CAPITOLO 2.

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"Wuapa il caffè è pronto!" Mi urló Maria dalla cucina.
Mi alzai dal divano dove mi ero addormentata per un paio d'ore quel pomeriggio e mi diressi verso il tavolo dove c era il caffè bollente che mi attendeva.

"Grazie Maria!" Le dissi prendendo la tazzina in mano.
"Amore è un piacere!" mi disse porgendomi lo zucchero.
"Dobbiamo trovarti il ragazzo" esordí Marta poi.
"Ha ragione, una bella ragazza come te non può non essere impegnata" disse Maria.

Maria era una ragazza davvero carina, gentile ma a volte mi dava l impressione che avesse un debole per me. Mi toccava sempre, mi sorrideva e mi faceva troppi complimenti.

"Ragazze che vi devo dire? Forse arriverà! E sennò rimarrò zitella a vita." dissi ironicamente.
Le due si guardarono con sguardo complice e non dirono niente.

"Vabbè dai, io vado a farmi un giro in centro, chi viene con me?" Dissi cambiando discorso.
"Mi dispiace ma abbiamo un impegno oggi, dobbiamo andare a prendere un vestito per il matrimonio della cugina di Maria il prossimo mese" disse Marta.
"Va bene, allora ci vediamo stasera." Dissi prendendo la borsa e uscendo.

Andai a farmi un giro per negozi, anche se non avevo molta voglia di comprare, avevo voglia di stare da sola lontana un po' dalla mia quotidianità.

"Chiara!" Sentì alle spalle una voce che mi chiamava.
Mi voltai ed era Davide!
"Ehi!!" Gli dissi abbracciandolo.
Lo so che si era comportato da stronzo e coglione, ma per me era acqua passata.
"Come stai?" Mi chiese sorridente.
"Bene te?" Gli risposi io altrettanto contenta.
" Tutto bene ma che ci fai qui? Non vieni più a bere un caffè da me?" mi chiese amareggiato.
"Eh lo so, mi dispiace ma non ho mai tempo" gli dissi .
"Ora che devi fare?" Mi chiese cercando di abbordarmi.
"Sinceramente niente, stavo cercando un posto un po' lontano dal casino" gli dissi.
"Se vuoi io ne conosco uno davvero bello, però ti devi fidare e andiamo con la moto" disse sorridendo.
"Va bene, basta che non mi uccidi" gli dissi un po' preoccupata.

Mi portó alla moto, ci salì e mi salimmo su un monte o meglio verso un castello che ti dava la visione completa di tutta Verona, un posto bellissimo e silenzioso.
Quando scesi dalla moto non spiaccicai parola, era bellissimo, e maestoso.

Lui si avvicinò e mi chiese " ti piace?"
"Bellissimo" dissi.
Ci sedemmo su un muretto e iniziammo a parlare. Era lo stesso Davide dei vecchi tempi, mi parló delle sue conquiste, dei suoi amori e mi raccontó degli episodi un po' bizzarri della sua vita amorosa.

"E con Marco ci stai ancora assieme?" esordí dopo un lungo momento di silenzio.
"Eh no, ci siamo lasciati un paio di anni fa" dissi seccamente.
"Ah non sapevo nulla, mi dispiace" disse guardandomi dritto negli occhi " e a tal proposito mi dispiace per quello che ho fatto, mi dispiace per essere stato un coglione e per quelle foto" continuó " e scusami se sono sparito, se anche con te sono stato uno stronzo. La verità è che non mi riconoscevo, è solo che volevo aver tutto senza aver poi niente, senza apprezzare ciò che realmente c era." mi disse quasi sfogandosi.
"Sai.. ti ho odiato tanto per quelle foto, ti ho odiato tremendamente e mai avrei pensato di tornare a parlarti. Questi due anni da sola mi sono serviti per pensare a tante cose e ho capito che per andare avanti devo fare pace con il passato, devo lasciarmi il passato alle spalle in modo da chiudere la porta con la chiave. " Dissi guardando il panorama da quel posto.
E poi continuai " Quando ti avevo conosciuto mi piacevi tanto, e penso che si vedeva. Anche perché andare con uno per la prima volta in un bagno non era proprio da me. Poi quando hai scelto la ragazza, quando hai voluto continuare per il tuo porto sicuro allora ho capito che dovevo allontanarmi da ciò che avevo investito, e starmene per conto mio, e da lì poi sono andata a Milano e ho conosciuto Marco."
"Quindi sono stato io a spingerti a conoscere Marco?" Disse sorpreso dalla storia.
"In un certo senso si, sei stato tu che mi hai portato poi a fare quelle scelte" dissi sorridendo.
"Non lo sapevo,beh" disse " mi dispiace per come sia andata a finire"
"Anche a me, ma forse doveva andare così." dissi immergendomi nel vialone dei ricordi.

Poi cambiammo discorso, e parlammo un po' degli ultimi due anni, e dei suoi genitori e del fatto che è ritornato a vivere da solo a Verona.

"Vuoi fermarti a mangiare una pizza da me?" mi chiese timidamente.
Sinceramente non volevo ricadere nella rete " Davide", non ci stavo più e gli risposi che avevo un altro impegno "magari un altra volta"
"Va bene, la porta è sempre aperta." Mi disse sorridendo.

Mi riportó a casa, e io salì in appartamento con l aria di chi era davvero soddisfatta della giornata.

THEY ARE BACK.Where stories live. Discover now