capitolo 10.

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Eravamo al tavolo a mangiare i nostri straccetti di pollo con zucchine mentre guardavamo MasterChef .
" A cosa pensi?" Disse lui scrutandomi attentamente.
"Penso che quell' altro sarà là a autocolpevolizzarsi." dissi sinceramente.
" Può essere. È fatto così."
Sospirai.

Finito di cenare, stavamo parlando del piu del meno. Era strano non avere dell' alchool sulla tavola, ma da un ex drogato forse era meglio evitare.
"Con Marta come va?" Chiesi cambiando discorso.
"Bene, diciamo che vogliamo andare davvero piano. Lei la sento distaccata, e la capisco anche. Non si può far finta che il passato non sia esistito, però sono fiducioso." Disse lui con mezzo sorriso.
"Anch io lo sono, vi vedo bene, è solo che dovete solo prendervi." dissi fissando la bottiglia di acqua sopra la tavola.
" Sì, per questo sono stato anche contento di essere stato un poi più via da lei, così le ho lasciato i suoi spazi. "
"Sei un bravo ragazzo Giacomo!" Dissi pensando a ciò che aveva appena detto.
" Anche tu!" rispose.
" Ah però non sapevo di essere un ragazzo di sesso maschile!" Dissi scherzosamente.
" Aha scema!" Disse lui alzandosi dalla tavola.
Iniziammo a ridere e a scherzare, erano le 21.30.
Eravamo mezzi morti tutti e due sul divano, ma non avevo molto sonno siccome avevo riposato nel pomeriggio.
"Io tra poco vado a letto." mi disse strofinandosi gli occhi dalla stanchezza.
" Però.. posso darti un consiglio?" Disse girandosi verso di me.
"Vai da lui" disse seriamente " abita a due isolati da qua, se vuoi ti ci accompagno, ma non perdere tempo. Se sai che sarà la triste che si sta sbattendo una vasca di gelato tutta d un fiato, vai!"
" E se a sbattersi è qualcun altro?" dissi un po' sulla difensiva.
"Io non credo, però se non vai non lo scoprirai mai." disse amichevolmente.

Aspettai che Giacomo andasse a letto. Erano le 22.30 e uscí di casa.
Suonai il campanello, ma non rispondeva nessuno, finché non uscì uno dal palazzo che lasciò la porta di entrata aperta, entrai nel condominio.
Il suo appartamento ero al secondo piano, arrivai alla porta e bussai. Bussai una seconda volta.
Poi Marco aprì la porta in accappatoio.
Appena mi vide sbarrò gli occhi, d altronde anch' io li sbarrai, era semplicemente bellissimo.
"Che ci fai qua?" disse sorpreso.
"Pensavo che ti servisse un po' di compagnia." dissi imbarazzata.
"Entra " disse spostandosi e facendomi entrare in casa.

Me la ricordavo bene, era sempre uguale. Devo dire che mi faceva un effetto strano esser lì dopo tutto quel tempo.
Era bello ma anche triste.
"Vado a cambiarmi e arrivo." Disse andando verso la camera da letto.
"Rimani pure così " gli dissi un po' spudorata.
Lui mi guardò un po' stranito, e ritornò in sala.
Si legò allora l accappatoio alla vita, così solo da coprire i suoi gioiellini.
"Ma lo fai apposta?" Chiesi con una smorfia.
"Beh ho caldo, se non posso andarmi a cambiare, almeno mi metto così." Disse ridendo.

"Come stai?" Gli chiesi davvero preoccupata.
"Sono stato meglio, ma non c'è male." rispose sinceramente.
"Perché?" Poi mi chiese.
"Perché sei qui? "

Mi presi qualche minuto e iniziai ad aprirgli il mio cuore. Avevo paura. Sapevo però che era l unica cosa giusta da fare se lo amavo ancora. Ed era così.

" Perché ti amo ancora anch' io Marco. Perché non mi sei indifferente. Perché venire qui è stato un tuffo nei ricordi e ha fatto tanto male. Però sapevo che tu saresti stato a casa a meditare, a pensare e a autoinfiggerti colpe inutili. " Dissi " Devi sapere che uniti eravamo fortissimi. È vero ci facevamo del male, piangevano, ci dicevamo cose che mai volevamo dire. Però abbiamo provato anche a stare separati. E come stavi te?" Gli chiesi.
" Morto dentro." Rispose lui sinceramente.
"Ecco, anch' io Marco dopo di te non ho avuto più nessuno. E lo facevo perché volevo te." dissi poi alzandomi e andando verso la sua parte.

