V.

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Best Friend

Quell'inverno non avevo alcuna intenzione di uscire di casa. A Seoul fa sempre molto freddo, la brina sulle ultime foglie degli alberi che incorniciano le tristi strade grigie della città, faceva da sfondo alle mie sventure. Come la neve che va a posarsi silenziosamente sul mio capo, che complice, va a sciogliersi sotto il calore del mio appartamento, così da provocarmi piccoli brividi lungo la schiena. Inoltre, le mie dita diventano gelide e non percepivo più alcuna sensazione. Il sangue non circolava ed ero costretto a portare guanti di lana per non perdere completamente l'uso delle mani. I libri al tatto erano blocchi di fogli stampati, duri e rigidi. Ero solito tagliarmi senza accorgermene minimamente, tanto che il sangue secco andava a mescolarsi con l'inchiostro e diventare un tutt'uno di studio intenso e lacrime per passare gli ultimi esami della mia vita.

Macchie rosso sangue sul terreno fangoso di una lontana giornata di pioggia sotto il parco di casa mia, sono state uno dei ricordi più vividi della mia adolescenza. Quel ragazzo dal cappuccio nero e lo sguardo rotto, era diventato lo spettro che avrei voluto tanto inseguire e possedere.
L'arroganza delle sue gesta, erano un toccasana per il mio egoismo e scetticismo verso la società di oggi. Nel suo sguardo profondo, avevo scorto un'ombra macchiata di dolore e sofferenza che pareva chiamare aiuto. Lui non l'avrebbe mai fatto, lo sapevo bene. Un cane randagio non ha bisogno della tua compassione, come il burattino di legno ch'ero io.

Non ho mai pensato di cercarlo, il perché di questa indifferenza derivava dal fatto che ero all'ultimo anno del liceo e non potevo permettermi di perdere la testa a causa di un estraneo. Un estraneo col quale avevo condiviso un bacio, un'intimità, una parte del mio animo.. e della quale mi era innamorato.
Chiamarlo amore era forse esagerato a quei tempi. Provavo batticuori al solo pensiero, eppure l'euforia andava e veniva.

Se fossi vissuto nella " Divina Commedia " di Dante, avrei passato l'eternità nell'Antipurgatorio insieme alle anime negligenti. Coloro che nella loro vita non hanno mai cercato il perdono da parte del divino e vissuto nel peccato, finché in prossimità della morte non si sono rivolti a lui e pentiti, hanno evitato la condanna senza tempo tra le fiamme della tenebrosa valle. Poiché Egli è pieno di misericordia, e sono sicuro che ne avrebbe avuta un po' anche per me.

È quasi imbarazzante cercare di spiegare alle persone che non ho la capacità di sentire le loro sciocchezze, magari potessi. Sarebbe comunque una perdita di tempo, ed io non ne ho mai avuto molto da regalare.
C'è quel detto, chi tace acconsente, risponde allo stesso principio. Forse la gente non ha intenzione di ribattere a domande derivanti dall'ignoranza ?
Se mi dessero un centesimo per tutte quelle volte che sono stato approcciato o compatito perché stavo usando semplicemente le mie dita per comunicare, a quest'ora vivrei sulla luna.

Il fatto che degli estranei sentono il dovere di dire la loro e mettermi in ridicolo per una cosa che per me è del tutto normale come per loro- purtroppo, respirare, è ciò che mi fa innervosire. Se non chiamati in causa, ignorate. Guardate dall'altra parte, c'è tutto un mondo là fuori, lasciare un ragazzo sordo vivere la sua umile esistenza sarebbe cosa molto gradita.
Fare i finti poveri non porta a nulla.

Koo Junhoe avrebbe dovuto seguire il loro esempio, quella sera di una nebbiosa vigilia di Natale, e non portarsi dietro l'odore pungente di nicotina con un pizzico di malinconia che era solito avere e uccidermi con il suo tocco.

Stavo piuttosto male, vagamente mi era passata l'idea di morire sotto la neve e riposare in pace per sempre. Una ricaduta dopo l'altra, quella era una delle tante che nascondevo alla mia famiglia e a me stesso. Non l'ho mai detto, ma soffrivo di una leggera forma di depressione dovuta allo stress presente nella mia vita. Leggera perché l'unica cosa che facevo era piangere. Versare lacrime calde e salate fino alle prime luce del mattino, lasciando il cuscino bagnato e testimone di urla inesistenti.
Non sentire i propri singhiozzi mi era di conforto, almeno riuscivo ad addormentarmi senza problemi.

Probabilmente ero in balia dell'ennesimo sconforto da parte del mio pubblico per il quale mi esibivo e quel giorno ero particolarmente suscettibile. Ero stanco di recitare la parte del burattino ingenuo. Guardarmi allo specchio e vedere il prodotto scadente di una società in decadenza, era ciò che leggevo nel riflesso. Sarei potuto restare chiuso in camera e aspettare che le lacrime mi soffocassero, ma ho agito d'istinto e sono corso fuori.

Solo, seduto, quasi rannicchiato su quella vecchia panchina che quella stessa estate aveva visto il primo tentativo delle mie emozioni spiccare il volo verso un cielo più felice e limpido, era completamente rivestita di polline bianco ghiaccio.
E nella penombra di un antiquato lampione che andava a scatti, non avrei mai potuto immaginare di poter rivivere lo stesso scenario d'amore che mi aveva tanto scosso.

« Tu sei pazzo. »

Erano passati mesi e continuava a portare quella giacca di pelle da motociclista che gli calzava davvero bene. L'avevo riconosciuto subito, forse era più alto ma era solo una mia vaga impressione. Dopotutto la luna aveva già iniziato a fare il suo corso e il fattore luce non era proprio a mio favore. Al diavolo il labiale.

La nuvola di vapore che si era formata davanti al suo viso, era l'unica prova che avevo per confermare a me stesso che non era un'illusione creata dal mio subconscio per mandarmi una maledizione.
Le orecchie rosse a causa delle basse temperature, non avevano catturato una singola vibrazione proveniente dalle sue corde vocali. Sapevo che mi stava rivolgendo la parola, lui forse no- che erano parole sprecate dettate al vento.

Di nuovo in compagnia l'uno dell'altro. Di nuovo seduto accanto a me. Di nuovo abbracciati all'ultima ancora di salvezza che il destino ci stava offrendo.

E spinti dalla follia, avevamo entrambi agito di conseguenza.

ᴠᴏɪᴄᴇʟᴇssOù les histoires vivent. Découvrez maintenant