Capter XXV

5.8K 291 27
                                    

Chiusi la porta di casa mia con fare preoccupato, possibilmente sperando di fare meno rumore possibile, Justin era in casa mia e la sua voce arrivò al mio orecchio e la pelle d'oca si fece spazio lungo la mia spina dorsale, ma non era da solo e la cosa mi fece aumentare il tasso di paura che prevaleva all'interno del mio corpo. Mi guardai intorno e piano mi avvicinai alla cucina, poiché le loro voci provenivano da li, poggiai i piedi con cautela lungo il pavimento in legno, sperando vivamente di non far nessun cigolio. Allungai la mia testa fin quando era possibile, appoggiai le mani sul muro freddo per poi guardare all'interno della stanza, mio padre sorrideva mentre indossava uno strano grembiule da cucina, sembrava quasi felice e sereno ma io ero l'unica a sapere che non fosse vero, Justin invece era di spalle e i miei occhi le osservarono, erano possenti e muscolose, i suoi bracci tenevano il suo peso, venivano lasciate lungo i suoi fianchi mentre le sue mani stringevano il ripiano in marmo. Ridevano entrambi, le spalle di Justin tremavano a causa delle risate.

"Beh questa era bella ragazzo!" Disse mio padre ridendo portandosi la sua mano libera sulla pancia.

"Oh signore ne ho ancora, mio padre mi insegnava tutte queste barzellette" Rise anche lui "Alcune sono pessime ma hanno comunque successo"

"Tuo padre non te ne ha mai insegnate di meno pessime?" Disse prendendo fiato per poi dargli le spalle mentre controllava quello che aveva messo nei fornelli.

"No, penso che queste siano le uniche che aveva in repertorio, infondo non sono male" Alzò le spalle non curante per poi girarsi verso la porta, mi ritrassi subito.

"Fanno la sua figura ragazzo, io ho le lacrime agli occhi e la pancia che fa male" Disse mio padre sicuramente ancora di spalle.

"Già, scusi ma vado un attimo in bagno"

"Certo, sali le scale seconda porta sulla destra" Diede indicazioni.

Feci per allontanarmi quando la porta si aprì velocemente e con la stessa velocità si chiuse. Mi trovai la grande mano di Justin che teneva saldo il mio polso, mi guardò sorpreso per poi trascinarmi al piano di sopra, stava seguendo le indicazioni e quando si accorse della seconda porta sulla destra l'aprí e con poco delicatezza mi fece entrare e lui mi seguì, chiuse la porta a chiave per poi appoggiarsi su di essa. Il suo sguardo catturó il mio e per pochi minuti nessuno dei due parlò, solo un grande silenzio.

"Oggi non eri a scuola" Sussurrò togliendo la chiave dalla porta e mettendola all'interno delle sue tante tasche. Sbarrai gli occhi e mi chiesi cosa diavolo stesse facendo.

"Che diavolo fai Justin?" Chiesi dando voce ai miei pensieri.

"Tuo padre mi ha detto che oggi sei uscita per andare a scuola ma io non ti ho visto, ho dovuto mentire a quell'uomo dicendogli di averti vista durante la lezione di letteratura" Alzò un sopracciglio "Ma noi non abbiamo un corso di letteratura insieme"

"Ho solo saltato scuola" Dissi abbassando lo sguardo, cazzo.

"Oh davvero? Fin qui c'ero arrivato, ma dimmi che non eri con James, non c'era neanche lui oggi" Era quasi infastidito da quello che aveva appena detto e io non ne capí il motivo.

"Non vedo come la cosa possa interessarti Justin" urlai sussurando a denti stretti.

