CAPITOLO XIV

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Il mio respiro si smorzò. Feci correre lo sguardo sul volto di Arenis, intontita. No...

«Difatti, la famiglia Adler è caduta in disgrazia. Non hanno più danaro, né terre. Una nave mercantile del signor Adler è affondata in mare un mese fa a seguito di un grave incidente. Da allora attendevano con impazienza che la figlia maggiore arrivasse da Londra con il resto dei loro averi per ripagare i debiti. Ma, poiché il loro denaro è oramai nostro, finiranno sul lastrico. Hanno tentato di pagare il riscatto con tutto ciò che ancora avevano, ovvero nove sterline e mezzo. Una somma ridicola, lo so bene. Mi spiace informarvi di questa terribile notizia. So che immaginavate già di riempirvi le tasche con il bottino.»

Gli uomini borbottarono, profondamente delusi.

Avevo le mani sudate e la testa che mi girava. Non potevo credere a quello che avevo appena udito. La mia famiglia caduta in povertà, derubati di tutto ciò che ci era rimasto. Derubati di una figlia...

Mi sentivo svenire.

La mia famiglia avrebbe vissuto il resto delle loro vite a mendicare per le strade, io invece potevo considerarmi già morta. Sentivo i loro occhi scrutarmi. Sentivo il loro furore, la loro delusione. Per loro, non servivo più a niente. O, forse, potevo ancora servire ad un'unica cosa...

Non avrebbero ucciso il corpo, ma lo spirito.

«Rimane un'unica questione da sbrigare; la signorina Adler. Non ho alcuna intenzione di uccidere una donna solo perché la sua famiglia è stata colpita dalla malasorte. Che lo vogliate oppure no, ho deciso che la signorina Adler vivrà.»

«Perché non la vendiamo a qualche bordello di Nassau?» propose un uomo, facendosi avanti. «Pagherebbero bene per lei. È giovane e di bell'aspetto.»

Un gruppo di uomini esultò, trovandosi d'accordo con lui. «Sì!»

Poi fu il turno di un altro marinaio, che alzò una mano per parlare e sul suo volto si era acceso un sorrisetto malizioso. «Poiché ella ci ha lasciati a mani vuote, allora può benissimo ripagarci in qualche altro modo.»

L'espressione di Arenis, a quelle parole, s'indurì di colpo e fissò l'uomo con astio. «Non accetto violenze carnali o crudeltà ingiustificate. Siete uomini, non bestie. Eveline Adler non diventerà la vostra prostituta personale. Mi avete capito?»

Seguirono degli sbuffi d'irritazione.

«Mi. Avete. Capito?!» sentenziò Arenis, urlando.

«Sì, Capitano!»

«Io propongo di farla lavorare per noi», continuò il Capitano. «Lavorerà in cucina, pulirà, svolgerà qualsiasi lavoro voi riterrete opportuno farle fare. Le insegneremo il mestiere, giacché siamo a corto di marinai. Se si rifiuterà o non ne sarà capace... allora, sì, non ci resterà altro che venderla a qualche bordello di Nassau. Almeno ne ricaveremo qualche soldo.»

La ciurma sghignazzò, divertita.

«Oppure» proseguì lei, facendosi sempre più seria. «C'è sempre la possibilità di lasciarla andare e basta.»

«Io dico di votare», intervenne Dinnington. «Capitano, diamo loro qualche minuto per pensarci e poi voteranno se accogliere la signorina Adler nella nostra ciurma o lasciarla andare.»

Arenis fece un cenno con il capo. «Avete cinque minuti. Io voterò per ultima per non condizionare la vostra scelta.»

Si misero tutti a parlare tra loro, allegramente, quasi come se stessero scommettendo ad una corsa di cavalli... Notai lo sguardo di Arenis puntato su di me. Se ne stava in disparte, con quell'espressione indecifrabile stampata sul volto.

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