14. Nico Di Angelo - attacco 4000

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Il tipo davanti a lui in bagno si scostò per lasciarlo passare senza dire una parola. Jasper, senza avere il tempo di dire nulla, si ritrovò primo della fila davanti al suo lavandino. Questa era cosa buona. Il fatto che già due persone lo avessero evitato invece non lo era. Questo era solo il terzo ragazzo che dimostrava evidentemente di aver paura di lui, solamente perché non aveva contato quelli che lo dimostravano meno esplicitamente. Lo specchio macchiato sopra il lavandino gli mandò indietro un'immagine familiare e sconosciuta. Il suo viso era quello di sempre ma vi era qualcosa che non riusciva più a codificare con la stessa naturalezza del giorno prima.

Sono tutte suggestioni, Jasper. Non puoi essere cambiato solo perché hai scoperto chi è tuo padre.

Tentò di convincersene lavandosi il viso con acqua ghiacciata, sperando che scacciasse i cattivi pensieri e lo svegliasse un pochino, ma tutto ciò che ottenne fu avere la pelle gelida per qualche minuto. La giornata era partita male, e qualcosa gli suggeriva anche che non sarebbe continuata meglio. Se avesse scommesso ci avrebbe anche guadagnato, perché aveva ragione. Uscito dal bagno gli si aprì davanti la sua prima giornata da Figlio di Ade. E fu una merda. Era solo al tavolo della colazione, era solo nella fila per il sacrifico rituale, era solo.

Shoshanah non si vedeva da parte, probabilmente non si era nemmeno alzata. Lei sarebbe probabilmente stata l'unica a parlargli. Ed ovviamente non si vedeva all'orizzonte.

Quella che arrivò, dal cosiddetto orizzonte, fu Jazlynn. Jasper si appiattì desolato sulla panca quando la ragazza si limitò a rivolgergli un sorriso e poi si mise a parlare con i suoi fratelli. Come aveva potuto pensare davvero che il piano Sii Jasper. Solo Jasper. Avrebbe funzionato? Era una cosa che poteva andare bene solo nello stato di grazia della figlia di Dioniso, ma il mondo non girava al contrario: la verità era che la gente aveva una fottuta paura di lui, e lui non poteva farci niente. Cercò di trovare qualcosa di bello nei pancakes che aveva nel piatto, magari il senso della propria vita, ma non ci vide proprio nulla. Con stizza infilzò tutta la piccola torre.

"Hey! Non hai la bocca abbastanza grande per mangiarli tutti assieme!"

I pancakes sarebbe volati ovunque se la mano di Jazlynn non avesse fermato quella di Jasper. Si sedette davanti a lui con un sorriso tranquillo.

"Come stai?"

Jasper la fissò con sguardo torvo, prima di infilarsi in bocca quasi mezzo pancake.

"Non è contro le regole sedersi ai tavoli delle altre case?"

Il sorriso di Jazlynn tremò leggermente, ma tornò più saldo di prima.

"Cos'è, non sono più degna di starti accanto?" rispose, con tono leggero.

"Non volevo dire quello. Intendevo che... va beh, lasciamo perdere."

"Comunque sì, teoricamente non ci si può sedere. Ma per i greci l'ospitalità è sacra. Se una persona invita un'altra al proprio tavolo, la sacralità dell'ospite è più importante della regola dei posti. Quindi, se io ti invitassi al mio tavolo, tu non peccheresti di certo."

"I tuoi fratelli non sembrano molto dell'idea."

"Davvero? Ci ho parlato ora e mi hanno chiesto come mai non li avessi salutati, stamattina... - il sorriso di Jaz si ampliò - Pensano che tu sia diventato spocchioso solo perché sei un semidio potente, pensa!"

Un'altra metà pancake stava per sparire, ma la forchetta si fermò a mezz'aria.

"Non è vero! Sono tutti che mi evitano, non io spocchioso!"

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora