Capitolo 4

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Jillian's P.O.V

Avete presente quando state per affrontare qualcosa di nuovo? 
No?
Beh io si.

Appena uscita da scuola ho mangiato qualcosa al volo e mi sono recata in biblioteca per avvantaggiarmi alcuni compiti,poi mi sono diretta in un piccolo centro commerciale,molto carino anche se troppo affollato per i miei gusti.

Adesso sto camminando per le secche e aride strade di Sydney per arrivare al mio nuovo appartamento. Ho portato solo l'essenziale per adesso.
Alla fine mi sono accordata con zia Amy, quella santa donna,e abbiamo deciso che mi aiuterà a portare il resto delle mie cose in casa.

Stasera ci sarà quella sorta di rimpatriata con gli amici di Annabel,sono un po' terrificata all'idea di dover approcciare con altre persone.Ho sempre avuto paura, sin da quando ero piccola,il fatto di dover parlare della mia vita,delle mie abitudini,non so come spigarmi, perchè delle volte non riesco a capirmi nemmeno da sola,è come se fossi in dovere di proteggere i miei atteggiamenti,magari agli occhi degli altri,strani,sbagliati,ambigui.
Però con il passare del tempo sto cercando di sbocciare,di venir fuori,e di far uscire la vera me.

Il tempo è praticamente volato.Sono le 19:47 di sera e di Annabel nessuna traccia. Spero che si sia ricordata del mio arrivo.

Come non detto:

Da Annabel: "Ehi Jill,tranquilla non mi sono dimenticata di te!  Volevo solo avvertirti che tra poco i miei amici dovrebbero arrivare, tu a che punto stai..non ti sarai mica dimenticata la strada D: "

A Annabel: "Non mi sono dimenticata la strada..Comunque sto per arrivare :) "

Metto il telefono in tasca e mi dirigo al portone principale del grande palazzo inanti a me.
Il panorama che si può apprezzare dall'ascensore è come al solito una delizia per gli occhi.

Visto che ti piace così tanto appostati nell'ascensore con una tenda no?

Ma non hai un tasto per mutarti?

No visto che sto nella tua testa di merda

Touchè..

Smetto di parlare da sola e apro la porta di casa trovandomi di fronte un Annabel sorridente. Ricambio il sorriso per principio e lei si appresta ad abbracciarmi.
Da quel poco che la conosco, ho potuto scorgere che lei è quel tipo di persona che da, da, da molto per ricevere in cambio altrettanto. Ha un bel carattere, ed è una bella persona.

"Come va Jill?" mi chiede ancora ancorata a me come un koala. A differenza sua i koala sono più bassi, con molto pelo in più e mangiano solo eucalipto, ma sono dettagli di poco conto.

"Tutto bene, mi sono messa d'accordo con mia zia per portare le ultime poche cose che mi sono portata da Los Angeles, e mi darà una mano appena possibile, e del resto tutto okay, mi sono portata avanti con alcuni compiti, tu che mi dici?" ci stacchiamo dall'abbraccio e poso alcune buste contenenti oggetti per arredare la mia nuova stanza e alcuni vestiti.

"Tutto apposto, non vedo l'ora di vedere Brad, e poi non ho fatto molto, ma mi sento a pezzi!" squittisce per poi sbadigliare.

Penso che siano davvero una bella coppia da come lo descrive, o meglio come si descrivono.

"Sono molto contenta per te, poso alcune cose, mi faccio una doccia e torno di qua, va bene?" domando e lei annuisce in risposta, quindi corro in camera per posare i nuovi acquisti nell'armadio.

Mi fermo un attimo ad osservare la stanza.

Pareti grigio chiaro, un letto penso a due piazze posto al centro della camera con due rispettivi comodini di fianco, un armadio scorrevole dall'altro lato della camera ed un grande specchio nel lato opposto, con poi un'enorme finestra completamente libera, con una sottile tenda bianca, che ho rigorosamente tirato tutta da un lato per lasciare spazio alla vista.

Prendo dei vestiti puliti e butto quelli che ho indossato oggi nella cesta dei panni sporchi, più tardi farò la lavatrice, raccatto il poco intimo coordinato che ho e porto tutto in bagno.

Il bello di avere il bagno in camera: nessuno ti rompe le palle.
Posso stare tutto il tempo che mi pare sotto l'acqua e pensare, riflettere.

L'acqua calda che ti scende addosso e ti lava da tutto lo schifo subito in una giornata.
Può essere di tutto.
Derisioni, giudizi altrui, pettegolezzi, scherzi idioti che per un lasso di tempo vengono sostituiti da una piacevole sensazione di nuovo, pulito.
Peccato che dopo ritorna tutto.

Non mi sono resa conto di tutto il tempo passato in doccia,  sono già le 8:35 ed io sono nuda.

Mi infilo velocemente le mutande ed il reggiseno, o regginiente fate come volete.
Metto uno skinny, le mie ormai distrutte Vans ed un maglione bordeaux abbastanza grande da arrivarmi quasi fino alle mie gracili e lunghe gambe.

Decido di sistemare i miei lunghi capelli neri in una crocchia disordinata, giusto per non lasciarmi bagnare le spalle visto che non mi va di asciugarli.

Esco dal bagno e sento del vociare. Che la tortura abbia inizio.


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