capitolo 12.

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Tornai a casa da Marta.
Le raccontai quello che era successo, ovviamente omettendo alcuni particolari, perché non volevo raccontarle tutto, volevo tenermelo per me e vivermela tranquillamente.
Le dissi anche di Giacomo e lei capì perfettamente,e un po' la vidi più sollevata.

" E Marco?" Esordí poi.
"Cosa?" Le dissi non capendo la domanda.
"C'è possibilità che tornate quelli di prima?" Mi chiese direttamente.
"Penso di no" le dissi sinceramente.
Mi sentí un macigno sul petto, un dolore allucinante. Io ci avevo sperato, e ci avevo creduto ma evidentemente non era stato abbastanza.
Non si era fatto vivo. Non mi aveva più cercato. Era come se fosse scomparso.
Evidentemente sapeva di aver fatto la cazzata e tornare indietro non sarebbe servito a nulla.

Tornai alla vita di prima. Iniziai a cercare lavoro, ero andata ad abitare poco più distante da Marta, non perché mi "aveva buttata fuori" ma perché pensai che era giusto così. Sapevo che tra lei e Giacomo sarebbe tornato tutto come prima, ed era la loro vita. Io e lei saremo state comunque sempre amiche,e infatti quei giorni in cui eravamo da sole, ci vedevamo tutti i giorni.
Inizialmente mi chiedeva di Marco, ma poi penso capì che qualcosa era successo, e che mi faceva male parlarne.

Erano passate tre settimane, e l unico ragazzo che vedevo era Davide che veniva a casa mia per raccontarmi delle sue avventure amorose e ne approfittava per scroccare qualche caffè gratis.
"Cavolo e se venissi ad abitare qua?" Disse lui prendendo dal frigo una birra e buttandosi sul divano.
"Sì solo per scroccare" dissi ridendo.
"Anche dai" disse con sguardo malizioso.
"Ma tu al lavoro non ci devi andare?" Chiesi stufa di vederlo sempre li.
"Sì, non ho voglia" disse alzandosi dal divano, e stiracchiandosi.
"Ascolta stasera inaugurano un nuovo locale in centro, pensavo di andare, vuoi venire?" Mi domandó con occhi da cucciolo.
"Ma.." stavo per rispondere quando lui ribatté subito " niente ma, è una vita che non vai nella movida veronese, sei sempre qua! O da Marta! Sei giovane,facciamo qualcosa dai!" Disse quasi implorandomi.
"Vaaaaaaa beeeneeeeeeeeeee" urlai.
"finalmente!!!" Esclamò lui.
"Alle 22.00 davanti la farmacia" disse uscendo dalla porta.

Cavolo aveva proprio ragione era da una vita che non uscivo. Mi ero chiusa a tutto, e non mi interessava. Andai da Marta glielo raccontai, lei non voleva venire perché quella sera sarebbe arrivato Giacomo e finalmente si sarebbero rivisti.
"Però Davide che tipo è?" Domandó lei curiosa.
"Un tipo a posto, alla fine siamo diventati ottimi amici" risposi io poco convinta.
"Stai attenta, perché gatta ci cova eh!"
Sorrisi e pensai al vestito che mi sarei messa la sera.

Quella sera mi sembrava di essere tornata indietro di 10 anni, inziai alle 20.30 a prepararmi, i capelli, il trucco, la borsa abbinata alle scarpe, il vestito. E non ci crederete ma ERO IN RITARDO.

