Capitolo 4: Coccole

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Venetia andò a sedersi sul letto accanto alla sorella e l'abbracciò. Non era uno di quelli stretti che ti fanno sentire sollevato almeno per qualche istante, ma Ego apprezzò comuque il suo gesto. Era un po' come tornare bambine, quando cercavano il conforto l'una dell'altra prima di crescere e allontanarsi troppo. A volte, nei rari momenti in cui andavano d'accordo, parlavano della loro infanzia facendo uscire tutti i ricordi e a entrambe si stringeva il cuore. 

<<Quando lo dirai a mamma e a papà?>> le chiese sciogliendo l'abbraccio. 

<<Non lo so.>> rispose sconfortata. 

<<Di quante settimane sei?>>

<<Quattro, mi pare.>> non aveva perso molto tempo a fare i conti una volta visto il risultato del test, ma ora, con la mente più lucida, riusciva a ragionare meglio. 

<<Vi va se preparo il pranzo e ne parliamo dopo?>> domandò Venetia alzandosi e andando verso la porta. 

<<Sì piccola>> rispose Ego. <<Grazie.>> 

La ragazzina si chiuse la porta alle spalle e la bionda tirò un sospiro. Non le andava di mangiare, ma voleva restare un po' sola con Zen e tenere sua sorella impegnata glielo avrebbe permesso.

<<Vieni qui?>> si tolse le scarpe, le fece spazio e poi si sdraiò sotto le coperte. 

<<Hai freddo?>> Ego annuì e Zen si coricò accanto a lei per abbracciarla. 

Le fece appoggiare la fronte contro il suo petto e le accarezzò i capelli. La bionda si rannicchiò il più possibile e dopo pochi minuti si addormentò. Zen sperò che almeno questa volta dormisse tranquilla senza orrendi incubi a perseguitarla. 
All'improvviso sentì il cellulare vibrarle nella tasca e quando lo prese vide una chiamata di Ade. Si era completamente dimenticata di lui e la sera prima non si era fatta sentire. 

Facendo attenzione a non svegliare Ego, la ragazza scese dal letto e uscì in corridoio. Compose il numero e attese poco prima che lui rispondesse. 

<<Ti credevo dispersa.>> disse Ade con una punta di rabbia. 

<<Scusa, Ego ha avuto qualche problema ed è rimasta a dormire a casa mia.>> 

<<Oggi possiamo vederci?>> domandò lui. 

<<No, mi dispiace. Finché non si risolve la questione preferirei restare con lei.>> rispose e dall'altra parte Ade sospirò. 

<<Va bene, però fatti sentire. Mi manchi.>> e riappese senza darle il tempo di rispondere. 

Dietro di lei le scale scricchiolarono e quando Zen si voltò si trovò faccia a faccia con Venetia. Le disse che era pronto il pranzo, ma lei le rispose che Ego stava riposando e che preferiva non svegliarla. 
Loro due però scesero in cucina e si sedettero a tavola. La ragazza tatuata non era contenta di lasciare l'amica da sola, però sarebbe tornata da lei appena possibile. 

<<Come si sente?>> le chiese Venetia. 

<<E' spaventata anche se non lo vuole ammettere>> rispose Zen sfiorando il tatuaggio sulla tempia. <<Prima ha discusso con Mad. Gli ha detto che piuttosto che far avere al bambino un padre come lui, lo avrebbe cresciuto da sola.>> 

<<Ma non sarà sola, giusto? Noi le daremo una mano.>> 

<<Sì, certo. Non devi preoccuparti.>> 

Mangiarono alla svelta, poi Venetia uscì di casa e Zen salì di nuovo nella camera di Ego. La trovò come l'aveva lasciata, con un espressione serena e i capelli sparpagliati sul cuscino. 
Si fece un po' di spazio e riprese a stringerla a sé. Aveva la pelle calda e il respiro regolare, le ciglia lunghe le battevano sullo zigomo e a Zen venne voglia di baciarla. Le sue labbra sottili la attraevano e si chinò su di lei. Era quasi arrivata, ma alla fine le stampò un bacio leggero sulla guancia, reprimendo quell'istinto che non era la prima volta che si presentava. 
La guardò dormire per un paio d'ore senza mai stancarsi, vegliando su di lei e cercando di donarle tutto il calore che poteva.

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