VI.

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Everything

« Tu non parli, vero ? »

Non mi è mai piaciuto andare a scuola, sin da piccolo detestavo l'idea di svegliarmi presto e salire sul palcoscenico della commedia— chiamata vita, senza ma e però. Contestare facendo i capricci non sarebbe servito a nulla comunque, dal momento che ero già un bambino difficile da gestire per mia madre, non era necessario darle altri problemi. L'unica persona del pubblico che vedeva in me del potenziale era lei, la sola figura di riferimento che avevo. E per il mio girasole, sorridevo davanti alle ingiustizie, trattenevo le lacrime al dolore e soffrivo nel mio soffocante silenzio.

Ricordo il giorno nel quale avevo imparato a stendere un velo pietoso sulle mie emozioni, cosicché da non espormi troppo agli altri.
L'idea di poter essere considerato debole o futile per la società, era straziante. Una formica resta pur sempre una formica, che sia rossa o nera, ma senza antenne non può fare molto per la propria regina, o sbaglio ?

Eppure questa concezione di dovere verso la comunità non mi è mai appartenuta. Se si nasce per caso, in un luogo, condizione, sesso, aspetto e forma che non abbiamo scelto, siamo tanto sicuri che il resto delle nostre vite fugge al fato ? Il libero arbitrio dell'uomo potrebbe benissimo trattarsi di una vana illusione, frutto di secoli di tirannia e sottomissione.
Non posso nemmeno affermare di essere ateo : io credo a ciò che i miei occhi vedono, ma oltre le nuvole le mie facoltà visive non sono in grado di andare. Nulla vieta il fatto che ci possa essere un qualche cosa di superiore, fuori dalla concezione umana, ma potrebbe anche non esserci. Sicuramente non sarò io a smentire o dare ragione ai credi altrui.
Mi preoccupo della mia incolumità e di come quella sera d'inverno l'estraneo dal viso cupo e poco amichevole aveva fatto danzare le proprie dita al ritmo di parole fantasma, accompagnate da un sorriso furbo appena accettato.
“ Non te l'aspettavi, vero ? Ritardato poco sono. ” per quel che mi riguarda, avrebbe potuto benissimo pensare ciò.

Il naso era rosso, roseo come le guance mangiate dal freddo gelido, gli occhi troppo stanchi e le palpebre piuttosto pigre per tenermi lucido. Nella mia mente era sorto un dubbio : “ io non conosco questa persona, dopo tutti questi mesi, cosa vuole ottenere da me esattamente ? ”.

Gli uomini agiscono secondo un fine, non fidarsi mai di chi dice di non avere altri intenti. Le nostre azioni se fossero guidate dall'istinto renderebbero le nostre vite un inferno. La ragione è ciò che ci differenzia dagli animali e dovremmo usarla diligentemente.

« E tu come lo sai ? »

Forse troppo annoiato e malinconico per ignorarlo, quel giorno avevo bisogno anch'io di attenzioni da parte di qualcuno. Testardamente continuavo a considerarlo un estraneo, ma sapevo che conoscere il suo nome non avrebbe cambiato le emozioni che provavo verso di lui al solo ricordo di quel pomeriggio d'estate.
La giacca di pelle rigorosamente nera e consumata. I lividi violacei sul viso. Il sangue mischiato al fango. Gli sguardi mai scambiati. Le voci dell'aria afosa di metà luglio. Il bacio rubato da clandestino. Le farfalle nello stomaco che parevano avvoltoi. Il dolore di una mancanza indefinita. Le giornate sempre più lunghe e amare. Avrei dovuto forse dirgli che mi era mancato ? Con quale faccia tosta.

Una risata. Molto probabilmente. Lo stavo guardando, era ovvio. Ricordo i suoi occhi che andarono a formare due lunette, la bocca allargarsi in un grande sorriso genuino e divertito. Non so di cosa sapeva la sua risata, ma sospetto che fosse acqua cristallina di un ruscello di montagna. Il bello è che non ho la più pallida idea di cosa sto dicendo, quando mai ho ascoltato i suoni della natura ? Il suo divertimento era infondato, la mia risposta era semplice e tirata, persino le mie dita tremanti facevano fatica ad esprimersi. Avrei potuto essere sarcastico, ma avevo deciso di lasciarmi andare, una conversazione non avrebbe fatto male a nessuno— o almeno era quel che speravo.

« Scusa. »


Forse era per via del freddo, oh darò sempre la colpa a quella maledetta neve che si stava sciogliendo sotto le mie scarpe di tela rosse, per quel che feci. La foga del momento, la chiamano. Io dico che era semplicemente disperazione pura.
Quelle parole erano dure da digerire, sapevamo tutt'e due a cosa si stava riferendo e come se attorno a me non ci fosse alcun mondo, ma solamente io e lui racchiusi in una bolla di sapone di rimpianti, calde lacrime di coccodrillo avevano iniziato a sgorgare dai miei occhi.
I singhiozzi che rimbombavano nell'aria erano così infantili che per poco non mi riconoscevo.
La mia immagine da burattino egoista e pessimista stava cadendo a pezzi, come se qualcuno di sbadato avesse urtato una boccia per pesci rossi e questa fosse caduta a terra accompagnata da un tonfo agghiacciante, il pesciolino libero di morire affogato nell'aria.

Lui inizialmente non si era mosso, troppo sorpreso dalla mia reazione e pietrificato dal mio pianto, si chiedeva se era stata la cosa giusta da fare— evidentemente no. Doveva sparire sin dall'inizio e lasciare che il mio amore si perdesse tra le nuvole, divenire pioggia acida e scendere tra i suoi capelli, bagnare i suoi vestiti sporchi di peccato e libertà. Solo allora avrei potuto vivere in pace, ma era tornato.

Nei miei incubi non era affatto gentile, gli piaceva giocare con me e dire bugie che mi facevano sorridere.
Era un'illusione che il mio subconscio bramava più del mio stesso cuore, non potevo più farci nulla.
Col passare del tempo la sua ombra sembrava aver smesso di nascondersi nell'armadio, tra le lenzuola del mio letto. Era una cotta da niente, solo reazioni chimiche insensate prodotte dal mio corpo come necessità di sopravvivere lontano dalla noia.
Doveva essere una distrazione, non un parassita che avrebbe divorato ogni mia intimità. I suoi occhi erano diventati una conferma, quello sguardo assassino era capace di ucciderti se solo l'avesse voluto, ma la scintilla che era nata nel suo animo, non l'avevo mai vista in nessun'altro.

Mi sentivo sporco e sbagliato, quelle emozioni non mi appartenevano. Era un errore che andava contro natura e ogni concezione. Troppo concentrato a studiare la mia parte, avevo dato per scontato altre cose. Il mio orientamento sessuale non era mai stato tirato in ballo, convinto di non poter donare alcun tipo di affetto a nessun'altro se non a mia madre, avevo vissuto passivamente senza troppi dubbi. E poi non mi era mai interessato in primo luogo avere delle relazioni, che fossero con una donna o un uomo. Non avevo nemmeno un amico, perché illudermi ?

Koo Junhoe era il mio primo batticuore, la prova che dopotutto non ero un insensibile uccellino che non era in grado di volare alto nei cieli, solo, troppo spaventato per farlo. La speranza venne subito dopo.

Alla fine, un abbraccio è l'unione di due corpi in collisione, come stelle in procinto di spegnersi si donano l'ultimo spettacolo di luci nell'immensità dell'universo, nero e silenzioso. Oltre ogni aspettativa, il suo cuore urlava più forte del mio.

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⏰ Last updated: Nov 27, 2020 ⏰

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ᴠᴏɪᴄᴇʟᴇssWhere stories live. Discover now