Poi Xifeng lo sente emettere un suono roco. Le stringe i fianchi con le mani, una stretta convulsa e dolorosa. Xifeng sa che ha finito e che ora se ne andrà, lasciandola all'ennesima nottata fatta di nulla. Domattina la servitrice la aiuterà a prepararsi con cura perché possa ricominciare ad attendere il suo signore, bella, fresca e invitante come sempre. Sorridere e non parlare.

Ma Zheng non la lascia e Xifeng si chiede che cosa stia facendo. Emette dei suoni strozzati, difficili da interpretare. Non è mai riuscita a decifrare i suoi ansiti. Non ha mai capito se esprimano appagamento, stizza o semplicemente fatica.

I suoni gorgoglianti continuano, mentre Zheng la ghermisce. Contravvenendo all'etichetta, Xifeng si volta per guardare. Suo marito ha il viso congestionato, la bocca semi-aperta, gli occhi sgranati come quelli dei dipinti antichi che colleziona. Xifeng si rende conto che sta male, che forse sta morendo. Vorrebbe urlare, ma non può. La servitù accorrerebbe e li troverebbe così. In quanto a Zheng, Xifeng sa che sta morendo e sa che non è padrone di ciò che fa, ma sembra proprio che con le sue ultime forze voglia dimostrare ancora una volta alla sua concubina di essere un uomo.

Xifeng non si divincola, anche se la stretta di suo marito la fa soffrire. Lo osserva emettere un rantolo disperato, con il viso che si fa sempre più scuro, finché le sue mani non lasciano la presa. Il suo corpo le grava sulla schiena e Xifeng si contorce lentamente per liberarsi. Zheng sembra ancora più pesante, ora.

Riesce a scivolare via e indossa più alla svelta che può tutti gli strati di vestiario che sono considerati rispettabili. Poi cerca di rivoltare il corpo di suo marito per provare a vestire in modo più appropriato anche lui, ma è troppo pesante.

Esce dalle sue stanze barcollando sui suoi piedini di nove centimetri, il 'loto d'argento', non d'oro, che le ha impedito di avere un marito più altolocato. Non le fanno più male da molti anni: non li sente più, com'è giusto che sia.

Si avvicina con tutta la compostezza necessaria alla sua servitrice e le sussurra: «Jia Zheng non sta bene. Non riesco a spostarlo, devi chiamare qualcuno».

La servitrice le rivolge un'occhiata spaventata, ma non dice nulla. Si allontana a passo veloce. Naturalmente Jia Zheng non sta bene, pensa Xifeng, piena di amarezza: è morto.

E, forse, è morta anche lei. Come sua prima concubina dovrebbe immolarsi per lui.

Non è giusto. È la sua prima concubina, ma non è più la favorita da qualche mese, da quando ha dato alla luce una femmina.

Arrivano i servitori di Zheng, veloci e silenziosi. Hanno un'espressione preoccupata.

Anche Xifeng è molto preoccupata.

La grande casa si sveglia, tutti sembrano correre qua e là. Tutti tranne lei. Lei resta seduta e composta come ci si attende che faccia.

Arriva il padre di suo marito, che non le rivolge neanche un'occhiata. Non l'ha mai perdonata per non aver fatto il suo dovere di concubina e aver partorito una femmina.

Xifeng si estranea da tutto. È molto brava a farlo.

Le sembra di non accorgersi di niente per le ore successive, mentre anche gli ospiti si svegliano e il corpo di suo marito viene rivestito e portato via. Subito prima che avvenga, un ospite riesce a penetrare nelle sue stanze. È un erudito, così dicono. Forse è stato chiamato per attestare al di là di ogni dubbio che Zheng sia morto a causa sua.

Zhen Ruhai è vestito in modo impeccabile, quando le passa davanti senza vederla. Quando esce la sua espressione è severa. Sposta lo sguardo su di lei e Xifeng ha l'impressione che i suoi occhi abbiano dei riflessi rossastri...

I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario SensiWhere stories live. Discover now