Mi sedetti sulle sua ginocchia e lo guardai dritto negli occhi. Mi guardava come se volesse mangiarmi, e forse un po' tutta quella situazione mi eccitatava parecchio. Poi sapevo che sotto di me lui era completamente nudo, ed era ancora più arrapante.
In realtà avrei voluto dirgli tante altre cose ma non riuscì a trattenermi.
"Quindi?" Lui mi chiese un po' confuso da tutta questo racconto.

Io non gli riposi, ero solo sopra di lui e lo guardavo dritto in quei bellissimi occhi colore cioccolato.
Gli sganciai la corda dell' accappatoio, e lo vidi sotto di me completamente come mamma lo ha fatto.
Gli presi il suo amico, e iniziai a giocherellare con le mani, lui tiró un po' indietro la testa, e un brivido lo percorse lungo tutto il corpo.
A questo punto scesi dalle sue gambe e mi misi in ginocchio per terra, glielo presi e me lo infilai in bocca, glielo leccai piano piano, fino a quando non iniziai a sentirlo più solido, pronto a esplodere, e lo tolsi dalle mie labbra.
Lui grugniva sopra di me, e con un balzo mi prese mi mise sul divano e iniziò a spogliarmi.
Lo fece con una fame che quando mi tolse le mutandine ero già tutta bagnata.
Iniziò a leccare comunque, è solo che iniziò proprio a infilarmi la lingua dentro e urlai dal piacere, fu un urlo che mi fece tremare tutta, mi fece arrossire e non riuscivo più a fermarmi di gemere.

Si fermò un momento e mi guardò come se stesse aspettando la mia approvazione.
Eravamo nudi, con le finestre aperte, ed erano le 23.30, sapendo che tutti quelli del palazzo sentivano i nostri lamenti.
Ma non me ne fregava nulla, ero lì con lui, ero nuda, e lui era nudo e volevo che quel momento non finisse mai.

Gli feci un cenno con la testa, per fargli capire che andava tutto bene.
A quel punto mi tirò a se, prese un preservativo dalla mensola che c era sulla nostra destra, se lo infiló e me lo infiló dentro, non lo avevo mai visto così agressivo.
Inizió subito con violenza, con rabbia e a ogni entrata e uscita non riuscivo a non urlare, poi iniziò a diminuire, e mi baciava, leccandomi i capezzoli e volendo sempre di più.
Mi misi sopra io , e iniziammo a abbracciarci poi, lui mi bacio con tutta la dolcezza che mi era mancata, e continuammo a farlo, non ci stancavamo mai. Eravamo sudati, ma non importava, eravamo sfiniti ma non importava perché eravamo noi due e basta.
Questo mi era mancato.

Lui con un sussurro mi disse " ti amo splendore!"
Sorriso a quel termine, mi chiamava sempre così e mi era mancato. "Anch' io!"

Quella notte rimasi a dormire da lui. Quando mi svegliai fu davvero strano trovarmi accanto a lui, abbracciata.
"Buongiorno" disse stringendomi a se.
"Buongiorno" ricambiai il saluto.
Non capivo tanto bene, non capivo cosa stava succedendo.
Ero in una situazione di confusione.

Dovevo tornare da Giacomo presto perché dovevamo tornare a Verona da Marta.
Glielo spiegai a Marco, e lui mi disse che avrebbe preparato la colazione e poi mi avrebbe portato da lui.
Lui andò in cucina, io ero ancora a letto che pensavo all accaduto del giorno prima, a come mi sentivo quella mattina.
Piano piano mi alzai dal letto, mi misi una maglietta di Marco addosso e andai in bagno.
Pensai a tantissime cose, e mentre mi lavai la faccia, pensai a un piccolo particolare che mi era sfuggito.

I preservativi.
Se era da me che non andava a letto con nessuna, perché aveva dei preservativi sulla mensola.
Quel particolare mi era sfuggito.

Mi lavai la faccia. E andai in cucina.

THEY ARE BACK.Where stories live. Discover now