CAPITOLO 8

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Sensi non capiva perché fosse così preso da Fiorella, ma doveva ammettere di esserlo. Era attratto da lei in modo irragionevole. Se avesse posseduto un cervello lineare e analitico, avrebbe detto che era un insieme di fattori. Era brillante, era incasinata, sprecava il suo potenziale e aveva un profilo sexy.

Ma Sensi non aveva un cervello lineare e analitico, per cui si limitava a constatare che, per qualche motivo, quella tizia lo prendeva al punto da spingerlo a comportarsi in modo insolito.

Non che, strettamente parlando, fosse insolito che lui si allontanasse dal lavoro per motivi non-lavorativi. Quello era piuttosto normale. Per di più gli avevano tolto il caso, quindi se si allontanava era particolarmente scusabile. Quello che era insolito era che corresse dall'amante di turno non appena aveva cinque minuti liberi, come un cane in calore.

Comunque, dato che lo stava già facendo, era inutile starci a rimuginare troppo.

Questa volta lasciò la macchina in piazza Beverini, nella sua zona, e andò verso l'appartamento di lei a piedi. Se l'avesse fatto anche il giorno prima avrebbe risparmiato almeno venti minuti.

Non che nella sua zona i parcheggi abbondassero. Solo, Sensi conosceva più posti dove mollare la jeep in divieto.

Naturalmente, non si era fatto dire quale fosse il nome giusto a cui citofonare, per cui si trovò di nuovo a fissare una pulsantiera ostile.

Sospirò e tirò fuori il cellulare, ma a quel punto notò che uno dei nomi sui cartellini era 'Alba'.

Non mi dire, pensò, suonandolo.

Rispose Fiorella e lui prese l'ascensore fino al quarto piano. Gli aprì con addosso un pigiama di raso bianco e con una sigaretta in bocca.

«Non dovevamo vederci stasera?» gli chiese, facendogli cenno di entrare. A piedi scalzi, si muoveva sul tappeto un po' logoro come un gatto.

«Non so se stasera potrò» disse. Poi scosse le spalle. «Mi andava. È un problema?»

Lei sorrise e si accoccolò nella poltrona rosa antico spaiata che era nel soggiorno. Sensi si lasciò cadere sull'altra. «Non è un problema» confermò lei, dando un tiro dalla sua sigaretta. «Sono contenta che tu sia qua. Ti ho pensato».

Diede un ultimo tiro e spense la sigaretta in un posacenere pulito. Lo guardò un istante e iniziò a slacciarsi la blusa del pigiama.

Sensi allungò i piedi e si rilassò sulla poltrona. Non si tolse nemmeno la giacca. Poteva guardare e basta, al resto avrebbe pensato dopo. Poteva guardare qualcosa di gradevole, dopo tutte le cose sgradevoli che aveva visto quel giorno.

Fece un gesto vago a indicare quello che li circondava. «È di tuo marito? L'appartamento, intendo».

Le mani di lei si fermarono. Fiorella socchiuse gli occhi. «Hai qualche file riservato a mio nome?» chiese, vagamente ironica.

«No, è... bah, una storia senza importanza. Mi chiedevo se questo posto fosse di Goffredo Alba».

Fiorella gli lanciò un'occhiata divertita. «Sì, lo è. Ora, possiamo parlare di Goffredo Alba... e io perderò tutto il mio buon umore... oppure possiamo non parlare per niente. A te la scelta».

Sensi non aveva alcuna voglia di parlare di Goffredo Alba, in ogni caso, quindi le disse che restare in silenzio gli sembrava l'alternativa migliore.

Fiorella finì di slacciare i bottoni del pigiama e si alzò dalla poltrona, andando verso di lui. La sua pelle scura spiccava tra i lembi di raso bianco della blusa. Il ventre snello, i piccoli seni, coperti solo in parte, tra cui dondolava l'ankh di osso dal quale Fiorella sembrava non separarsi mai.

I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario SensiWhere stories live. Discover now