Capitolo 12

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Capitolo 12, in cui si spiega perché la Palazzina Cinese non compare nella storia

Calogero passò il resto della giornata a lambiccarsi sui segnali che gli aveva lanciato Cetty, piuttosto che correre dietro a una gallina, come lo era Sara. Non solo, il suo fidanzato le aveva fatto un'improvvisata verso la fine dell'orario di lavoro e se l'era venuta a prendere, lasciando Calogero da solo a rosicare e a sistemare il bancone per la fine giornata.

"Comunque Totuccio non mi piace più" disse Iachino, una volta rivisto il fratello e volendolo informare. "Adesso mi sa che, dopo questa batosta, mi butterò a capofitto nello studio"

"Fai benissimo" rispose il fratello maggiore. "Meglio soli che male accompagnati"

"MA VUATRI L'AVITI U VISITITU?"

La voce imperiosa della za Maria riempì la casetta di Colonna Rotta. Tutto il quartiere sapeva ormai che quando c'erano quelle urla, Maria, la moglie del libero professionista Saverio stava impazzendo per gestire il matrimonio della figlia. Figlia che ancora non si era vista né al numero civico 42 né da nessun'altra parte. Stando alla versione ufficiale, non sapeva ancora quando sarebbe potuta venire, ma il matrimonio era imminente, dato che ormai aveva ceduto a sposarsi a Palermo e non nel continente australe.

Comunque, il suo obiettivo erano quei due perdigiorno. Uno perdeva il giorno al Capo, l'altro a studiare. Di lì a poco sarebbe giunta la Maturità per Iachino, quindi non poteva perdere tempo.

O forse sì?

"Allora, l'aviti stu vistitu?" (1)

I due si guardarono. Era già due volte di fila che capitava, forse si era ricostituita una complicità che era morta da anni e non era bello, se si pensava che una volta Iachino e Calogero combinavano di tutto; dalle briscole infinite ai duelli alla playstation, prima che Iachino la vendesse e spingesse Calogero a dire "Non ho la Play". Comunque, si guardarono, con questi significati dietro quello sguardo.

"No, non ce l'abbiamo il vestito" rispose Calogero. "Andremo in giro nudi"

"Non dire minchiate!" esclamò Maria. "Am'a ffare mala fiura? Vedete ca biénnu i consuoceri!" (2)

"Ah beh allora..." rispose Iachino. "E quando sarebbe il matrimonio?"

Maria venne presa alla sprovvista. Nessuno aveva ancora parlato di date precise e inequivocabili: si era passati dal 12 giugno al 26 agosto indifferentemente. "Boh, forse a giugno"

"E se coincidesse con la prima prova?" l'obiezione era legittima. Giugno era il mese specifico per i matrimoni, era stato progettato per quello.

"Non la fai, si sposa to suoro" (3) rispose sbrigativa Maria, prendendo un paio di vestiti da stirare.

Iachino si agitò non poco. La prospettiva di non studiare e dunque essere bocciato non lo allettava affatto. "Seeeh, non la faccio! Talé chi c'è duoco!" (4)

Maria si adirò. "Vò lignate?" (5)

"N'ca rammille!" (6) e fuggì via Iachino, per destinazioni ignote.

Dopo qualche minuto di silenzio, Maria chiese a Calogero "ma tò frate che have?" (7)

"L'ovo vutato" (8) rispose vago Calogero, per poi scendere di nuovo da casa, diretto alla solita Piazza Indipendenza.

E chi poteva trovare se non Cetty? Lei, bellissima e coperta di un unico vestitino a fiori, era chiaro che si trovava nel bel mezzo di un servizio fotografico. In piena sera, esattamente, laddove la piazza si riempiva di extracomunitari fuggiaschi e gente poco raccomandabile.

Romanzo RosaneroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora