CAPITOLO II

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«Buongiorno, Eveline.»

Il professor Brown varcò l'ingresso della sala da pranzo. Mi sorrise, benevolmente.

«Professor Brown», salutai, invitandolo a sedere e a mangiare assieme a me.

«Ebbene? Come vi sentite? Lasciate da parte il nervosismo e la paura per il viaggio imminente. Provate a capire come vi sentite nel profondo. Siete felice di iniziare una nuova vita a Charlestown?»

«Certo.»

Avevo esitato prima di rispondere e il professor Brown lo notò immediatamente. Era fin troppo bravo a capire ciò che mi passava per la mente. Fece scivolare lo sguardo nel mio. «Ma?»

«È difficile lasciare dietro di sé tutto ciò che si conosce.»

«Non vi fa piacere tutto questo, dico bene?»

«Tutto questo cosa?»

«I preparativi per la partenza, l'idea di passare più di un mese da sola su una nave piena di sconosciuti, il fatto di dover dire addio a tutti...»

«Non è semplice.»

«No, non lo è. Ma credete che se sareste partita due anni fa con la vostra famiglia sarebbe stato differente?»

«Intendete insinuare che sarei stata più felice se avessi abbandonato gli studi per recarmi nel Nuovo Mondo assieme alla mia famiglia?»

«Sì. So bene che questi due anni non sono stati per niente facili per voi. So che provavate molta nostalgia di loro e talvolta mi soffermavo a chiedermi se non avreste preferito seguirli allora, piuttosto che attendere di terminare gli studi con me.»

«Sono felice della mia scelta. Sono stati gli anni più importanti della mia vita, questi, ve lo garantisco. Mi avete dato moltissimo e vi prometto che non dimenticherò nulla di ciò che avete così generosamente tramandato a me. Era pressoché inevitabile che provassi nostalgia per le persone che amo. Sentimenti simili sono naturali, persino per gli inglesi.»

Il signor Brown ridacchiò.

«Promettetemi soltanto una cosa», proseguii. Lui attese che continuassi, incuriosito. «Promettetemi che non sarò l'unica vostra allieva, promettetemi che troverete un'altra persona là fuori, una persona che si suppone non abbia alcun diritto di essere istruita, e le insegnerete tutto ciò che avete insegnato a me, forse anche di più.»

«Perché?»

«Perché l'apprendere cambia le persone e le rende migliori.»

«L'uomo può salvarsi solo attraverso la conoscenza delle cose e non attribuendo ad interventi divini ciò che non riesce a capire.»

«Lucrezio», dissi, riconoscendo la citazione.

Il professore sorrise, annuendo. Poi si fece più cupo e assunse un'espressione torva. «Ormai sono vecchio. Non credi che dovrei lasciar posto a qualche insegnante più giovane? Qualcuno con degli ideali meno tradizionali, meno ortodossi.»

Corrugai la fronte, non credendo alle mie stesse orecchie. «Voi credete davvero che i vostri ideali siano oramai tramontati? Non penso di aver mai conosciuto una persona più saggia e di mente aperta come la vostra, professore, e non credo che potrò mai incontrarne una simile in futuro. Sono così grata che sia stata una vostra allieva. Mi è sembrata una cosa straordinaria conoscere la spiegazione di ogni cosa, sapere perché ha inizio, perché finisce, perché è. È fondamentale che voi continuiate ad insegnare. Vi prego, non ignorate queste parole.»

Lui non parlò per qualche secondo, come stordito. Il silenzio si prolungò, ma non era uno di quei silenzi tesi e imbarazzanti. Non accadevano mai in presenza del professore. Piuttosto, era simile a un attimo di riflessione, di stasi, l'aria immobile, i respiri calmi e rilassati di noi due, immersi ognuno nei reciproci pensieri.

«Se è come sostenete voi, allora sarò ben lieto di seguire il vostro consiglio.»

Compiaciuta di aver ottenuto ciò che desideravo, mi portai alle labbra un altro pezzo di pane imburrato.

«Starete bene, non è vero?» chiese ad un certo punto lui.

«Starò bene, non vi crucciate troppo per me.»

«Avete dei progetti? Qualche idea sul da farsi quando arriverete nel Nuovo Mondo?»

Abbassai lo sguardo sul mio piatto quasi vuoto, a disagio per quella domanda. «Non proprio. In realtà non ci ho pensato molto. Penso che troverò qualcuno e mi sposerò.»

«Per soddisfare voi stessa o vostra madre?»

Avvampai. Dopo tutti quegli anni non mi ero ancora abituata al suo modo di esprimersi, così diretto, quasi brutale.

«Tutt'e due, penso.»

Lui non se la bevve, chiaramente. Incrociò le braccia al petto, quasi deluso. «Lo sapete che non siete costretta a maritarvi se non è ciò che desiderate dalla vita, vero? Solo perché pensate che sia consono per una donna farlo non vuol dire che dovete. Siete una donna libera, Eveline, rendetevene conto.»

«Libera? Ma davvero? In una società dove il matrimonio è una delle istituzioni fondamentali? No. È necessario che mi sposi, sebbene l'idea non mi lieti granché.»

«Spero riuscirete a trovare un uomo degno di voi.»

«L'importante è che mi permetta di continuare astudiare. Di certo sarò dedita allo studio per il resto della vita, poiché non siconosce mai abbastanza.» 

Il Tesoro del MareWhere stories live. Discover now