Capitolo 11

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Capitolo Undecimo, dove uno dei personaggi nasconderà un cadavere nel giardino di un incognito

Non era stato molto difficile per Cetty ottenere l'incarico da modella, né aveva perso molto tempo per firmare e fare due scatti di prova, in quel luogo tetro e odorante di fritto.

Quello che in realtà non sapeva era che Calogero aveva convocato Iachino, il suo fratello famoso che guardava troppo spesso gli uomini.

"Devo dirti una cosa" esordì Calogero, parlando finalmente a quattro occhi con il fratello, come non accadeva da parecchi anni.

"Dimmi" rispose paziente Gioacchino, sollevando gli occhi dal libro. Lui studiava eccome.

"Io voglio frequentare Cetty" esordì senza troppi giri di parole. Comunque, lui lo sapeva, Iachino spiava ovunque senza spiare.

"Bene, e perché non glielo dici?" chiese naturalmente Iachino, che però non razzolava quanto predicava.

"Seeh, (1) così quella scappa! No, in realtà le donne si devono corteggiare, si devono lusingare... ma tutto io ti devo insegnare?"

"Sì, tutto tu mi devi insegnare, infatti sei venuto a chiedere consiglio a me" obiettò Gioacchino. "Bene, quindi! Hai trovato la risposta da solo: corteggiala e tutto quanto"

"Non si può" rispose Calogero "Sara Di Maio vuole uscire con me"

"E quindi? Declina l'invito"

"Seeh, è troppo bona" (2)

"Allora ti piace di più questa Sara? Un momento, ma non è la figlia di Lorenzo?"

"Sì, quello che lavora al Capo"

"Ha che non la vedo anni" disse riflettendo Gioacchino. "Ma poi si ci è messa con Totuccio?"

Calogero squadrò sospettoso il fratello. "Totuccio? E da dove spunta questo Totuccio?"

Iachino sospirò. Eh, che ne sapeva Calogero, quello sciocco indemoniato! Totuccio, pseudonimo di Salvatore, era esattamente suo compagno di classe al "Regina Margherita", e stava di fatto che in quel periodo Iachino aveva messo gli occhi su di lui, piuttosto su quello che gli piaceva prima. Tuttavia, Totuccio veniva regolarmente prelevato da Sara di Maio, dopo la scuola, quindi Iachino aveva pensato che stessero insieme nonostante lei fosse più grande di lui. Bastava però indagare un po' più a fondo per capire quanto fossero fratelli di sangue, solo che quel calcolo Iachino non lo aveva fatto, perché preferiva lambiccarsi su Totuccio che guardare all'universo che gli gravitava attorno.

Per sua fortuna, Gioacchino aveva anche un fratello, Calogero appunto, che ne sapeva come e più di lui.

"Ma talé (3) le cose! Totuccio Di Maio è tuo compagno di classe! Guarda che è il fratello minore di Sara!"

Iachino rimase basito. Ma come! Una sconfitta così evidente! Lui, che era conosciuto per il suo origliare gli era sfuggita questa cosa essenziale? L'occasione faceva comunque l'uomo ladro, quindi propose la seguente strategia.

"Senti, bello. Tu adesso metti una buona parola per me con Totuccio e io metterò una buona parola per te con Sara"

Calogero deglutì, pieno di apprensione. "Allora tu..."

Iachino annuì. Ammetterlo era il primo passo per accettarlo, e solo accettando ci si poteva convivere bene con se stessi. "Sì, io. Non posso farci niente"

"Ma non fare lo sdolcinato in mia presenza! Poi mi viene di rovesciare!" (3) esclamò Calogero, che aveva un'idea precisa sul glucosio da mostrare al pubblico e sul glucosio da usare in privato.

Romanzo RosaneroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora