III.

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One And Only

Per qualche strano motivo le mie mani sono sempre state fredde, anche d'estate. Il suo tocco invece era caldo, il mio polso pareva andare in fiamme e come colui che indietreggia dopo essersi scottato giocando stupidamente col fuoco, le mie sicurezze su quel ragazzo andavano svanendo.
Mi ero completamente sbagliato. Il legno della panchina sulla quale eravamo seduti, era vecchio e consumato, come il desiderio di vivere ancora di lui. Mi stava mangiando con lo sguardo e io non ero intenzionato a stargli lontano.
Come la mettiamo ?

Sono una persona anche fin troppo responsabile, forse è vero quel che dicono sull'adolescenza : o ti penti di non averla vissuta a pieno, o ci resti secco. Probabilmente era noia quel che ho provato fino a quel giorno, ed ero stanco di fingere di stare bene quando trovavo tutto pressoché inutile e piatto.
Mi piaceva paragonarmi tristemente ad un fringuello in gabbia, che dalla mattina alla sera non cantava ma se ne stava a beccare il lucchetto del cancelletto invano, facendosi anche del male.
Lui era il bel usignolo che cinguettava e volava alto fra i cieli azzurri, decorato da nuvole bianche e passava il tempo a cibarsi di bacche sulle fronde degli alberi.
Io ero invidioso. Avevo provato gelosia della sua libertà e indipendenza. Decisione alquanto affrettata, eppure in quei pochi secondi di ' interazione ' mi era passata tutta la mia vita davanti. Cosa avevo da perdere ?
Il silenzio si era già impossessato di me, era il mio burattinaio e quel ragazzo le forbici che avrebbero tagliato i fili invisibili che mi costringevano a recitare la solita scenetta su un palco di compassione ed empatia.
Incredibile come ragionasse la mia mente, non avevo la più pallida idea di chi fosse e le paranoie avevano già iniziato a prendere voce in capitolo.

« Ti sei incantato ? Cazzo.. rispondi. »

La raffinatezza delle sue parole mi fece sorridere. Avevano un non so che di innocente e poi in viso si era formata un'espressione di dolore a causa della ferita al labbro. Che idiota.
Intanto aveva allentato la presa al polso lasciandomi andare, avrà capito che sarebbe stato difficile tirare fuori dalla mia bocca una sola parola, pensavo.
Mi faceva pena lasciarlo lì a rimuginare per qualche graffio. Doveva aver fatto a botte o l'avevano pestato. Eppure ero ancora convinto che non ne fosse il tipo. Non era preoccupazione, solo umanità.

« Sei inquietante, smettila. »

Di fare cosa ? Lo stavo solo scrutando.
Possibile che si sentisse completamente nudo e debole sotto il mio sguardo ? Questo pensiero mi dava una certa carica. Muoveva le labbra così velocemente, poi. A malapena ero riuscito a capire cosa volesse dire.
Avevo iniziato a contare i secondi che ci avrebbe messo per realizzare che non era paura quel che mi impediva di rispondergli, ma semplicemente ne ero incapace.

« Tsk.. »

No, non l'aveva ancora capito. Possibile che avrei dovuto farglielo notare io ? Così frettolosamente presi il taccuino che tenevo sempre in tasca e una matita, piccola e dalla mina usurata dalle troppe volte che veniva utilizzata e mai temperata.
Ho una calligrafia pessima, dopotutto avevo imparato da autodidatta a scrivere ed ero ancora alle prime armi a quei tempi.
Mentre gli altri andavano in discesa, io ero costretto a percorrere la direzione opposta. Cose che parevano normali e quotidiane per gli altri, per me non lo erano. Io non salutavo mia madre prima di uscire di casa e andare a scuola, non chiacchieravo con i miei compagni di classe, non ripetevo le lezioni, non avevo amici con cui passare i pomeriggi o anche litigare. Mi sarebbe piaciuto.

Per questo prima di qualunque altro sentimento, fu l'invidia a prendermi alla sprovvista. In lui vedevo qualcuno che stava vivendo anche fin troppo a pieno la propria vita, anche se nel verso sbagliato. Non seguiva la strada giusta, lui sperimentava nei vincoli bui e chiusi di quartieri di periferia. Giocava con donne più grandi, si metteva nei guai facilmente e non sembrava importargli del futuro. Sapeva già che non ne avrebbe avuto uno.
Ci aveva rinunciato anche prima di averci provato. Si era arreso perché aveva paura. Era spaventato da qual che la dura realtà gli avrebbe riservato. Tutti dopotutto, temiamo il divenire. Quel che ci è oscuro, ci frena. È nella natura di tutti gli animale indietreggiare davanti a un pericolo che si nasconde dietro a un cespuglio, così l'uomo dalle conseguenze delle proprie azioni.

Finito di scrivere, con un'aria soddisfatta e un poco sfacciata in viso, avevo staccato il foglio dal taccuino e glielo avevo porso. Ero curioso di vedere la sua reazione, lo sono ogni volta che le persone scoprono del mio silenzio.
La maggior parte è pressoché prevedibile : fanno finta di essere dispiaciuti e colgono l'occasione per provare compassione nei tuoi confronti, iniziando a parlare sotto voce o mimando ogni singola lettera per volta. Sono sordo, non stupido.
C'è pure chi urla nelle mie orecchie per confermare se ciò che dico è veritiero. Sono quelli più divertenti.
Mai mi sarei aspettato però che, quel ragazzo abbandonasse il posto alla panchina, si piegasse alla mia altezza e mi prendesse il viso fra le sue calde mani poggiando le labbra carnose macchiate di sangue sulle mie.

Il primo bacio si dice essere qualcosa di improvviso che ti coglie di sorpresa nei momenti più inaspettati. Per coloro che hanno una innocente cotta e finiscono col confessare il loro amore così, deve essere un sogno indimenticabile. Cosa succede se uno sconosciuto ti ruba questo privilegio, allora ?
Nulla. Come una conchiglia vuota senza perla è nascosta tra la sabbia dopo essere stata trasportata dal mare in riva, mi sentivo impassibile davanti a quel gesto. Non provavo alcun sentimento nei suoi confronti. Non avevo nemmeno la più pallida idea di chi fosse.
Dunque, in teoria, non avrebbe dovuto condizionare tanto la mia persona. Il mio cuore non avrebbe dovuto battere per lui, per uno come lui. In teoria non avrei nemmeno dovuto chiudere gli occhi, lo fanno sempre nei film, pensavo ingenuamente. Molto probabilmente non ero molto presente con la testa, il bianconiglio mi aveva già attirato nella sua tana senza fine e io stavo cadendo nel vortice di emozioni tormentate che iniziavano a nascere in me.

Com'era ? Leggero, tanto quanto lo sbattere d'ali di una farfalla. Il sapore pungente e ferroso del suo sangue sulle mie labbra era in qualche modo la ciliegina sulla torta che andava a completare il tutto. Sentii l'essenza della nicotina riempirmi i polmoni e il mio corpo farsi ancora più indifeso di quanto non fosse già.
Era un ragazzo da una notte e via, doveva saper baciare con foga e passione. Eppure con me non lo fece.
Questo particolare mi aveva scosso, magari era solamente tutto nella mia testa, erano le mie solite paranoie ma mi fece sentire diverso. O meglio, necessito di cure speciali. Un pensiero quasi sadico ed egoistico.

Avrei dovuto smetterla di trovarlo così eccitante.. non sapevo ancora sarebbe stata la mia rovina.
Mi chiedo, se avessi saputo a cosa stavo andando incontro, avrei ancora agito in quel modo ?

Ripensando a quello che mi impegnai a scrivere, suona così infantile ora :

« Usa un linguaggio più appropriato, non è piacevole leggerlo sulle tue labbra. Non sono in grado di sentirti, però posso farti passare la bua. »

ᴠᴏɪᴄᴇʟᴇssWhere stories live. Discover now