Capitolo 6

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"'Nca pecciò stamo ìennu a fare il matrimonio unni piesse i scaippe u Signure?" (1) commentò Saverio non appena seppe di quel luogo scognito (2) e introvabile, però poi non aggiunse altro se non con un "Va beh, basta ca si mancia" (3). Era certamente un uomo indifferente ai problemi della sua famiglia.

Ricapitolando, Iachino stava passando dall'altra parte della barricata, sua moglie Maria era in fibrillazione perché il matrimonio stava riuscendo come diceva lei, sua figlia Rosy non aveva intenzione di salire a Palermo e in ogni caso aveva già comunicato almeno tre volte la sua volontà di sposarsi in Australia; e ovviamente Calogero era perseguitato da una certa Cetty, della quale aveva sentito solo il nome. Ma chi poteva essere? Eppure, da quando il figlio gli aveva raccontato i fatti dei Candelai, non era un nome nuovo.

Certo, si chiamavano in tantissime Cetty, soprattutto nelle zone che frequentava lui con i suoi sfincioni spugnosi, oleosi e difficili da masticare.

Però quella Cetty in particolare... non gli giungeva nuova. E pensa che ti ripensa... ma certo! Si disse, era quella che aveva lasciato che il suo sfincione se lo mangiasse il suo fidanzato, un bestione che si chiama Peppe, quindi Giuseppe.

Era proprio lei. Secondo il suo intuito, non doveva essere una persona per bene. Non si interrompeva il pasto di uno sfincione, soprattutto se lo sfincione era fatto scaissu r'uogghio e chin'i pruvulazzu (4), come vuole la tradizione.

Ad ogni modo, non che gli interessasse molto, così decise di uscire come ogni sera per vendere gli ultimi sfincioni e fare un altro mestiere poi il giorno dopo.

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Cetty, dal canto suo, aveva completamente rimosso quell'episodio dalla sua memoria. Consumava così tanti pasti che non riusciva a ricordarli tutti, specialmente quando il cibo non era stato di suo gradimento. Quegli episodi non rimanevano per più di cinque minuti dentro il suo cervello pieno di borse, vestiti e scarpe alla moda.

E inoltre, fu vista camminare spazientita per la piazza antistante il teatro Massimo, che risultava essere il quarto teatro più grande d'Europa. Non l'ho detto per vantarmene, e nemmeno l'ho detto perché a due passi dal teatro si trova la Feltrinelli.

Era abbastanza attraente, quando era da sola. In compagnia di Giuseppe, invece, diventava insopportabile e poteva persino passare per odiosa, cosa che lei non era, ma lo diventava appunto.

Aveva detto a Calogero di presentarsi in quella piazza... in effetti aveva detto solo "stasera" , non aveva specificato quale orario.

"Oh, no! E adesso? Gli dovevo spaccare la faccia!" si disse Cetty.

Ma le otto e mezza arrivarono e passarono. Arrivate le nove, Cetty realizzò che Calogero non sarebbe venuto.

"Peccato" si disse. "Per fortuna ancora non ho perso la serata. Quanto chiamo a Giuseppe, va"

Purtroppo però, e come spesso accadeva, l'LG di Giuseppe risultava staccato, quindi stava sicuramente mangiando. Cosa stava mangiando, lo sapeva solo lui. Quando avrebbe imparato a nutrirsi solo di lattuga come lei, sarebbe sempre stato troppo tardi.

Allora fece per chiamare un altro numero, ma ciò che vide paralizzò il suo sguardo, per una volta fuori dallo stupido schermo del telefono.

E una volta le bastò per tutta la vita.

Due persone stavano cominciando a spintonarsi e a darsi cazzotti, quando poi una macchina fece una sgommata micidiale e andò a conficcarsi contro un albero, proprio vicino ai due litiganti, che si salvarono per miracolo.

Cetty fu l'unica testimone del reale avvenimento della scena, quando poco dopo l'intera zona fu circondata dai passanti curiosi, paralizzando dunque il traffico.

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