Allontanò la sua schiena dalla porta e venne verso di me, mi guardò in modo strano, camminó fino a far toccare i nostri petti che da come potevo notare si alzavano in sincronia. La sua vicinanza mi provava strane emozioni, una morsa piacevole allo stomaco si fece sentire non appena la sua mano si posò sulla mia guancia, sorrise avvicinando il suo viso al mio per poi far combaciare perfettamente le nostre labbra, sembrava solo un semplice bacio a stampo ma quando la sua lingua leccó il mio labbro inferiore i brividi si ripresentarono, gli concessi l'accesso e la sua lingua incominciò a lottare con la mia, le mie mani passarono dai suoi capelli al suo collo dove si unirono portandolo più vicino a me, le sue mani invece scesero dalla schiena al mio sedere, nessuna protesta sta volta volevo lasciarglielo fare, sentì una pressione sulle mie gambe, così con un movimento veloce mi ritrovai a circondare il suo bacino con le gambe.

Ci staccammo prendendo aria, la sua bocca rossa sicuramente quanto la mia, portò le sue labbra dopo poco tempo sul mio collo, baciandolo lievemente, quel gesto provocò dei gemiti da parte mia di piacere, si giró su se stesso per poi aderire la mia schiena contro le mattonelle fredde. La sua mano accarezzó la mia coscia fasciata dai jeans.

"Ragazzo stai bene? È da dieci minuti che sei li dentro" La voce di mio padre ci riportò alla realtà, ci guardammo spaesati, mi posò a terra nuovamente e si aggiustó i capelli con la mano.

"Emh, si sto bene ho solo avuto un piccolo imprevisto" Disse guardandomi intensamente.

"Va bene ragazzo, sei sicuro di non volere una mano?" Chiesi quasi preoccupandosi. Da premio oscar.

Disse un flebile no mentre i nostri occhi restavano sulla stessa trattoria, inumidí le labbra per poi spostare il mio sguardo altrove, sentì il suo respiro sempre più vicino fino a quando le sue dita toccarono il mio volto facendolo voltare per guardare il suo, non disse nulla, nessuno osò proferire parola, in quell'istante capì che forse quello che provavo per lui andava oltre ogni giorno e la sua vicinanza non andava bene per niente, sapevo che quella a cui sarebbe stato distrutto il cuore ero io, ovviamente. Mi lasciò un innocuo bacio a stampo per poi lasciare il mio viso, che cercava ancora e ancora il calore delle sue mani, fece qualche passo indietro per poi uscire dal bagno e chiudendo la porta. Potrai le mani a coprire gli occhi e piano mi mordi le labbra sperando di non aver sognato. Scossi la testa sentendo male al labbro ma ridacchiando per la mia idea stupida, aprì la porta lentamente per poi percorrere il corridoio buio, scesi le scale e facendo finta di essere entrata adesso andai dritta in cucina. Dove fare la faccia sorpresa migliore di sempre, ero figlia di mio padre visto che ci riuscì.

"Che ci fai tu qui?" Chiesi in tono stranito, i due si girarono verso di me, Justin sorrise sornione e mio padre mi guardò con riprovero.

"Abbassa i toni signorina, sei in ritardo sai quanto mi preoccupi a saperti fuori tutto questo tempo" Lo avevo detto da premio oscar "Comunque l'ho invitato a cena visto che era venuto a restituirti il tuo libro di matematica"

"A cena?" Chiesi garbatamente a mio padre che si era già girato dando nuovamente le spalle, mentre Justin teneva i suoi occhi puntati su di me.

"Sì a cena, qualche problema Ki?" Anche di spalle mi metteva in soggezione, dannazione.

"No nessun problema papà" Sorrisi e feci l'occhio a Justin che mi guardo trattenendo una risata.

La cena non era andata poi così male, mio padre in questi ultimi giorni sembrava diverso come se stesse nascondendo qualcosa, ma alla fine meglio così, non mi aveva più toccato o detto qualcosa di sgradevole, sembrava non essere lui. Lui e Justin avevano parlato di ogni cosa, ma purtroppo lui doveva andare e mio padre lo ringraziò invitandolo un altra volta e io mi sentì felice per la prima volta in vita mia.

"Libro di matematica eh?" Domandai retoricamente.

"Scusa banale lo so" Disse imbarazzato? "Ma avevo voglia di vederti piccola Ki" disse facendo l'occhiolino.

Non mi lasciò rispondere, mi diede un leggero bacio e poi salì l'interno della sua auto per poi scomparire tra le strade. Ero felice.

Bullismo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora