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Consegnai il foglio nel momento in cui la campanella fece sentire lo stridulo acuto del suo suono, avevo raccontato ogni singola cicatrice apparsa sulla mia pelle, segnata da una storia dietro, tanto profonda quando le mie ferite. Risanate o meno esistevano, erano parte integrante del mio essere, forse. Non dovevano per forza esserci, la mia stupidità aveva portato la mia mente ad espellere il dolore mentale con quello fisico, avevo dato sfogo alla mia ignoranza, infondo tutti gli uomini vivono di costante ignoranza. Aprii il mio armadietto facendo attenzione a non far riversare il suo interno, costantemente sommerso di libri, sul pavimento della scuola, raccoglierli poi sarebbe stato troppo faticoso. Presi il materiale necessario per poi presentarmi a lezione, mi sentivo più leggera e respiravo, dopo anni avevo imparato a dare uno sguardo diverso a quella che era la mia vita, mi ero incatenata da sola ad un presente che riservava per me solo angoscia e sofferenza, nulla che fosse all'orizzonte migliore, ogni cosa moriva tra le mie mani, ogni cosa sembrava prendere una forma disumana ma adesso, ora, ogni cosa sembrava traspirare aria positiva.

"Ti vedo messa bene oggi eh?" Una voce alle mie spalle fece in modo, che il mio corpo scattasse verso di essa.

"James" Gli sorrisi "Oggi mi sento positiva, sarà l'aria che gira al campus" In effetti l'aria che girava nei dintorni era aria pulita, limpida e quasi respirabile.

"Sarà. Allora hai chiesto a Justin di posare per te?" Chiese alzando il suo solito sopracciglio, facendo in me scattare una risatina leggera ma che presagiva un non so che di pura e semplice felicità.

"Si, indovina un po'?" Chiesi frenetica "Poserà per me, l'idea che possa chiederlo ad altri gli fa un po' girare le scatole, almeno da quanto ha proferito"

"Ora capisco" Mi guardò, come se stesse leggendo la mia mente, il suo sguardo vagó per la mia intera figura senza mai soffermarsi su un punto preciso.

"Capisci cosa?" Chiesi ingenuamente.

"L'aria che trasuda felicità, il tuo sguardo, la tua energia positiva che spruzzi da tutti i pori da sta mattina" Rise lievemente, facendo spuntare due fossette ai lati della sua bocca. Lo guardai incompreso.

Chiuse il mio armadietto e senza dire nulla mi sorpassò, la sua figura in un attimo fu fuori dalla mia visuale. Aggrottai la fronte e mi chiesi avidamente a cosa potesse pensare, magari ad un piccolo particolare a cui io non avevo fatto caso, in effetti non ero mai di buon umore come in questo momento, anzi, era perennemente il contrario. Scossi il capo e mi avviai alla lezione successiva. Come sempre la porta, dipinta di un bianco candido, era chiusa quasi fosse blindata. Bussai in agitazione, non volevo finire ancora nei guai per il mio continuo ritardo ad ogni lezione. Il professore, una volta varcata la porta con il suo permesso, mi squadrò come poco prima aveva fatto James, escludendo il sorrisetto sornione di quest'ultimo.

"I suoi ritardi sono ormai diventati tradizione" Disse con totale assenza, ormai abituato.

"Mi scusi h-"

"Lei ha sempre qualche giustificazione per i suoi ritardi, venga, si metta qua sulla cattedra" Picchiettò con le lunghe dita il materiale lucido della sua cattedra. Spostai lo sguardo dalla sua mano al suo volto, i miei occhi fecero questo viaggio ripetute volte.

"Allora?" Domandò con insistenza, gli occhi di tutti erano su di me, la pelle bruciava sotto l'inquisizione del professore.

"Che dovrei fare con esattezza?" Lo guardai con fermezza.

"Spieghi alla classe cosa secondo lei sia il caso" Si spostò di poco "Spieghi esattamente quale pensa che sia, nella nostra vita, il ruolo del caso" Scese di poco dalla cattedra e piano si allontanò lasciandomi alla visuale di tutti. Rimasi interdetta.

"Io-"

"Non le sto chiedendo molto, mi dica semplicemente cosa il caso sia o quale compito abbia, sempre che per lei esista. Non mi è sembrata del tutto d'accordo"

"In effetti non lo sono" Dissi in maniera decisa, il suo sguardo coincise con il mio e mi diede il via libera, voleva parlassi.

"Io non credo che esista un caso professor Lens. Nessuna cosa accade per caso, nella nostra vita troviamo strade, persone, oggetti solo perché le cose devono andare in un determinato modo. Parlare di caso è quasi un fattore creato dalla mente umana perché certe cose viene difficile identificarle, allora si dice caso. Io sono sicura, che tutto ciò che ci capiti davanti non è per puro caso, siamo destinati a cose o a persone che vengono messe nelle nostre vite per il semplice fatto che con esse tutto sembra prendere una piega migliore, tutto sembra prendere il loro vero senso"

"Quindi il caso non esiste?" Chiese visibilmente curioso.

"No, ognuno ha il suo punto di vista, ma sa, dire ad una persona che è intromessa nella tua vita solo per caso non è una bella cosa" Dissi cercando di essere convincente.

"Perché no signorina Smith?"

"Perché quando si dà la soluzione al caso, quella persona è come se non l'avessi voluta davvero, sei tu a prenderti chi ti merita, chi ha riservato un posto in prima fila nella tua vita, noi scegliamo chi e cosa, mai il caso" Il suo sguardo restò fermo sul mio, sorrise e il suono della campanella cessò il flusso delle sue parole.

"Signorina Smith, penso di averle detto mille volte quanto davvero valga nella vita, ma, complimenti. Penso che lei abbia avuto l'onore di essere ascoltata con estrema attenzione dai suoi compagni come mai prima d'ora" Sorrise per poi prendere i suoi fogli, sparsi in maniera disordinata sulla scrivania in mogano. Lo gettò senza nessun garbo nella sua cartella ben posata e poi uscii definitivamente dall'aula, lasciandomi sola.

Nella mia vita avevo sempre dovuto rimboccarmi le maniche, il caso non mi aveva dato nulle ne tutto mi era stata dovuto, mai. Il destino è solo un fattore di credenza tra gli uomini, crediamo in un destino che probabilmente tarderà ad arrivare o possibilmente non verrà mai, eppure rimaniamo ancorati ad esso come fosse l'unica possibilità che la vita ci riserva. In realtà Justin non l'avevo scelto, come neanche James, eppure adesso loro fanno parte del quadretto famigliare. In realtà il caso li presenta alla nostra porta ma senza il nostro consenso non intreccia mai i nostri piani, mettendoci davanti di chi davvero non abbiamo bisogno. Un problema in più il caso e noi, non ce lo saremo mai regalati. Io ho scelto chi potesse far parte della mia vita completa e non ordinaria, io è solo io, il caso ha solo messo un annuncio.

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