95. Cose accadute dopo il terremoto

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"So che non ti ho parlato e so che forse sai che non è stata una grande impresa la nostra" mormorò Gabriel tra sé e sé sentendo d'improvviso la gola secca. Deglutì prima di riiniziare a mormorare. "A quanto pare non sono il figlio che volevi e soprattutto non penso ne volessi uno, però sappi che nonostante tutto sono felice del regalo che hai fatto a mamma. Sai, lei ci pensa ancora a te ma non dirlo a Era che se la prende. Mamma non merita anche questo".

Non era sicuro che Zeus lo stesse davvero ascoltando, anzi probabilmente non stava badando alle quasi preghiere del figlio che aveva dovuto generare.

Cercando di darsi un contegno abbandonò la sua postazione in cima alla cabina uno e scese di nuovo dalla scaletta a pioli che l'aveva condotto lì. Era stato il signor Grace a parlargli di quel posto ma non aveva mai davvero avuto tempo (o forse voglia di visitarlo). Anche se in realtà sapeva benissimo che il suo problema non era il tempo ma l'accettare di essere figlio di suo padre o meno.

Si era svegliato di soprassalto dal sonno per rendersi conto che era ancora molto presto, quasi l'alba, tuttavia non c'era stato modo di tornare a dormire. I sogni l'avevano tormentato nella loro forma peggiore, quella dei ricordi. Aveva rivissuto in loop la morte di Fabrice e lo sguardo folle di Jasper quando l'aveva trapassato. Una volta, due volte e poi ancora fino a che non era stato troppo e si era svegliato col fiatone, madido di sudore sia per il caldo che ancora soffocava sia per l'agitazione. Non si capacitava ancora di ciò che era successo e per quanto fosse stato acclamato eroe della situazione quasi quanto Rob non riusciva a smettere di pensare che tutto era stato solo per un caso fortuito, fin dalla sua nascita. Avrebbe potuto essere lui dalla parte di Jasper. Cosa li rendeva diversi? 

Solamente per uno strano scherzo del destino uno era stato creato per uccidere e l'altro per bloccarlo. Quante delle loro azioni erano state in preparazione di quel momento, non gli era dato sapere. Ma non sentiva nemmeno la necessità.

Il dono della sicurezza che Jason gli aveva fatto prima di partire si era sgretolato come New Troy alla luce della schiacciante verità dei fatti. È facile vivere nell'illusione che tutto si possa semplicemente risolvere con la forza di volontà, ma la verità era che Gabriel, vincitore, eroe, non si era mai sentito così completamente annullato.

Era rimasto a fissare le dita rosate dell'alba allungarsi sul pavimento poi aveva preso coraggio e si era finalmente alzato dal letto ed era salito sul tetto della cabina.

L'aria l'aveva svegliato ma non era riuscita a calmarlo. Avrebbe voluto chiamare sua madre ma al tempo stesso il pensiero di porgerle in mano i cocci della sua vita gli sembrava pusillanime. Sua madre non aveva bisogno di sapere alle 4 di mattina che aveva generato un figlio di modo che facesse solamente il cane da guardia al figlio della sua migliore amica. Non aveva bisogno di sapere che il ragazzino con cui aveva mandato a scuola suo figlio per anni era stato in grado di uccidere quasi a sangue freddo. Nessuno davvero aveva avuto bisogno di saperlo, ma alcuni erano stati costretti. Loro erano stati costretti.

"C'è qualcosa a cui non siamo forzati dal destino?" chiese ad alta voce alla statua di suo padre una volta ritornato al piano di sotto. Le finestre ormai lasciavano entrare un mare di luce dorata. Sarebbe stata una bella giornata ma dentro non si sentiva abbastanza a posto con se stesso per apprezzare quella piccola gioia. 

Non c'era nessuna gioia da apprezzare quando si sta per seppellire un tuo coetaneo.

Così tanti pensieri e così poco spazio nel cervello. Gabriel uscì dalla cabina pochi minuti dopo, vestito quasi come il primo giorno che era arrivato. L'interno del ragazzo, invece, era molto diverso. Dopo essere rimasto fermo sulla porta svariati minuti a fissare le porte chiuse delle altre cabine, prestando particolare attenzione alla porta di quella di Atena, il cui simbolo era stato coperto da un telo nero, si incamminò verso lo spiazzo della cabina di Demetra.

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora