CAPITOLO 9

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Aida Neri non aveva un bell'aspetto, anche se era sicuramente migliore dell'ultima volta in cui l'ispettrice Riu l'aveva vista. Il suo viso era scavato; non come quello di una persona magra, ma come quello di una persona provata.

Accanto al suo letto, una flebo gocciolava lentamente, nutrendola e reidratandola.

La Riu vide Balestrieri chinarsi su di lei e parlarle con voce bassa e rassicurante. Le disse che l'ispettrice era lì per parlarle.

«Non voglio vederla» disse Aida Neri, con voce roca. Lo disse in tono inespressivo, senza che la sua attenzione si puntasse né sul medico, né sulla visitatrice.

«È molto importante» mormorò Balestrieri, nel modo particolare in cui i medici parlano ai pazienti che per qualche motivo non si limitano ad annuire. L'ispettrice aveva un orecchio allenato alle sfumature e le era già capitato di ascoltare quel tono. Esprimeva preoccupazione professionale e la ferma convinzione che qualsiasi altra cosa il paziente avesse in mente si sarebbe rivelata un errore. Era un tono che ammetteva un'unica risposta: 'Sì, dottore; lo farò, dottore'.

Con Aida Neri funzionò solo a metà. La donna fece un gesto stanco e un po' seccato con la mano libera dall'ago della flebo e borbottò: «Se è così importante...»

L'ispettrice si avvicinò e le disse il proprio nome e le proprie qualifiche. «Mi dispiace disturbarla in questo momento. Dev'essere molto provata. Purtroppo, ogni secondo per noi è prezioso».

Aida le rivolse uno sguardo tutt'altro che entusiasta.

«Se la sente di raccontarmi che cosa è successo lunedì sera?» continuò la Riu, in tono calmo e sommesso.

«No, non me la sento» sbottò la paziente, quasi prima che l'ispettrice finisse di parlare. «Perché non lo chiedete al vostro caro collega Riccardo Belfiori?»

La Riu lasciò passare un secondo, poi disse: «Riccardo Belfiori è morto». Lo disse senza staccare gli occhi dal viso della Neri, per osservare le sue reazioni. Non le sembrò che fosse stupita. Le sembrò che stesse ricevendo una conferma.

Naturalmente, quando aveva visto che lui non tornava doveva aver capito che era successo qualcosa, ma all'ispettrice parve lo stesso che non fosse abbastanza colpita.

«Come è morto?» chiese Aida, in tono brusco, e un secondo troppo tardi. Quindi, forse, aveva già un'ipotesi sull'accaduto.

«È stato ucciso» rispose l'ispettrice. Sospirò. Quella donna aveva vissuto un'esperienza al limite dell'umano e forse ne aveva vissute delle altre simili molte volte, in passato. Il suo istinto da sbirro le diceva che Aida Neri era reticente, ma la sua umanità le imponeva di lasciare che seguisse i suoi tempi. «Senta, capisco che per lei dev'essere tutto molto difficile» iniziò. «Quello che le è stato fatto è... non ho parole per definirlo. E mi dispiace, mi creda, mi dispiace mol...»

«Ah, ti dispiace?» la interruppe lei. «Ma che cazzo ne sai, eh? Sei mai stata legata come un cane a morire di fame e di sete?»

«Come le dicevo...»

«Ti è mai successo oppure no?» insistette lei, alzando la voce.

«No» accondiscese l'ispettrice. «E ha ragione: non posso nemmeno immaginarlo. Ma la persona che ha ucciso Riccardo ha ucciso anche un altro uomo e...»

«Oh, Riccardo? Il tuo amicone Riccardo, eh? Perché cazzo dovrei parlare con te? Alla fine, come minimo, verrà fuori che è stata colpa mia!»

L'ispettrice rimase in silenzio per un secondo, in modo da conferire più forza a ciò che stava per dire. «Non so che cosa sia successo, ma non verrà mai fuori che è stata colpa sua, Aida. Questo glielo posso assicurare».

I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario SensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora