Capitolo 15

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CAPITOLO 15, in cui Calogero proverà a fare un incantesimo con effetti tragicomici, ma ciò non gli impedirà di ricevere una misteriosa lettera...



Calogero posò quelle casse, riprese coscienza di sé e preso Gaetano per la collottola lo trascinò lungi dai Di Maio, passeggiando adesso in direzione della Cattedrale.

"Che mi dovevi dire?" chiese, sudando come un pazzo, in quanto corrotto dalla fatica.

"Simona è la mia fidanzata"

"E quindi?"

"Era uscita per andare al lavoro. Lei fa la parrucchiera, sai a Baida?"

"Sì va bene, ma chi minni futti?" (1)

"Sta di fatto che a Baida tu non diresti mai di potere incontrare uno di noi... invece Simona l'ha fatto. E lo sai a chi ha incontrato? Proprio sul posto di lavoro, al salone?"

"No, chi può avere incontrata? Me nanna ava?" (2)

"No, ha incontrato Valentina, che poi si è scoperto essere la zita di Vincenzo Arnone!"

Calogero era allibito, proprio lì, in mezzo alle macchine che si contendevano la precedenza.

"Ma che mi stai dicendo..."

"Ti giuro vero! Mi ha detto Simona che è entrata sculettando, si è sciusciata (3) un po' con Pink Black Magazine e poi ha detto "Vorrei farmi un taglio a caschetto", come se portare i capelli corti faccia bene alle femmine! Comunque è venuto fuori che Simona ha fatto quello che doveva fare e ha parlato un po' con lei. Quanto parla! Ha detto che si chiama Valentina, è fidanzata con un ragazzo che si chiama Vincenzo Arnone e le sta spendendo un sacco di soldi e adesso a quanto pare stanno aprendo un negozio di profumi!"

"EH?" Calogero riuscì a captare solo le informazioni che gli erano necessarie, ovviamente poste in fondo al monologo.

"Sì... ha detto che stanno mettendo un sacco di soldi, ma io (noi) siamo sicuri che è Vincenzo Arnone a metterli! Bisogna fare qualcosa! Sta per fare il passo più lungo della gamba!"

"E dove lo sta aprendo questo negozio?"

"In Via Roma, dove gli affitti sono carissimi" rispose Gambino. Era strano per uno come lui preoccuparsi delle persone che conosceva da poco e non aveva un gran rapporto, ma Simona lo stava cambiando e lei, sapendo che lui e Arnone erano amici, lo aveva spinto a fare qualcosa per lui. "Arriverà in rovina ancora prima dei trent'anni! Ci rendiamo conto? Dobbiamo fermarlo!" esclamò ancora, poi dopo aver preso un'altra pausa disse "Senza contare che potrebbero arrivare loro"

"Loro chi?"

"Amunì... i ragazzi... o no?"

"Non ti capisco"

Gambino sbuffò sonoramente e sibilò come se anche i muri potessero sentirlo "Quelli del pizzo!"

Calogero soffocò un urlo, non ci aveva pensato minimamente. Stava di fatto che il pizzo, oltre ad essere un materiale per fare gli abiti da sposa, e il suo diminutivo indicava invece un foglietto di carta che si riempiva di informazioni all'approssimarsi dei compiti in classe, stava di fatto che il pizzo era una "quota" che si doveva pagare ai picciotti (che voleva dire ragazzi) di un clan mafioso, e quindi al clan mafioso stesso.

"Dobbiamo fare qualcosa. Beddamatri, fuocu r'annu!" (4)

I due però si guardarono intensamente senza che si proferisse parola.

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