Capitolo 18

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"Non mi interessa, avresti dovuto pensarci prima." Mi oppongo.
"Shira, ho bisogno di te."
"Trovane un'altra. Te l'ho detto: non posso lavorare."
"Ma un colpo solo, sicurissimo."
"Sicurissimo? Io non mi fido più di te, Scott."
"Ma cosa devo fare per convincerti? Ho bisogno di te."
"No, tu hai solo bisogno di soldi e non trovi nessuno che lavori bene come me."
"Touché. Adesso lavorerai per me?" Mi chiede speranzoso.
Lascio qualche secondo di silenzio per tenetelo sulle spine.
"No."
Detto questo chiudo la chiamata.
Trattengo il respiro e tiro un calcio ad un sassolino.
È così testardo, non si accontenta mai. Ho lavorato per lui per non so quanti anni e adesso non mi lascia stare per qualche settimana.
Per di più stasera ho un appuntamento con Jason, non posso assolutamente perdermelo. Ha detto che ha già organizzato tutto e che manco solo io.
Infatti mi sto recando a casa sua in questo momento. Sono in ritardo di cinque minuti, ma ce la posso fare.
Intorno a me la gente corre: è il ventitré dicembre e le persone sono impazzite perché non hanno ancora comprato dei regali. Beh, io sono a posto: ho preso un bicerin al cioccolato per John, un nuovo romanzo rosa per Mary, uno stupido braccialetto per Bella e un biglietto per una partita di basket di non mi ricordo quale squadra per Jason.
Diciamo che non devo più preoccuparmi dei regali.
Anche io ne ho ricevuti molti perché il quindici dicembre era il mio compleanno.
Mary e John mi hanno regalato stupidaggini del tipo gift card di Zara o qualche altro negozio, Bella mi ha regalato due biglietti per uno spettacolo (mi ha detto che devo farmi una cultura, al che io l'ho guardata interrogativa come per chiedere se quello era il mio regalo ufficiale, lei ha riso e mi ha dato una scatolina con all'interno un ciondolo d'argento con un diamantino incastonato). Jason mi ha regalato questa cena e mi ha assicurato che non sarebbe stata tanto romantica, ma, dato che devo dimostrarmi meno egoista, gli ho permesso di oltrepassare il limite di romanticismo permessogli per questa volta.
Ora devo concentrarmi sui regali di Natale: devo prepararmi per un possibile regalo orrendo e per un possibile riciclaggio.
Una volta una dei miei ex "genitori" mi hanno regalato un libro sulla pubertà, avevo dieci anni allora, ne ho letto solo qualche pagina e poi lo scaraventato sotto il letto e dimenticato: mi sono spaventata all'espressione "peli dappertutto".
Un'altro anno mi hanno regalato un biglietto per il cinema. Ero abbastanza sorpresa perché mi aspettavo qualcosa di peggio: infatti il film era per bambini dai sette anni in giù e parlava di animali parlanti e di una loro avventura idiota. Sono uscita da quella sala e sono entrata in quella dove proiettavano Star Wars.
Diciamo che non sono mai stata molto fortunata in fatto di regali, ma quest'anno mi sono dovuta ricredere.
Adesso aspettiamo Natale...
Mentre cammino verso casa Frost mi aggiusto la giacca che si è un po' sgualcita.
Ma guardatemi: sembro una brava ragazza che va ad un appuntamento, è tutta agitata e si controlla per cercare ogni minima imperfezione del suo outfit.
Mentre continuo a camminare abbastanza spedita e mi chiedo perché non ho pensato di prendere un autobus, un'auto nera accosta vicino a me. Non ci faccio molto caso fino a quando quest'auto non comincia a seguirmi a passo d'uomo. Porto una mano alla mia borsetta: porto sempre con me una piccola pistola tascabile perché se si fa questo tipo di vita non si può mai stare senza.
Il finestrino oscurato si abbassa e compare il volto di Scott.
Tiro un sospiro di sollievo: ma cosa vuole ancora?
"Tranquilla, non voglio farti del male." Mi avverte ridacchiando e notando il mio gesto istintivo.
"Cosa ci fai qui?" Chiedo sospettosa: insomma, siamo in uno dei quartieri più lussuosi di San Francisco e a meno che non voglia entrare in azione e derubare qualche villa, non mi fido di lui.
"Ti convinco a lavorare per me." Spiega alzando un sopracciglio con aria di sfida.
"Ti ho già detto che non lavorerò per te e vattene: sono sotto controllo, non voglio che ci scoprano."
Mentre parlo noto che non è da solo: altri due scagnozzi sono con lui e c'è anche Rick.
