17. La sconosciuta

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«Tu devi essere la principessa Zora!» esclamò la ragazza che aveva bussato, prima che Zora potesse aprire del tutto la porta. Colta di sorpresa, quest'ultima si tirò indietro di scatto, mentre la ragazza le afferrava la mano per stringergliela. Zora pensò che ci era mancato poco che quella sconosciuta non le si fosse buttata al collo per abbracciarla.

«É da un casino di tempo che volevo conoscerti» fece la ragazza con un gran sorriso, scuotendole tutto il braccio insieme alla mano. Con quel movimento, i suoi ricci castani mal tagliati saltavano su e giù come cavalli imbizzarriti.
Zora rimase senza parole.
«Però! Cavolo, se sei bella!» disse la ragazza sempre stringendole il braccio e tirandosela più vicino per guardarla meglio. Zora ebbe un momento di panico.
«Chissà se il Salvatore ti assomiglia» disse l'altra pensierosa, socchiudendo gli occhi, e avvicinandosi pericolosamente al viso di Zora, oscillandole davanti in modo inquietante.
«Ma che stai facendo?!».
L'altra fece un passo indietro, alzò le spalle, e spiegò: «Mi imprimo nella mente la tua faccia. Così, se vedo il Salvatore, lo riconosco subito. Ci pensi, che schifo sarebbe vederselo davanti e non sapere che è lui?!».
Detto questo, la lasciò finalmente andare.

«Scusami, non per essere scortese, ma...» disse Zora, indispettita, massaggiandosi il polso ed allontanandosi sistematicamente dalla sconosciuta. «Ma io non ti conosco!».
«Ah, che rimbambita, sono!» fece l'altra, battendosi una mano sulla fronte: «Mi sono dimenticata le presentazioni! Ma, vedi, è che a me sembra di conoscerti già da una vita... Io sono Taide, al vostro servizio, altezza!».
Nel dir così, si inchinò esageratamente, con un sorriso divertito. «Si fa così, no? Dalle vostre parti, intendo...».
Zora, convinta che la ragazza stesse ridendo di lei, non le rispose.

«Allora, posso entrare?» chiese Taide.
«Devo chiederti di andartene: ho da studiare».
«No, aspetta! Sto cercando una...» Taide si infilò sotto il suo braccio per entrare nella stanza. Ma, appena vi si trovò dentro, rimase senza parole nel guardarsi attorno: «Cavolo, vi trattano bene, a voi accademici!».
Zora, sempre più indispettita, le puntò un dito contro: «Ehi! Non ti ho detto che potevi entrare! Vattene subito dalla mia stanza!».
«Me ne vado, ma prima voglio sapere dov'è Jayden. Devo parlarle, è da una vita che non ci vediamo».
Sconcertata, Zora esclamò: «La conosci?!».
«Certo» disse Taide, alzando le spalle: «Io sono la sua migliore amica».
Zora per poco non scoppiò a ridere: «Questo è da vedere!». Nel dir così, si diresse alla porta, ma, prima di uscire, le puntò un dito contro, esclamando: «Non toccare niente! Torno subito».

Zora bussò alla porta a fianco alla sua e, quando Jayden le venne ad aprire, non le lasciò neppure il tempo di fiatare: «Senti questa! Una ragazza si è presentata in camera mia dalle sale comuni e pretende di essere la tua migliore amica!».
Jayden scosse la testa, come per inquadrare meglio la situazione: «Ma io non ho alcuna amica nelle sale comuni».
«Glielo ho detto, e le ho anche detto di andarsene, ma lei si è infilata in camera come se volesse imbucarsi ad una festa. Vieni a liberarmene?».
«Sì, arrivo... un momento».
Jayden scomparve dietro la porta.

Mentre Zora tornava nella propria stanza, Taide, arrabbiata, le disse: «Sbagliato, principessa. Io non vengo dalle sale comuni. Io vengo dalla Notte Verde. E non avrei di certo scavalcato le mura per intrufolarmi negli alloggi privati dei nobili, se Jayden avesse risposto al mio biglietto l'altra sera, invece di fare passeggiate al chiaro di luna coi ragazzi!».
Zora stava per parlare, quando un grido di felicità alle sue spalle le rintronò le orecchie: «Taide! Sono così felice di rivederti».
Zora si girò sconcertata: «É davvero tua amica?».
«Certo!» disse Jayden, al settimo cielo, mentre abbracciava Taide: «É un'amica senza pari!».
Zora, aggredita da una fitta di gelosia, disse: «Buono a sapersi!».
Jayden si accorse di quel tono offeso e mutò espressione: «Ma no, Zora! Non intendevo... Tu sei una sorella per me!».
«Oh sì! Dovevi sentirla! Mentre gli endar ci davano la caccia, Jayden non faceva che parlare di te: Zora di qui, Zora di là. Anche mentre correva non stava zitta un secondo!».
Zora socchiuse gli occhi, lanciò uno sguardo infastidito a Taide, poi disse: «Vi lascio sole».
Jayden non fece in tempo a fermarla, che Zora se ne era andata chiudendole dentro alla propria stanza.

Triplania- il predestinatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora