Bullied

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'Frank Iero, nato il 31 ottobre 1981 a Belleville, frequentante la classe terza, sezione C. Sufficiente in tutte le materie, carente in storia e chimica, problemi nelle interazioni sociali: isolato e a tratti aggressivo.'

Questo era ciò che era stato scritto sul dossier di Frank, né più né meno. Non veniva menzionato il suo talento nella fisica, che l'aveva portato a vincere la gara annuale tra le scuole superiori della città; non si parlava del miglioramento che era riuscito ad ottenere in letteratura e che l'aveva portato alla sufficienza piena; fortunatamente non si parlava del suo aspetto, inusuale per gli standard di quella scuola e tutto sommato inusuale per qualunque tipo di standard; e soprattutto non si parlava dei motivi dei suoi cosiddetti 'problemi nelle interazioni sociali', e questo semplicemente perché nel dossier di Frank non si parlava di Gerard, mai e per nessun motivo.

Gerard Way, alunno ripetente di quinta, croce personale di Frank: l'aveva preso di mira fin dal suo primo giorno in quella scuola e lui non aveva mai capito perché, ma in ogni caso dopo tre anni passati in quell'inferno aveva decretato che i motivi non gli interessavano poi molto dato che la conclusione era sempre la stessa. Gerard ce l'aveva con lui e con nessun altro, e questo era quanto.

Frank ci aveva provato a difendersi, davvero: aveva tentato con le parole in prima, ignorandolo in seconda e perfino arrivando alle mani all'inizio della terza, ma purtroppo a parte una nota di demerito del vicepreside non aveva ottenuto proprio niente. Gerard Way lo odiava e a quanto pareva rendergli la vita impossibile era il suo sport preferito, sport che non avrebbe abbandonato per niente al mondo.

Ogni mattina Frank arrivava a scuola prestissimo in modo da poter entrare in aula prima di tutti gli altri e, se era fortunato, in modo da evitare Gerard e i suoi amici; ogni intervallo usciva in cortile, con la pioggia o con il sole, sedendosi al solito posto isolato in modo da poter evitare i guai; a ogni cambio d'ora tentava di attraversare i corridoi il più in fretta possibile perché più sostava fuori dalle aule maggiore era la probabilità di incontrare Gerard; ogni giorno alla fine delle lezioni era il primo a uscire e percorreva in fretta la strada verso casa, da solo, perché nessuno voleva essere amico di uno che veniva bullizzato.

Questa in breve era la vita di Frank. Solitaria, monotona, piuttosto triste anche, ma lui aveva finito per farci l'abitudine.

Quella mattina nulla si preannunciava diverso dal solito. Frank si diede un veloce sguardo allo specchio scrutando con occhio critico i suoi capelli neri e perennemente disordinati, i piercing che gli davano un'aria vagamente ribelle, e le occhiaie che stavano diventando ogni giorno più scure, ma d'altronde non poteva farci niente, lui odiava la scuola e doverla frequentare lo rendeva nervoso, ansioso e stressato. E questa, se proprio doveva essere sincero, non era colpa di Gerard e dei suoi scherzi idioti ma più che altro dei professori e di tutta la mole di studio che affibbiavano e che stava diventando insostenibile, quantomeno per lui.

Senza troppa fretta ricontrollò il contenuto dello zaino, si sistemò i jeans perennemente neri, si assicurò come al solito di avere sigarette e accendino, e solo quando ebbe completato l'ispezione uscì di casa, in largo anticipo come sempre.

Erano solo le sette e mezza, la scuola distava pochi minuti da casa sua, giusto il tempo di una sigaretta, ma era sempre meglio arrivare presto perché aveva imparato che Gerard e i suoi amici non amavano perdere tempo davanti al cancello dell'istituto di prima mattina. Una volta arrivato, quindi, aveva tutto il tempo di fumarsi un'altra sigaretta prima di dover entrare al suono della prima campanella, nascondendosi letteralmente all'interno dell'aula della sua prima lezione.

A Frank piaceva abbastanza la mattina; un tempo in realtà non amava alzarsi presto, anzi, la sua pigrizia era leggendaria, ma aveva dovuto abituarsi e tutto sommato aveva finito con l'ammettere che respirare l'aria frizzante del mattino, osservare la gente che andava al lavoro o che comprava il giornale, e vedere il piazzale della scuola riempirsi pian piano, erano cose che gli regalavano un po' di pace. Pace prima della tempesta, certo, ma pur sempre il suo piccolo, unico angolo di tranquillità.

One Shots - frerardWhere stories live. Discover now