"Non farmi arrabbiare e vieni con noi." Mi avvisa lui.
"No."
"Bene, scegli tu: o vieni con le buone e in modo civile, o ti prendiamo di peso e ti obblighiamo con le cattive." Mi minaccia.
Sospiro riflettendo sul da farsi: ho dato la parola a Jason e sinceramente aspetto questo momento dal mio compleanno. Non voglio perdermi l'occasione di stare un po' con lui come una vera coppia normale.
Ma che vadano al diavolo, Scott e i suoi scagnozzi. Io questa sera ho intenzione di passarla con il mio ragazzo e lui si troverà qualcun'altra a cui assegnare questo compito.
"Ripeto: non lavorerò per te stasera." Dico finalmente.
Lui annuisce serio.
"Bene."
Dopodiché fa un segno e le porte si aprono. Due omoni escono dall'auto e mi prendono di peso caricandomi sulle spalle. Io comincio ad urlare e a tirare pugni sulla sua schiena, ma inutilmente.
Mi caricano in macchina e mi zittiscono con una sola occhiata. Mi ammutolisco mentre Scott ridacchia divertito alla scena. Ma che meschino! Beh, cosa mi aspettavo? Un gentiluomo?
Sbuffo pensando a come uscire di qui. È l'unica sera che Mary e John mi hanno lasciato libera perché sono in punizione e la devo passare con loro.
Alla mia sinistra c'è Rick che guarda fuori dal finestrino. Mi volto e incontro lo sguardo di Scott.
"Ultime raccomandazioni," comincia.
Io mi metto bene a sedere perché so già che il discorso sa lungo.
"Il colpo è all'esposizione che c'è in questi giorni, ci saranno vari quadri molto prestigiosi e voglio che voi li prendiate." Dice indicando me e il ragazzo seduto al posto accanto.
"L'esposizione sarà aperta fino a tardi e ora sono solo le otto e mezza: non sarebbe meglio aspettare fino a dopo la chiusura? Così io avrei il tempo per fare ciò che voglio e voi avreste i quadre che tanto desiderate." Propongo incrociando le dita e sperando che questa storia finisca presto.
"No. L'esposizione è dall'altra parte della città e dobbiamo arrivarci entro la chiusura. Dobbiamo montare l'attrezzatura e non possiamo perdere tempo."
Mi arrendo: ora devo pensare a cosa dire a Jason quando scoprirà che gli ho dato buca.
Si arrabbierà, litigheremo e finiremo col non parlarci per un altro mese.
"Scott, se mi costringi a lavorare per te prima o poi mi dovrai venire a trovarmi in prigione." Cerco di convincerlo.
"Non mi interessa." Borbotta.
"Non dovresti coinvolgermi: potrebbero risalire a te."
"Non ci riusciranno."
"Scott." Lo richiamo. Lui alza la testa sbuffando.
"Cosa?" Chiede sperando che taccia.
"Dovrai pagarmi tu la cauzione se mi sbattono dentro." Sussurro ad un centimetro dalla sua faccia.
Guardo la sua espressione tramutare dall'indifferenza più totale alla preoccupazione di uno degli uomini più tirchi che io abbia mai conosciuto. I suoi occhi, che di solito sono sempre rossi per tutte le canne che si fuma, non lasciano trapelare altro che indecisione e la sua bocca si spalanca.
Ci pensa un attimo e poi mi guarda male. Lo sapevo che questo era il suo punto debole: toccagli i soldi ed è fatta.
Adesso mi lascerà andare, no?
"Va bene, Shira, devo ammettere che sei brava." Borbotta Scott.
Adesso farà fermare l'auto.
"Sei furba..." Continua.
Di sicuro mi farà scendere.
"Ma sono più furbo io."
Tra poco sarò con Jason in un qualche ristorante a... cosa?
"Sarai più delicata del solito, applicherai delle lenti, presterai più attenzione al tuo passamontagna e vedrai che andrà tutto bene."
Che cosa? Quindi non ha intenzione di lasciarmi andare?
"Cosa intendi?" Balbetto vedendo ormai il sogno della mia serata con il mio ragazzo andare in fumo.
"Credevi davvero che ti avrei lasciata andare?" Ride.
Io incrocio le braccia al petto: mi ha illuso.
"Ma neanche se mi pagassero in lingotti d'oro: ho bisogno di te. "
"Hai bisogno di soldi." Borbotto arrabbiata.
"Hai ragione: ho bisogno dei soldi. E ora accelera." Dice rivolgendosi al conducente "C'è una mostra che aspetta la grande Shira."






F.I.R.E.W.O.R.K.S. [SOSPESA]Where stories live. Discover now