Chiamai Davide, e gli dissi che avrei ritardato. Arrivai alle 22.30 sul posto.
"Santo Dio, pensavo ti avessero rapito!" Esclamò una voce alle mie spalle!
Mi voltai ed era Davide, appena mi vide sbarrò gli occhi e non disse niente. Poco dopo seppe dire solo "sei fighissima!"
"Hai visto che il ritardo aveva il suo perché" dissi sorridendo.
Mi prese la mano e mi disse "andiamo a bere dai! "
Entrammo nel locale, era pieno di gente, tutti ammucchiati, per arrivare al bancone dovevi spingere.
Davide ordinó due vodka redbul e poi andammo a metterci in una parte del locale dove c era poca gente.
Era pieno! Non si respirava! Ed eravamo alticci!
Bevemmo altri tre cocktail, più due o tre shottini di vodka. La testa mi girava, e avevo caldo. Davide conosceva tutti, si fermava sempre a parlare con qualcuno. A un certo punto gli dissi che sarei uscita a prendere un po' d'aria. " Arrivo subito" mi disse mentre chiaramente flirtava con una ragazza.
Uscii dal locale e mi sedetti su un marciapiede con la testa sulle ginocchia. Stavo male, mi veniva da vomitare, e mi girava tutto.
Si avvicinò un ragazzo, che si sedette vicino a me. "Ciao figa!" Alzai lo sguardo, era il classico squallido ubriaco, e lo riabassai.
Iniziò ad accarezzare la mia schiena, passare per i capelli. Gli tolsi la mano immediatamente, ma lui continuó, iniziò a scendere, arrivare alle gambe, mi alzai in piedi e mezza barcollante gli urlai contro "La finisci!"

Eravamo in un luogo appartato, via dal casino, ed eravamo io e lui. Mi prese e mi sbattè al muro, io pensai al peggio, avevo paura, non c era nessuno, Davide era dentro, intorno era vuoto. Lui mi guardava fissa negli occhi, e stava per fare qualcosa che me lo sarei ricordato a vita e non riuscivo a divincolarmi.
" Metti immediatamente quelle mani zozze e luride da coglione via da quella ragazza!!!" Disse una voce alle spalle del tizio. Questo si spaventó pensando di essere da soli, e se ne andò immediatamente. Io dalla paura, mi inginocchiai per terra e iniziai a piangere. Cosa avevo fatto, cosa stavo facendo, perché ero ubriaca?!

Mi alzai per ringraziare il ragazzo che mi aveva salvato, ero in lacrime, con tutto il trucco sbavato e dissi "grazie mille, grazie davvero!!!" Alzai lo sguardo, sgranai bene gli occhi, e mi accorsi che.. non era possibile... "Che ci fai qui??" Dissi pensando di avere le allucinazioni.
Era Marco.

"Sono venuto con Giacomo, e Marta mi ha detto che eri qui" disse lui abbracciandomi forte.
Avevo proprio bisogno di quel gesto, avevo avuto paura. Mi lasciai andare, e continuai a tremare e piangere e lui mi disse "che ne dici se andiamo a casa? Ti cambi, ti fai una doccia, ti metti un bel pigiama e parliamo?"
Ero bella andata, e scrissi un messaggio a Davide dicendo che non stavo tanto bene e che me ne sarei tornata a casa e andai via con Marco.
Mi struccai, mi feci una doccia, e mi sentí rinata. Ovviamente avevo ancora la testa che girava ma stavo decisamente meglio.
Erano le 1 di notte, e Marco era a casa mia che mi preparava del caffè per farmi passare la sbronza. Era dolce!
Ed era il mio eroe!
Uscì dalla doccia in accappatoio e senti un profumino provenire dalla cucina.
"Che fai??" Dissi curiosa e affamata.
"Pasta" disse " io ho fame e tu penso che con quello che hai addosso un po' di cibo se riesci è meglio buttar giù" continuó un po' ridendo.
Lo guardai mentre era ai fornelli, e pensai che non c era altro ragazzo che avrei voluto al mio fianco. Per un breve attimo dimenticai l ultima lìtigata e ringraziai il signore per avermelo portato lì. Mi appoggiai alla mensola mentre pensai a tutto questo e gli dissi " grazie Marco". Erano parole sincere, venivano dal cuore, erano piene d'amore e disperazione.

THEY ARE BACK.Where stories live. Discover now