voce esce calda, decisa e con una nota di strafottenza che mi fa spalancare la bocca.

Che colpo basso, ha usato le tue stesse parole contro di te, non ci posso credere che qualcuno gli faccia una statua.

Se in questo momento la mia coscienza fosse una persona sarebbe già a terra per tutti i pugni che gli avrei dato.
Sto per ribattere quando la campanella suona, raccoglie in fretta le sue cose e lascia la classe con un irritante sorrisino impresso sul viso.
La cosa non finisce qui.


Fine del flashback

"Ancora tu!" sbuffo attirando l'attenzione su di me.

"Vi conoscete già?" chiede la voce squillante di Annabel.

"Purtroppo." diciamo all'unisono e facciamo scoppiare in una fragorosa risata i nostri amici.

Annabel comincia presentandola a tutti - scopro che si chiama Jillian, Jillian Hernàndez.
Lei mentre conosce gli altri si tortura la manica del suo gigante maglione, visibilmente a disagio. Rivolge sorrisini a tutti, penso per..gentilezza? Magari non vuole nemmeno stare qui insieme a noi, o forse si sente a disagio, non lo so e non mi interessa.

Si chiama solidarietà, non so se conosci questo strano termine.

Si chiama, non me ne frega un cazzo.

Continuo a fissarla imperterrito.
Parla ma non ascolto.
Ridono e scherzano, ma non sto sentendo un cazzo.
Estraniato con i miei pensieri e riflessioni a proposito di questa strana ragazza con gli occhioni cerulei.

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Beside YouWhere stories live. Discover now